Nel 2023 in Italia ricchezza finanziaria al +6%. E considerando l’inflazione?
La ricchezza finanziaria in Italia è cresciuta del 6% nel 2023, on considerando l’inflazione, al di sopra della media europea del 5%. L’aumento si deve soprattutto ai titoli (12,4%) mentre i depositi bancari sono diminuiti del 3% (il primo calo in 14 anni). Assicurazioni e pensioni sono cresciute del 4,5%; un risultato relativamente robusto (che nel 2024 dovrebbe attestarsi al 4,8%), nonostante quest’anno gli italiani abbiano ridotto di 18 miliardi i nuovi stanziamenti per pensioni e assicurazioni. Hanno inoltre prelevato dalle banche 50 miliardi di euro, e i nuovi risparmi sono diminuiti del 24%, a 45 miliardi. Si tratta di meno di un terzo del livello del 2021. I nostri connazionali hanno invece acquistato titoli per circa 95 miliardi di euro. Ma non azioni (-38 miliardi di euro) e nemmeno fondi comuni di investimento (-21 miliardi di euro). L’asset class preferita, come sempre, è stata quella delle obbligazioni (155 miliardi di euro).
Depurando i dati dall’inflazione, il quadro della ricchezza finanziaria in Italia è più severo. Al netto dell’inflazione, l’aumento di valore degli asset finanziari delle famiglie italiane nel 2023 è stato dello 0,1%. Gli asset immobiliari sono aumentati dell’1,3%; il mercato immobiliare italiano è stato infatti uno dei pochi a registrare ancora aumenti dei prezzi nel 2023. Ma il valore totale degli immobili nel 2023 è risultato ancora inferiore ai valori di dieci anni fa. Sul valore delle abitazioni impatta il rischio climatico. A seconda degli scenari, i prezzi diminuiranno tra il 26% e il 30% fino al 2050, una cifra che corrisponde a 31.730 euro pro capite.
Non solo inflazione che erode la ricchezza in Italia: passività in diminuzione
Secondo l’Allianz Global Wealth Report 2024, la crescita delle passività in Italia ha subito un forte rallentamento, aumentando solo dello 0,2% (il valore più basso dal 2015). Stanti queste premesse, gli asset finanziari netti crescono del 7,4%. Con asset finanziari netti pro capite pari a 76.930 euro, l’Italia staziona nella classifica dei 20 Paesi più ricchi (al 14° posto), superando paesi come Francia, Austria e Germania.
L’Allianz Global Wealth Report 2024: la fotografia mondiale
Contestualmente alla forte stretta monetaria del 2023 i mercati hanno registrato un fortissimo rialzo. In questo contesto, gli asset finanziari globali delle famiglie hanno registrato una netta crescita di valore (+7,6%), più che compensando le perdite dell’anno precedente (-3,5%). Complessivamente, gli asset finanziari totali ammontavano a 239mila miliardi di euro alla fine del 2023. Come sono andate le tre principali asset class? I titoli (11,0%) e le assicurazioni/pensioni (6,2%) hanno beneficiato del boom del mercato azionario e dell’aumento dei tassi, crescendo molto più velocemente rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Al contrario, la crescita dei depositi bancari è scesa al 4,6% dopo gli anni di boom legati alla pandemia, registrando uno degli aumenti più lenti degli ultimi 20 anni.
La crescita è stata relativamente uniforme in tutte le aree geografiche, non da ultimo in Asia e in Nord America, con gli Stati Uniti (8,6%) che hanno evidenziato un’espansione ancora più forte rispetto alla Cina (8,2%). Di conseguenza, il vantaggio di crescita delle economie emergenti rispetto alle economie avanzate si è nuovamente ridotto in modo significativo.
Ha spiegato Ludovic Subran, capo economista di Allianz: «La crescita relativamente più debole dei Paesi più poveri riflette la nuova realtà di un mondo frammentato. Fino al 2017, anno in cui sono esplose le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i Paesi più poveri avevano ancora un vantaggio di crescita di 10 punti percentuali o più rispetto ai Paesi più ricchi. Tutti pagheremo un prezzo per questa separazione, ma saranno le economie emergenti a risentirne di più. Un mondo meno connesso è un mondo con più disuguaglianze».
Piacciono meno i depositi bancari
Nel 2023, è proseguita la normalizzazione dei nuovi risparmi che sono diminuiti del 19,3% a 3.000 miliardi di euro, un calo quasi esclusivamente attribuibile ai depositi bancari. Nel complesso, le banche di tutto il mondo hanno ricevuto solo 19 miliardi di euro: un crollo del 97,7%. Le sole famiglie statunitensi hanno liquidato depositi per un valore di 650 miliardi di euro.
Gli afflussi in titoli sono aumentati del 10%. Tuttavia, c’è stato un notevole cambiamento di preferenze all’interno di questa asset class. Come illustrato altrove, se da un lato le azioni sono state vendute in modo equilibrato in molti mercati, dall’altro i risparmiatori hanno realizzato forti guadagni nelle obbligazioni, grazie all’inversione di tendenza dei tassi d’interesse. Anche le assicurazioni/pensioni si sono dimostrate relativamente solide, con il calo dei nuovi risparmi in tutto il mondo pari solo al 4,9%.
I rischi che sta correndo il patrimonio immobiliare
L’asset class che ha risentito dell’aumento dei tassi di interesse è stata quella immobiliare, che ha registrato la crescita più bassa degli ultimi 10 anni, avanzando solo dell’1,8%. In Europa occidentale poi è scesa del 2,2%. E il futuro “rischia di essere ancora più impegnativo”, dato il crescente impatto dei cambiamenti climatici sugli asset immobiliari. I costi della transizione verso edifici ecosostenibili (i cosiddetti rischi di transizione) sono quelli che avranno l’impatto maggiore a lungo termine sull’House Price Index, HPI, come visto per l’Italia.
Per tutti i mercati in esame, il valore degli immobili potrebbe calare di 30.000 miliardi di euro. Conclude Hazem Krichene, co-autore del rapporto: «In futuro, i prezzi delle abitazioni saranno definiti equamente in base alla posizione e all’efficienza energetica. Mentre i rischi fisici più elevati sono inevitabili, i rischi di transizione non lo sono, e dipendono invece da decisioni politiche. L’Australia mostra il cammino da percorrere. Politiche climatiche ambiziose potrebbero portare a un forte calo dei consumi energetici, minimizzando l’impatto sui prezzi delle abitazioni. Le potenziali grandi perdite in altri mercati sono una chiara richiesta di una politica climatica efficiente ed efficace. Non è ancora troppo tardi».