Dai verbali Fed pochi dubbi: i rialzi devono continuare

Alberto Battaglia
12.10.2022
Tempo di lettura: 5'
Le minute del Fomc hanno mostrato come l'economia non abbia ancora reagito all'aumento dei tassi, indicando la necessità di restare falchi

In attesa del cruciale dato sull'inflazione di settembre atteso per il 13 ottobre il mercato ha potuto leggere il resoconto del dibattito che, il mese scorso, ha spinto la Federal Reserve al terzo rialzo dei tassi consecutivo da 75 punti base. 

"I partecipanti hanno ritenuto che il Comitato dovesse passare a una politica più restrittiva, e poi mantenerla, al fine di soddisfare il mandato legislativo del Comitato di promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi", si legge nelle minute. L'inflazione "mostra pochi segnali di riduzione", hanno notato i membri del Fomc, che hanno conseguentemente innalzato la traiettoria dei tassi ritenuti probabilmente necessari per riportare l'inflazione sul valore medio del 2% a lungo termine al 4,6%. 


Anzi, "i partecipanti hanno osservato che l'inflazione è rimasta inaccettabilmente alta e ben al di sopra dell'obiettivo di lungo periodo", si legge nel verbale, "i recenti dati sull'inflazione" hanno mostrato come "stesse diminuendo più lentamente di quanto previsto in precedenza". 


Negli Stati Uniti il tasso d'inflazione d'agosto era sceso a quota 8,3% su base annua, anche se questo è stato soprattutto un ribasso dovuto all'innalzamento dei prezzi osservato nell'agosto 2021: rispetto ai livelli del mese precedente, infatti, si sono visti ulteriori rincari (+0,1%), relativi ad esempio ai servizi energetici e agli affitti. Su base mensile, inoltre, l'inflazione di fondo "core" era aumentata di un ulteriore 0,6%. Tutti elementi che hanno spinto il Fomc a mantenere una rotta decisamente falco.


"Diversi membri hanno sottolineato la necessità di mantenere un orientamento restrittivo per tutto il tempo necessario", hanno riportato i verbali, "e un paio fra di loro hanno sottolineato che l'esperienza storica ha dimostrato il pericolo di terminare prematuramente i periodi di politica monetaria restrittiva volti a ridurre l'inflazione". 


Nella sua ultima conferenza stampa post-riunione il presidente della Fed, Jerome Powell, aveva anticipato un processo "doloroso" per riportare l'inflazione sugli obiettivi desiderati. Interrogato sul punto Powell aveva precisato che la Fed avrebbe interrotto i rialzi dei tassi quando verrà raggiunto un tasso in grado di esercitare una "significativa pressione verso il basso sui prezzi". 


E' evidente che per il momento il Fomc ha avuto pochi motivi per alzare il piede dell'acceleratore e i verbali hanno confermato l'impressione che i falchi siano una maggioranza salda. "La maggior parte dei partecipanti ha osservato che", a parte alcune eccezioni, "una parte consistente dell'attività economica non ha ancora mostrato una grande risposta” ai rialzi dei tassi


I verbali non hanno modificato in modo evidente l'andamento della seduta a Wall Street, che è proseguita nel segno della volatilità, oscillando sopra e sotto il livello della parità. Salvo sorprese dal dato sull'inflazione di settembre, il quadro dei verbali sembra anticipare un nuovo rialzo consistente dei tassi nella prossima riunione della Fed (con la possibilità di un nuovo provvedimento da 75 punti base). 


Dopo le minute Fed, considerazioni sugli investimenti 

A livello operativo le minute non cambiano dunque l'aspettativa su nuovi rialzi, un clima che finora ha incoraggiato l'acquisto di prodotti liquidi, a basso rischio, e danneggiato sia i bond sia le azioni. Il momento in cui i tassi dovranno rallentare, e invertire il trend appena descritto, è già citato nei verbali, ma senza una chiara cornice temporale entro la quale ciò dovrebbe avvenire. "A un certo punto sarebbe opportuno rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi", si legge, "valutando al contempo gli effetti degli aggiustamenti cumulativi delle politiche sull'attività economica e sull'inflazione". Numerosi membri del Fomc hanno fatto notare, inoltre, come sia “importante calibrare il ritmo di un ulteriore inasprimento delle politiche monetarie con l'obiettivo di mitigare il rischio di effetti negativi significativi sulle prospettive economiche”. La sensazione è che i segnali di rallentamento economico americano siano ancora troppo deboli per spingere Powell e i suoi colleghi a cambiare registro e aprire la porta a una pausa nella stretta monetaria. 

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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