La matrice di materialità di Banca Mediolanum poggia su una struttura a tre pilastri, che considera le tre variabili dell’acronimo Esg: environmental, social e governance
Fontana Rava: “Un modo per valutare tutti i prodotti, dare un peso a tutte le soluzioni che proponiamo al mercato e completare la lettura complessiva della nostra offerta”
Prima il lancio nel 2015 di un fondo socialmente responsabile, quando la sostenibilità era ancora una tematica “nice to have” più che una tematica “core”. Poi la nascita della Commissione investimenti Esg. Fino all’arrivo, nella giornata del 4 luglio, della prima matrice Esg di materialità per i prodotti bancari, di credito e protezione. Edoardo Fontana Rava (direttore servizi d’investimento e assicurativi di Banca Mediolanum) e Manuela Matuozzo (product & project manager) spiegano a We Wealth di cosa si tratta. E in che modo si inserisce all’interno di un percorso che vede l’attenzione e la vicinanza al territorio e alle tematiche ambientali, sociali e di buona governance far parte del Dna dell’azienda. E anche delle sue strategie future.
Da dove nasce l’idea della matrice Esg?
Fontana Rava: “Facciamo un piccolo passo indietro. L’idea di questa matrice di materialità sui prodotti bancari, di credito e protezione nasce tre anni fa, quando il tema della sostenibilità ha iniziato ad assumere una dimensione più armonica all’interno del mercato. L’attenzione al territorio e a queste tematiche fa parte da sempre del Dna dell’azienda: siamo stati tra i primi in Italia a lanciare un fondo socially responsible e anche il primo distributore a siglare un accordo con Msci Esg Research per attribuire un rating Esg a tutti i prodotti d’investimento a catalogo. Parallelamente facciamo però un business cliente, non di prodotto, che vuol dire mantenere una centralità nella relazione col cliente stesso. Da qui l’idea di costruire una serie di parametri che ci permettessero di valutare tutti i prodotti e dare un peso anche a tutte le soluzioni che proponiamo al mercato in modo da completare la lettura complessiva della nostra offerta e del nostro approccio”.
Qual è il ruolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore?
Fontana Rava: “Abbiamo inizialmente valutato la possibilità di sviluppare internamente questa modalità di lettura e conoscenza più approfondita di noi stessi, per poi decidere di metterci in discussione attraverso una lettura dall’esterno. Abbiamo dunque interpellato l’Università Cattolica proponendole di giudicarci e di metterci nella condizione di misurare il nostro approccio nell’offerta di prodotti bancari, di credito e protezione, in modo da ottenere una lettura più puntuale. E conoscerci meglio, ottenendo un primo obiettivo fondamentale: sapere dove poter agire prioritariamente per migliorare il parametro di sostenibilità e l’impatto complessivo che abbiamo nei confronti dell’offerta che andiamo a strutturare. È stato un percorso lungo e complesso perché non basato su elementi scontati. L’Università Cattolica ha lavorato con più di 10 direzioni e con un team di progetto guidato da Manuela Matuozzo e Francesca Villa per identificare parametri adeguati e comprensibili. Ma soprattutto in grado di generare una classificazione di valore che ci permettesse di sapere quali sono le soluzioni più impattanti sul fronte della sostenibilità e aiutarci rispetto a una governance di orientamento ed evoluzione dell’offerta”.
Quali sono i principali parametri analizzati in ambito E, s e g?
Matuozzo: “Si tratta di fattori materiali, che sono quelli che in definitiva possono avere un impatto economico. Nell’ambito della E, per esempio, per ciascuno dei prodotti abbiamo misurato il grado di digitalizzazione del materiale promozionale andando a intercettare quanto fosse stato realizzato in formato cartaceo e quanto in digitale. Sulla s dell’acronimo Esg, una delle voci che abbiamo preso in considerazione è la tutela dei dati del cliente ma abbiamo anche attribuito un premio a quei prodotti che già nell’oggetto prediligono alcune categorie rispetto ad altre (come i giovani). Se infine guardiamo alla governance, per ogni prodotto valutiamo i rischi a esso connesso o se ci sono eventuali settlement legati a contenziosi aperti dai clienti”.
A chi si rivolge la matrice? Quali sono i vantaggi nel lungo termine per la clientela finale?
Fontana Rava: “È un progetto che abbiamo fatto in primo luogo per avere una mappa chiara e puntuale e darci dei parametri di lettura interna. Chiaramente, l’obiettivo è trasformarla in una dimensione che aiuti i clienti a diventare protagonisti della sostenibilità. Oggi possono sapere se un prodotto d’investimento è green o meno ma non hanno un parametro per capire quanto l’insieme dei loro comportamenti finanziari determini una logica d’impatto. Solo così potranno agire davvero attivamente in modo sostenibile”.
Quali gli elementi di innovazione rispetto alle altre soluzioni presenti sul mercato?
Fontana Rava: “Non mi risulta che esista in Italia e in Europa un approccio di lettura complessiva dell’offerta dei prodotti non finanziari, escludendo la parte degli investimenti. Il secondo elemento di distintività è la scelta della costruzione di un parametro non autoreferenziale realizzato con un partner esterno”.
Qual è infine la strategia più ampia di Banca Mediolanum sul fronte della sostenibilità?
Fontana Rava: “Il nostro è un approccio di cultura, che portiamo avanti con una Commissione investimenti Esg che si riunisce regolarmente per condividere tutte le esperienze di mercato o interne e per veicolare la dimensione di sostenibilità in tutta l’azienda: dai processi di definizione dei prodotti dell’offerta all’approccio operativo sottostante o di presidio e di controllo del rischio. Con la possibilità di discutere, valutare e proporre anche dei temi che eventualmente potranno approdare al tavolo dei comitati decisionali ufficiali. Esiste inoltre la Direzione innovation sustainability and value strategy che lavora prioritariamente sull’impatto dell’azienda, a livello corporate, in termini di sostenibilità. E infine c’è tutta l’attività di evoluzione dell’offerta. Fino a poco tempo fa avevamo cinque fondi classificabili come articolo 8 e articolo 9 (ai sensi della Sfdr, Sustinabile finance disclosure regulation, la normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, ndr). Recentemente abbiamo rilasciato due nuovi prodotti rispondenti agli artt. 8 e 9, uno sull’energy transition e uno multi-asset per seguire anche la clientela più orientata all’obbligazionario. Personalmente, credo che la dimensione dei prodotti green sia una dimensione transitoria nel mercato dell’asset management, perché il cammino intrapreso porterà un giorno tutti i prodotti a rispettare dei criteri di sostenibilità. Arricchendo l’offerta con l’attenzione di garantire al cliente sempre una lettura di portafoglio più complessiva. Che è ciò verso cui ci stiamo indirizzando anche noi”.