Credit Suisse: via all’aumento da 4 miliardi, a Saudi Bank il 9,9%

Rita Annunziata
27.10.2022
Tempo di lettura: 4'
Credit Suisse alza il velo sull’atteso piano di rilancio: via a un aumento di capitale da 4 miliardi. Investment bank verso una ristrutturazione radicale

Nel terzo trimestre i ricavi netti sono diminuiti del 30% rispetto all’anno precedente a 3,8 miliardi, principalmente a causa di un crollo per l’investment bank del 58%

Stipulato un accordo quadro per trasferire una parte significativa dell’attività di cartolarizzazione a un gruppo di investitori guidato da Apollo Global Management

Credit Suisse archivia i primi nove mesi dell’anno con un rosso da 5,9 miliardi di franchi svizzeri, alzando il velo sull’atteso piano di rilancio. Si parla di un aumento di capitale da 4 miliardi, con Saudi National Bank impegnatasi a investire fino a 1,5 miliardi per una quota del 9,9%. Nei desiderata dell’istituto svizzero, un taglio dei costi del 15% entro il 2025 e una riduzione dell’organico di 9mila unità. E una profonda ristrutturazione dell’investment bank.


Credit Suisse: sui conti pesa (in negativo) l’investment bank

“Il terzo trimestre, e più in generale il 2022, hanno risentito in modo significativo del perdurare delle difficili condizioni macroeconomiche e di mercato, che hanno portato a una performance più debole in particolare per la nostra investment bank”, spiega in occasione della presentazione dei conti Ulrich Körner, neo amministratore delegato di Credit Suisse. “I recenti risultati a livello di gruppo sono stati deludenti per i nostri stakeholder”, aggiunge. “Da oggi intraprenderemo una serie di azioni decisive per riorientare la banca sulla base delle loro esigenze e dei nostri clienti. Il nostro nuovo modello integrato sarà incentrato sul wealth e asset management e su Swiss Bank; ristruttureremo radicalmente l’investment bank, rafforzeremo il capitale e accelereremo la contrazione dei costi”.


Esaminando i conti, si evidenzia come nel periodo luglio-settembre i ricavi netti siano diminuiti del 30% rispetto all’anno precedente a 3,8 miliardi, a causa di un crollo per l’investment bank del 58% a 1,1 miliardi, per il wealth management del 18% a 1,4 miliardi e per Swiss Bank del 9% a 962 milioni. In controtendenza invece l’asset management, che registra un +15% a 336 milioni. Le spese operative hanno raggiunto i 4,1 miliardi di franchi svizzeri e comprendono importanti accantonamenti per controversie legali per 178 milioni. Le perdite toccano i 4 miliardi nel trimestre, a fronte di un utile di 434 milioni dello stesso periodo del 2021. Nei nove mesi, come anticipato in apertura, il rosso è stato di 5,9 miliardi a fronte di un utile di 435 milioni nello stesso periodo dello scorso anno.


“L’attuale contesto di mercato ha avuto un impatto negativo sull’attività dei clienti in tutte le nostre divisioni”, precisa l’istituto. “In particolare, l’investment bank ha risentito del sostanziale rallentamento dei mercati dei capitali a livello di settore e del difficile contesto macro. Ci aspettiamo che queste condizioni permangano nei prossimi mesi”. Quanto al wealth management, si prevede che i ricavi continueranno a riflettere una contrazione delle masse in gestione. Ma le misure annunciate nel piano di ristrutturazione e soggette all’approvazione della prossima assemblea generale straordinaria del 23 novembre, nelle stime di Credit Suisse, dovrebbero favorire un aumento del Common equity tier 1 (Cet1) ratio dal 12,6% del terzo trimestre a un Cet1 pro-forma al 14%.


Credit Suisse: cosa prevede il nuovo piano di rilancio

“Per alcuni mesi il Consiglio di amministrazione e la direzione generale hanno valutato la nostra direzione futura e, nel farlo, crediamo di non aver lasciato nulla di intentato”, interviene Axel P. Lehmann, presidente del board della banca elvetica. “Oggi annunciamo il risultato di questo processo: una strategia radicale e un chiaro piano per costruire una banca più forte, più resiliente e più efficiente, con una solida base incentrata sui nostri clienti e sulle loro esigenze. Sono convinto che aiuteranno a ricostruire la fiducia nei confronti di una nuova Credit Suisse”. Che sarà “più semplice, più stabile e con un modello di business più focalizzato sulle esigenze dei clienti”, aggiunge Körner. Nei prossimi tre anni, in particolare, Credit Suisse intende ristrutturare radicalmente l’investment bank puntando a:

  • contrarre del 40% gli asset ponderati per il rischio (o Rwa);
  • rinominare le attività di capital market e advisory come “Cs First Boston”;
  • ridurre “significativamente” l’esposizione ai prodotti cartolarizzati.

A quest’ultimo proposito, l’istituto ha annunciato di aver stipulato un accordo quadro per trasferire una parte significativa della sua attività di cartolarizzazione (Securitized products group) a un gruppo di investitori guidato da Apollo Global Management. Inoltre, si prevede un taglio degli oneri del 15% pari a 2,5 miliardi di franchi svizzeri e di 9mila posti di lavoro. Ricordiamo che l’aumento di capitale da 4 miliardi si basa sull’emissione di nuove azioni a una serie di investitori qualificati (tra cui Saudi National Bank) e un’offerta in opzione per gli azionisti esistenti. In un'intervista rilasciata a Bloomberg, Martin Schlegel (vicepresidente della direzione generale della Banca nazionale svizzera) ha accolto "con favore" il nuovo orientamento del modello di business" dell'istituto, sottolineando come porterà a "una riduzione dei rischi" e consentirà a Credit Suisse di rafforzare "la sua base di capitale". Nella mattinata del 27 ottobre, il colosso elvetico ha infine segnalato la nomina di Nita Patel come chief compliance officer; entrerà a far parte del comitato esecutivo dal 1° novembre, riportando direttamente a Körner.

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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