Dove conviene investire nel 2025? E nei prossimi 3 anni? Rispetto agli orientamenti di inizio anno, le strategie d’investimento degli asset manager evidenziano un’inversione di rotta, sovrappesando le azioni sia a 12 mesi sia a 3 anni. Per quanto riguarda invece le banche private, la view di breve periodo resta ancora positiva verso le obbligazioni a 12 mesi, per poi spostarsi nel medio periodo – come per le sgr – sull’equity.
Questo quanto è emerso dall’Aipb Outlook 2025 (“Disegnare la nuova rotta per gli investimenti”), che è stato presentato dall’Associazione italiana private banking (Aipb), contenente le previsioni a 12 e 36 mesi degli asset manager e, per la prima volta, anche degli strategist delle banche associate.
“In uno scenario in continua evoluzione, il private banking si pone l’obiettivo di accompagnare il cliente verso un’allocazione della ricchezza che crei valore nel tempo e che includa settori strategici per l’economia e la crescita”, ha spiegato il presidente di Aipb, Andrea Ragaini.
Il ritorno delle azioni negli investimenti
Le strategie di investimento delle sgr
“La ripresa delle politiche espansive delle banche centrali porta un deciso ritorno dell’equity nelle scelte d’investimento degli asset manager”, ha spiegato Federica Bertoncelli, responsabile ufficio Studi di Aipb, che ha confermato l’allocazione di un portafoglio ideale di lungo periodo con le azioni al 46%, le obbligazioni al 37%, il mercato immobiliare al 6%, i private market all’8% e la liquidità al 6%.
La principale novità che emerge dal nuovo outlook di Aipb nel processo di ricomposizione dei portafogli private, riguarda infatti la ritrovata centralità del settore azionario, un comparto visto in sovrappeso sia a 12 mesi sia a 3 anni.
“Entrando nel dettaglio del mondo azionario, “le principali aree geografiche d’interesse sono mercati emergenti (55%) e Stati Uniti (55%, ma vi è un 20% che ritiene di sottopesarli nel breve)”, ha spiegato Bertoncelli, che in merito al nostro Paese ha risposto: “L’Italia è da sovrappesare per il 19% e da sottopesare per il 13%”.
Proprio sull’importanza di avere più azioni in portafoglio, Ragaini ha dichiarato: “Se gli italiani avessero più azionario sarebbero molto più ricchi nel medio periodo. La ricchezza degli italiani è cresciuta molto meno di quella degli americani proprio perché sono molto meno allocati nelle azioni. In Usa, coloro che sono allocati in azioni sono circa il 55%, mentre in Italia purtroppo siamo a meno del 20%”.
Le strategie di investimento delle banche private
Rispetto agli asset manager, gli strategist delle banche associate ad Aipb hanno espresso un orientamento più favorevole verso l’obbligazionario nei 12 mesi a venire (79% sovrappeso vs 55% delle Sgr che mettevano al primo posto l’azionario), mentre a tre anni la view si riavvicina, con un overweight dell’equity (93% vs 68% degli asset manager) e un atteggiamento più neutrale sull’obbligazionario (sovrappeso 27% degli strategist vs 37% degli asset manager).
Concordano entrambi però sul cash: la liquidità viene infatti sottopesata sia nel breve sia nel medio termine, mentre sui private market prevale una maggiore neutralità nel medio periodo.
Rendimenti attesi a 1 anno
Quali sono i rendimenti attesi nei prossimi mesi? Le banche associate Aipb tendono ad avere aspettative più ottimistiche sui rendimenti a 12 mesi rispetto agli asset manager, sia per l’azionario sia per l’obbligazionario, con una visione più positiva per gli asset alternativi
Azioni
Nelle azioni, le aspettative per rendimenti superiori al 5% sono maggiori tra le banche rispetto alle sgr (rispettivamente 65% contro il 57%).
Obbligazioni
Anche nelle obbligazioni, le banche prevedono ritorni più elevati rispetto agli asset manager, con una visione più positiva: il 100% delle banche prevedono ritorni superiori al 5% contro il 40% degli asset manager.
I rischi sui mercati finanziari
Quali sono i principali fattori di rischio che impatteranno sui mercati finanziari nel 2025?
Sale dal 4° al 1° posto il rischio legato alle tensioni tra Usa e Cina (visto al 43% delle sgr intervistate come alto rischio e al 52% come medio), seguito da una possibile recessione globale (che però è indicato al 43% come fattore di alto rischio e sempre al 43% come fattore di basso rischio). Stabile al terzo posto si colloca la voce legata alle politiche monetarie restrittive, mentre i conflitti in atto (Israele – Hamas e Russia – Ucraina) sono causa di preoccupazioni di media intensità (52 e 67%, rispettivamente). Tra gli altri aspetti da evidenziare, rispetto all’ultima analisi calano molto i rischi legati alla bolla AI/tecnologica (dal 5° al 9° posto), mentre aumentano quelli legati al credit crunch (elevati per il 25%, contro il precedente 17%).