Sono stati necessari quasi 1,5miliardi di euro per ripulire la Senna, ma sono bastati pochi giorni di pioggia per renderla di nuovo non balneabile e con tracce di escherichia coli. Ma mentre l’attenzione di tutto il mondo è sul fiume che attraversa Parigi che ha già accolto e continuerà ad accogliere i coraggiosi sportivi che stanno partecipando alle Olimpiadi, la Senna non è l’unico fiume che sta richiedendo ingenti investimenti. Anche il Tamigi sembra essere finito nell’occhio del ciclone, ma per motivi ben lontani dalle Olimpiadi.
Quando la sporcizia non passa solo per il fiume, ma anche per le obbligazioni
Mentre per questa estate sembra che l’acqua sia un tema scottante, sia questa sporca, in eccesso – con la stagione monsonica appena iniziata- o troppo scarsa, in questi giorni è diventato un tema caldo anche nel mercato.
Se lo scorso anno la Thames Water era finita nell’occhio del ciclone quando la sua Ceo si era dimessa dopo forti polemiche attorno al suo salario di 1,6milioni di sterline, la situazione non ha fatto altro che degenerare. L’azienda, fondata nel 1989 e che gode di un sostanziale monopolio nel settore della fornitura d’acqua e della gestione delle fognature nel Regno Unito, è stata accusata di avere non solo un eccessivo indebitamento, ma anche un inadeguato rendimento del capitale. Se a questo si aggiungono anche le continue multe guadagnate dalla società viste le numerose perdite della propria rete fognaria, che scarica illegalmente nei fiumi e sulle spiagge le acque reflue non trattate, dovrebbe essere chiara la posizione precaria in cui si trova.
Insomma, dopo anni di cattiva gestione disastri ambientali, la Thames Water ha davanti a sè due possibilità: aumentare i prezzi così da poter rientrare del debito, affrontando così anche i costi per una profonda manutenzione fognaria, o optare per una nazionalizzazione.
Mentre l’azienda sembra ancora restia a prendere una decisione, ci ha pensato l’agenzia di rating Moody’s a chiarire la situazione: la scorsa settimana ha infatti declassato le obbligazioni dell’azienda a ‘junk’. Questo ha preoccupato molto gli investitori, ma anche i cittadini che sono clienti di Thames Water, infatti “se la salute finanziaria e operativa di una società di servizi regolamentata diminuisce oltre il punto in cui ha senso investire più capitale, gli investitori devono aspettarsi di dover affrontare delle perdite”, spiega Jonathan Constable, Senior credit analyst di Legal & General Investment Managers.
Non un’azienda a rischio, ma l’intero settore
L’entità delle perdite legate alla Thames Water potrebbe essere ben più ampia del previsto, infatti le ripercussioni andrebbero ben oltre la singola azienda. Anzi, per essere precisi, gli effetti non si vedrebbero solo sul settore idrico, ma se le perdite fossero sufficientemente gravi, anche su tutti i settori britannici che utilizzano il modello della base patrimoniale regolamentare.
Per semplificare, le perdite implicherebbero uno sconto sulla base patrimoniale dell’azienda ma, “se lo sconto implicito fosse maggiore di quanto giustificabile, le agenzie di rating e i mercati potrebbero dover applicare sconti simili ad altri asset base del Regno Unito. Questo, a sua volta, potrebbe ridurre la capacità di indebitamento del settore e aumentare il costo per i consumatori degli aggiornamenti dei finanziamenti”, suggerisce l’esperto.
Se il governo desidera mantenere le infrastrutture idriche al centro del settore privato, mantenendo una competizione tra gli enti, allora la situazione deve cambiare e la stessa Thames Water dovrebbe costruire una base sostenibile per i rendimenti futuri.