Qualche esempio?
Quando andiamo al supermercato, non siamo tentati di comprare sempre la stessa marca di prodotti? Se vogliamo cambiare, dobbiamo sforzarci un po’, e magari lo facciamo più con l’idea di uscire dalla routine che con la certezza di acquistare un prodotto migliore. Pensiamo: “Ma sì, proviamo quest’altra marca. Per una volta…”. Ma nella nostra testa, la vecchia e cara marca dà sempre più garanzie e quella nuova è un rischio che accettiamo di correre.
Ed è così per tante cose e in tanti aspetti della nostra vita. Ad esempio, quando dobbiamo scegliere dove trascorrere le vacanze estive. Ci sono persone che magari fanno sì viaggi turistici in nazioni diverse, ma quando si tratta di fare ragionamenti e scegliere la vacanza al mare o la settimana bianca sugli sci, è da 15 anni che scelgono sempre la stessa località.
E se dobbiamo andare al ristorante? Per le grandi occasioni, c’è il nostro locale preferito e non si cambia.
Questo in psicologia è un tipico bias cognitivo. In particolare, si chiama home bias, alias bias dello status quo (e a breve spiegheremo come funziona).
I bias sono tanti e li applichiamo in ogni contesto
I bias cognitivi sono costrutti fondati su percezioni errate o deformate, su pregiudizi o ideologie. Chi mette in atto inconsapevolmente un bias, esce dal giudizio oggettivo e crea la propria realtà sulla base dell’interpretazione, deviando così dall’evidenza. Questi errori cognitivi impattano nella vita di tutti i giorni e ci fanno prendere decisioni o mettere in atto comportamenti non proprio funzionali.
Per curiosità: il termine bias deriva dal francese provenzale e significa “obliquo, inclinato”. Il bias potremmo definirlo quindi come un ragionamento che non è andato per il verso dritto…
Di bias ce ne sono molti altri e noi tutti ne siamo “vittime” inconsce e in ogni contesto della nostra vita: al lavoro, in famiglia, nel decidere una strategia aziendale, nel valutare un investimento o un acquisto, nel giudicare (sì, purtroppo lo facciamo!) gli altri.
In questo primo articolo dedicato ai bias, iniziamo a parlare proprio del bias dello status quo. Nei prossimi articoli, parleremo via via di altri bias.
Sicurezza falsa certezza
Quando mettiamo in atto un bias dello status quo, ci sentiamo sicuri.
I proverbi popolari ci confermano questa tendenza: squadra che vince non si cambia; sai cosa lasci, non sai cosa trovi; oglie e buoi dei paesi tuoi.
Alla base di questo bias vi è una distorsione valutativa dovuta alla resistenza al cambiamento: il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come stanno. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.
Questo bias è deleterio in finanza perché spinge gli investitori a fare ragionamenti, affidandosi ciecamente a ciò che è ritenuto familiare e conosciuto e a non cambiare investimenti. Il mercato, però, non è sempre uguale a se stesso come la spiaggia di Pietra Ligure. Il mercato è volatile, è mutevole. E il modo migliore per investire è quello di comprenderne le dinamiche e cavalcarle.
Una modalità di investimento che è andata bene anni fa non è detto che sia la migliore anche per il prossimo lustro.
Il bias dello status quo porta gli investitori a non differenziare i propri investimenti. Mentre la diversificazione è proprio uno degli strumenti migliori per ridurre al minimo il rischio di perdite.
Bypassare il bias dello status quo e moltiplicare la possibilità di guadagno
Come fare per cercare di bypassare questo bias? Spesso i bias sono attuati, ma noi non ce ne accorgiamo. Dalla nostra prospettiva, siamo certi di avere fatto la scelta giusta, sulla base degli elementi che abbiamo valutato. Nel caso di un bias dello status quo, l’elemento che ci rassicura è la rendita costante di un certo tipo di investimento. Il fatto è che quel dato è riferito a un periodo trascorso e potrebbe non avere lo stesso valore o peso nel momento attuale. Per questo è importante rimettere in discussione le nostre valutazioni e farci aiutare da chi studia ogni giorno le dinamiche dei mercati per comprendere cosa accade all’orizzonte e se ci sono altri nuovi strumenti in grado di performare meglio nel nostro portafoglio.
Quindi: mettere sempre in discussione le proprie certezze (possono essere state valide, ma potrebbero non esserlo per sempre). Studiare la situazione attuale. Farsi consigliare da un esperto che abbia una visione d’insieme e aggiornata del mercato. Perché a volte si può cambiare anche per il meglio. Usando una metafora: evitiamo di guardare avanti osservando solo cosa succede nello specchietto retrovisore.