Banche verso un calo dei ricavi, ma è atteso il +4% nel 2022

Il 10% degli italiani che prima dell'emergenza epidemiologica preferiva rivolgersi alle filiali per svolgere le proprie operazioni prevede in futuro di spostare lo sguardo verso i canali digitali
La digitalizzazione potrebbe garantire alle banche una riduzione dei costi del 15%
Presentate al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese oltre 170mila richieste, a fronte di 8,7 miliardi di finanziamenti
Cambierà dunque la fisicità della banca ma anche i parametri sociali all'interno dei quali gli istituti di credito operano. Secondo Ranieri de Marchis, co-chief operating officer di Unicredit, le filiali resteranno comunque un punto di appoggio fondamentale ma nel post-covid la sfida sarà quella di “guardare ai processi della banca con gli occhi del cliente, rendendoli digitali, facilmente fruibili e resilienti”. Un processo già iniziato nel passato e che ora si trova ad affrontare una brusca accelerazione ma che, nell'ottica della ripartenza, potrebbe rappresentare la base per permettere alla banca del futuro di generare valore sostenibile per l'ecosistema. Secondo gli esperti di Accenture, un nuovo modello operativo basato sul digitale, l'instaurazione di una rinnovata relazione di fiducia con la clientela e un'offerta di servizi datadriven, potrebbero generare una crescita dei ricavi nel 2022 fino al 4%.
Abi, 170mila domande al fondo di garanzia
Intanto, la fame di liquidità delle imprese continua a travolgere il sistema bancario. Secondo i dati dell'Abi presentati dal direttore generale Giovanni Sabatini, ad oggi sono state presentate oltre 170mila richieste al fondo di garanzia per pmi, a fronte di 8,7 miliardi di finanziamenti. “Se i problemi di liquidità delle imprese non vengono affrontati tempestivamente – spiega Sabatini – diventeranno dei problemi delle banche. Stiamo affrontando questa crisi inaspettata in una posizione rafforzata dal punto di vista patrimoniale rispetto al 2008”. Lo stock dei crediti deteriorati sul totale degli attivi, infatti, ruota intorno al 3,3%, mentre cinque anni fa aveva sfiorato il 9,6%.
