Spiraglio in Ucraina, ossigeno per Intesa e Unicredit in Borsa

16.3.2022
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Le trattative fra Russia e Ucraina aiutano le due banche a Piazza Affari: entrambe hanno aggiornato la propria esposizione ai due Paesi
La prospettiva della conclusione del conflitto bellico, che potrebbe in parte ridurre la portata delle sanzioni su Mosca, ha dato più sollievo a un titolo come quello Unicredit di quanto non avesse fatto ieri, 15 marzo, l'aver evocato la possibile uscita della banca dal Paese
Il 16 marzo Intesa Sanpaolo, la seconda banca italiana per esposizione alla Russia ha aggiornato i dati sui suoi interessi nel Paese e in Ucraina
La situazione di stallo militare in Ucraina, terreno sul quale le forze russe hanno fallito il piano di guerra-lampo, sta spingendo le rispettive delegazioni diplomatiche verso la logica del compromesso. In particolare, il responsabile negoziatore russo, Vladimir Medinsky, ha dichiarato che sul tavolo delle trattative le due parti stanno discutendo questioni come “le dimensioni dell'esercito ucraino”, una volta terminato il conflitto e “quella di un'Ucraina neutrale, non appartenente alla Nato”. Sono progressi significativi se si considera che alla vigilia dell'invasione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ribadito la volontà di entrare nell'alleanza Nordatlantica e che, dall'altra parte, l'obiettivo dell' “operazione militare speciale” russa in Ucraina era quello di una completa smilitarizzazione.
L'avvicinamento delle parti verso una possibile soluzione di compromesso in grado di mantenere in piedi un'Ucraina indipendente e dotata di un suo esercito ha infuso fiducia alle Borse europee e in particolare a Milano. Il settore che era stato più colpito dalla guerra in Ucraina, quello bancario, è oggi in forte recupero e sale più della media del mercato. Il Ftse Italia banche guadagna, a pochi minuti dalla chiusura di Piazza Affari, il 6,4%, trainato dal balzo di Unicredit (+6,2%) e Intesa Sanpaolo (+6,9%). Nel frattempo il Ftse Mib segna un recupero superiore al 3,3% - più brillante di quello di Wall Street che, in attesa della conferenza della Fed del pomeriggio, cresce di circa un punto e mezzo.
La prospettiva della conclusione del conflitto bellico, che potrebbe in parte ridurre la portata delle sanzioni su Mosca, ha dato più sollievo a un titolo come quello Unicredit di quanto non avesse fatto ieri, 15 marzo, l'aver evocato la possibile uscita della banca dal Paese.
“Stiamo completando una revisione urgente sulla Russia e stiamo valutando l'uscita”, aveva dichiarato martedì l'ad di Unicredit Andrea Orcel. L'esito di questa revisione resta incerto: “Ovviamente sarebbe facile per me dire che lasciamo la Russia, è quello che tutti vogliamo fare, è quello che le nostre menti e i nostri corpi chiedono. Ciononostante, Unicredit ha circa 4mila persone in Russia. Serviamo 1.500 aziende, di cui 1.250 sono europee che stanno cercando di staccarsi dal paese”. Per il momento, Unicredit non è in grado di fornire una tempistica entro la quale verrà comunicata al mercato la sua decisione né se si tratterà, nel caso, di una scelta irrevocabile.
Unicredit ha un'esposizione di 7,5 miliardi alla Russia in termini di perdita massima, vale a dire 200 punti base in termini di patrimonio, cifra che la banca considera interamente “persa”, ha precisato l'ad.
Il 16 marzo Intesa Sanpaolo, la seconda banca italiana per esposizione alla Russia ha aggiornato i dati sui suoi interessi nel Paese e in Ucraina: le attività ponderate per il rischio legate a Mosca sono pari a 3,1 miliardi di euro (contro i 2,7 miliardi del 31 dicembre). Si parla di 4 miliardi di euro in crediti di cui circa la metà erogati a società del settore oil & gas.
Anche se si incorporano i rialzi odierni, per Unicredit e Intesa resta un inizio anno molto difficile – a dispetto delle prospettive favorevoli legate al rialzo dei tassi: Gae Aulenti ha perso oltre il 25% del suo valore da inizio 2022, e Ca' de Sass il l'8,7%.
L'avvicinamento delle parti verso una possibile soluzione di compromesso in grado di mantenere in piedi un'Ucraina indipendente e dotata di un suo esercito ha infuso fiducia alle Borse europee e in particolare a Milano. Il settore che era stato più colpito dalla guerra in Ucraina, quello bancario, è oggi in forte recupero e sale più della media del mercato. Il Ftse Italia banche guadagna, a pochi minuti dalla chiusura di Piazza Affari, il 6,4%, trainato dal balzo di Unicredit (+6,2%) e Intesa Sanpaolo (+6,9%). Nel frattempo il Ftse Mib segna un recupero superiore al 3,3% - più brillante di quello di Wall Street che, in attesa della conferenza della Fed del pomeriggio, cresce di circa un punto e mezzo.
La prospettiva della conclusione del conflitto bellico, che potrebbe in parte ridurre la portata delle sanzioni su Mosca, ha dato più sollievo a un titolo come quello Unicredit di quanto non avesse fatto ieri, 15 marzo, l'aver evocato la possibile uscita della banca dal Paese.
“Stiamo completando una revisione urgente sulla Russia e stiamo valutando l'uscita”, aveva dichiarato martedì l'ad di Unicredit Andrea Orcel. L'esito di questa revisione resta incerto: “Ovviamente sarebbe facile per me dire che lasciamo la Russia, è quello che tutti vogliamo fare, è quello che le nostre menti e i nostri corpi chiedono. Ciononostante, Unicredit ha circa 4mila persone in Russia. Serviamo 1.500 aziende, di cui 1.250 sono europee che stanno cercando di staccarsi dal paese”. Per il momento, Unicredit non è in grado di fornire una tempistica entro la quale verrà comunicata al mercato la sua decisione né se si tratterà, nel caso, di una scelta irrevocabile.
Unicredit ha un'esposizione di 7,5 miliardi alla Russia in termini di perdita massima, vale a dire 200 punti base in termini di patrimonio, cifra che la banca considera interamente “persa”, ha precisato l'ad.
Il 16 marzo Intesa Sanpaolo, la seconda banca italiana per esposizione alla Russia ha aggiornato i dati sui suoi interessi nel Paese e in Ucraina: le attività ponderate per il rischio legate a Mosca sono pari a 3,1 miliardi di euro (contro i 2,7 miliardi del 31 dicembre). Si parla di 4 miliardi di euro in crediti di cui circa la metà erogati a società del settore oil & gas.
Anche se si incorporano i rialzi odierni, per Unicredit e Intesa resta un inizio anno molto difficile – a dispetto delle prospettive favorevoli legate al rialzo dei tassi: Gae Aulenti ha perso oltre il 25% del suo valore da inizio 2022, e Ca' de Sass il l'8,7%.