La Bce ha confermato le decisioni di politica monetaria lasciando invariati i tassi, nonostante l’inflazione record di gennaio per l’Eurozona
Nel frattempo la Bank of England ha varato, come da attese, il secondo aumento dei tassi consecutivo: 25 punti base in più che portano il costo del denaro a 0,5%. Quattro membri su nove avrebbero auspicato un rialzo allo 0,75%
In seguito alle decisioni che hanno confermato la linea morbida da parte della Bce, invece, l’euro ha ceduto lo 0,17% sul dollaro. Parallelamente lo spread Btp-bund è aumentato di 2,4 punti a 141 punti e il mercato azionario europeo ed italiano ha aggravato i precedenti ribassi.
La notizia dell’inflazione record toccata dall’Eurozona a gennaio (5,1%) non ha modificato la rotta dell’Eurotower, che ha ritenuto inopportuno procedere al rialzo dei tassi, fintantoché i driver dell’inflazione restano essenzialmente legati a shock esogeni sul mercato dell’energia e degli alimenti.
Il tasso d’inflazione nel Regno Unito, paese nel quale la banca centrale è stata decisamente più aggressiva nella stretta monetaria, non sembra molto diverso da quello dell’Eurozona: si paral di un 5,4% (dato di dicembre) contro un tasso del 5% (dato di gennaio). Interrogata su questo punto, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha offerto un’importante chiave interpretativa per giustificare la linea attendista confermata dall’Eurotower. La differenza fra l’Eurozona e il Regno Unito sta nel mercato del lavoro, laddove la carenza di lavoratori in rapporto alle posizioni vacanti sta già spingendo vero l’alto i salari Oltremanica. Lagarde ha citato la Brexit come una delle possibili cause del fenomeno, poiché il Regno Unito ha osservato un minore afflusso di lavoratori stranieri. Nell’Eurozona il tasso di disoccupazione ha raggiunto il minimo storico a dicembre e la partecipazione al lavoro è tornata ai livelli pre-covid, ha aggiunto Lagarde, “ma non abbiamo ancora visto un impatto sui salari”.
Un’inflazione guidata dalla crescita dei salari viene tradizionalmente raffreddata tramite il rialzo dei tassi. In questa fase, però, l’inflazione europea resta guidata da altri elementi che il board della Bce ritiene ancora legati a fattori transitori legati al covid. Di fronte a un’inflazione più elevata del previsto a dicembre e a gennaio c’è stata “preoccupazione unanime” fra tutti i membri del consiglio direttivo, ha affermato Lagarde, una “discussione profonda” sarà affrontata in merito “a marzo” quando saranno disponibili “più informazioni sul mercato del lavoro e sui salari, in modo da determinare
l’impatto sull’inflazione a medio termine”.
Lagarde ha “evitato di speculare” su cosa potrebbe decidere il board a marzo, qualora le aspettative sull’inflazione a medio termine dovessero crescere. L’elusività della risposta ha avuto probabilmente l’obiettivo di allontanare la prospettiva di rialzo dei tassi già nel 2022, evitando di nominarlo anche mera ipotesi. “Credetemi, quando sarà il momento e le condizioni ci saranno, agiremo, perché è il nostro compito”, ha dichiarato più avanti Lagarde.
Lagarde, inoltre, ha voluto esprimere un auspicio in vista della riforma del Patto di Stabilità sul quale i governi nazionali stanno lavorando con differenti obiettivi: “Più andrà nella direzione di un’unione fiscale, con una capacità fiscale comune per rispondere agli shock, meglio sarà per la nostra politica monetaria”. Si tratta di parole giungeranno più gradite a Roma, a Parigi o a Madrid, piuttosto che ad Amsterdam o a Vienna.
Il punto degli analisti
“La Banca centrale europea, come da attese, ha mantenuto inalterati i propri tassi d’interesse confermando le decisioni assunte nell’ultima riunione di dicembre. Fine del Pepp a marzo 2022, con il Consiglio direttivo che intende reinvestire il capitale a scadenza fino al 2024. Nessuna grande novità nella pubblicazione. Termine inflazione menzionato solamente sette volte, la meta di quella pubblicazione della BoE, e senza mai vere e proprie preoccupazioni del suo ultimo rialzo”, ha commentato a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro.
“Proprio a riguardo della conferenza stampa si è osservata una diminuzione degli indici in concomitanza della discussione sugli aumenti dei prestiti alle imprese e di un sistema bancario solido”, ha aggiunto Debach, “discesa che è aumentata durante la sessione di domande, con una Lagarde che è apparsa molto pragmatica, con una metodologia data dependent, che ha risposto a molte domande legate proprio al tema dell’inflazione”.
“Una situazione sui tassi d’interesse ancora accomodante è positiva per le azioni europee e costituisce un’importante assicurazione sul rimbalzo economico”, ha affermato Debach, “la crescita del Pil europeo è destinata a rivaleggiare con quella degli Stati Uniti quest’anno, cosa che non si vedeva da un decennio. I mercati azionari europei, più ciclici e meno costosi, ne sono grandi beneficiari. Mentre i bassi tassi d’interesse manterranno l’euro debole, un aspetto positivo per il gran numero di società europee focalizzate nell’export”.
“La riunione della Bce è stata molto più hawkish delle attese: Christine Lagarde in conferenza ha rivisto la posizione della Bce in merito all’inflazione affermando che i rischi sono al rialzo soprattutto nel breve termine, dimostrando che nel recente passato ci è stata una sottovalutazione del problema della crescita dei prezzi al consumo”, ha dichiarato a We Wealth Filippo Diodovich, senior market strategist di IG, “le parole di Lagarde hanno così aperto uno spiraglio a possibili nuove mosse per fronteggiare le pressioni inflazionistiche. Nel prossimo meeting della Bce il board potrebbe decidere di accelerare il processo di tapering rivedendo l’ammontare degli acquisti del piano App”, mentre “per il rialzo dei tassi di interesse crediamo che sia ancora troppo presto per parlarne anche se il mercato comincia già a scontare un aumento del costo del denaro nel secondo semestre 2022“.
“Riteniamo che l’economia dell’Eurozona non sia in grado ancora di affrontare un rialzo dei tassi soprattutto i paesi più indebitati. Un rialzo dei tassi troppo prematuro potrebbe danneggiare gravemente la stabilità finanziaria del Vecchio Continente”, ha concluso l’esperto di IG.
Per quanto riguarda la BoE, “il mercato scontava già un incremento dello 0,25%, ha spaventato prendere visione di una board spaccato e più aggressivo”, vista la forte presenza di membri che avevano auspicato un rialzo molto più marcato, ha affermato Debach; il Mpc “ha inoltre votato all’unanimità sulla riduzione degli acquisti di titoli britannici, cessando di reinvestire le attività in scadenza”.
“I mercati inglesi hanno risposto all’annuncio con vendite sull’indice FTSE 100, sceso dello 0,42% nei primi minuti post annuncio. Il settore bancario ha risposto con maggiore volatilità, con Natwest Group e Barclays, che hanno risposto all’annuncio con guadagni successivamente corretti, ripiegando in territorio negativo di quasi il 2%, per poi ristabilizzarsi – da monitorare la risposta del consumatore agli incrementi sui mutui. Acquisti invece per lo più presenti sui settori energetici e dei beni di consumo”.