Mentre l’intelligenza artificiale conquista ogni giorno nuove applicazioni – dalla sanità all’industria creativa – i mercati finanziari oscillano tra entusiasmo e cautela. I capitali si riversano su pochi nomi dominanti, alimentando valutazioni spesso distanti dalla realtà operativa. È un paradosso già visto, dalle dot-com al metaverso. Ma proprio per questo, oggi più che mai, serve un approccio strategico e consapevole, capace di cogliere il potenziale dell’ondata AI senza cadere nelle sue trappole speculative. E la gestione attiva può offrire gli strumenti per farlo. Alison Porter, Graeme Clark e Richard Clode, gestori del team Global Technology Leaders di Janus Henderson Investors, ci spiegano perché.
Boom del tech, tra FOMO e rischio di concentrazione
I mercati hanno assistito negli ultimi dieci anni a rendimenti fuori scala nel settore tecnologico, incentivando molti investitori retail e istituzionali – spaventati all’idea di perdere il treno di una nuova rivoluzione tecnologica, la c.d. fomo – a un’esposizione sempre più aggressiva ai titoli tech, spesso anche ricorrendo alla leva finanziaria.
“Il risultato è stato un aumento della concentrazione su pochi nomi iper-performanti (Mag7) – osserva Porter – ma anche un crescente rischio sistemico derivante da una scarsa diversificazione. In parallelo, la volatilità ha accentuato la distanza tra i prezzi di mercato e i fondamentali aziendali, rendendo inefficace la semplice selezione di titoli. In questo contesto, scegliere un fondo a gestione attiva guidato da professionisti dell’analisi finanziaria consente non solo di migliorare i rendimenti corretti per il rischio, ma anche di affrontare dinamiche di mercato complesse grazie all’esperienza maturata dai gestori nelle precedenti ondate tecnologiche”.
Tech e gestione attiva, un binomio necessario
E’ la natura stessa del settore tecnologico, infatti, a giustificare un approccio professionale e selettivo.
“Le aziende tech, presentano dinamiche di crescita potenzialmente esponenziali, ma spesso basate su asset intangibili difficili da valutare. La gestione attiva permette di affrontare questo contesto con strumenti analitici adeguati. Inoltre, il settore è altamente dirompente: alcune imprese definiranno i nuovi standard industriali, altre verranno marginalizzate o fagocitate. Solo un approccio attivo, capace di interpretare i segnali deboli e il contesto competitivo, può distinguere i potenziali vincitori. A ciò si aggiunge l’elevata volatilità intrinseca, dove i prezzi possono discostarsi dai fondamentali in modo marcato, inefficienza della quale un gestore attento può approfittare. Infine, il rischio di concentrazione, oggi molto attuale, può essere mitigato attraverso una selezione oculata e una costruzione del portafoglio attenta a criteri di sostenibilità, engagement e preparazione ai cambiamenti futuri.
AI generativa: un’onda lunga, non una semplice moda
Secondo gli esperti della casa di gestione angloamericana, l’AI generativa non è un semplice megatrend, ma una nuova fase strutturale dell’evoluzione tecnologica, paragonabile alle ondate che hanno accompagnato l’avvento del personal computer o l’esplosione dei cellulari prima e degli smartphone poi.
“La differenza oggi sta nella velocità e nell’intensità della trasformazione: dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022 – spiega Clark – ci troviamo solo al terzo anno dell’ondata, ma abbiamo già assistito a rialzi e correzioni significative. Investire in questa fase richiede una comprensione approfondita della curva di adozione, che non è lineare e attraversa più fasi. Le infrastrutture fisiche (GPU, data center, modelli linguistici di base) costituiscono il primo livello dell’ecosistema AI. NVIDIA, Broadcom e altri attori stanno costruendo le fondamenta di un’architettura su cui si innesteranno le piattaforme cloud/hyperscaler e, in futuro, i livelli applicativi. La fase software, la più promettente, è ancora lontana e sarà condizionata dalla capacità dell’utente finale di adottare i nuovi strumenti”.
In altre parole, la gestione attiva consente di modulare l’esposizione in funzione delle fasi, individuando i momenti di dislocazione dei prezzi e costruendo portafogli capaci di attraversare l’intero ciclo.
Perché i fondi aiutano a gestire le grandi ondate tecnologiche
Le ondate tecnologiche richiedono tempo per svilupparsi e maturare, ma sono anche altamente cicliche. L’esperienza con la terza ondata – quella dell’internet mobile – mostra come i rendimenti elevati siano stati accompagnati da profonde correzioni, anche a doppia cifra, nel breve periodo.
“Con l’AI generativa la dinamica si ripeterà – sottolinea Clode – ma su scala potenzialmente più ampia. La gestione attiva è particolarmente efficace nel navigare questi cicli, cogliendo le opportunità di rialzo e contenendo gli impatti nelle fasi di storno. A differenza di un’esposizione diretta a singoli titoli, spesso guidata da logiche emozionali o mode, un fondo consente un’esposizione tematica ragionata, bilanciata e costantemente aggiornata in base all’evoluzione del contesto”.
Superare l’hype: valutazioni, sostenibilità e disciplina
In ogni ondata tecnologica, la fase iniziale è dominata da aspettative euforiche, seguite inevitabilmente da una fase di ridimensionamento. Lo abbiamo visto con la stampa 3D, con la bolla dot.com e ora anche con l’AI. In questo contesto, la disciplina di valutazione è essenziale: solo chi si occupa ogni giorno di gestione attiva può analizzare la sostenibilità delle metriche finanziarie, la solidità dei bilanci, l’impatto degli investimenti in conto capitale e il reale vantaggio competitivo.
“Inoltre – aggiunge Porter – la gestione attiva permette di integrare i fattori ESG più rilevanti, influenzando direttamente le aziende tramite engagement e promuovendo comportamenti sostenibili che possono tradursi in performance superiori nel lungo periodo. Ogni livello dell’ecosistema AI – dall’hardware alle piattaforme fino al software – attraverserà un proprio hype cycle: riconoscerli in tempo reale è ciò che distingue la speculazione dall’investimento strategico”.
Nel tech dimensione e qualità non sono sinonimi
Nell’universo tecnologico, le dimensioni aziendali non sono un indicatore affidabile di successo futuro. Limitarsi a replicare i primi dieci titoli di un indice tecnologico può rivelarsi un errore fatale: molte delle aziende che hanno dominato le classifiche dieci anni fa oggi sono irrilevanti, mentre altri titoli meno noti hanno generato rendimenti eccezionali.
“I dati storici dal 1990 – fa notare Clark – dimostrano che puntare su aziende che raggiungono capitalizzazioni elevate (es. 1.000 miliardi di dollari) offre una maggiore probabilità di raddoppiare il capitale rispetto a puntare su small cap. Tuttavia, anche tra le large cap esistono differenze sostanziali: Walmart e Amazon, Colgate e Apple, McDonald’s e NVIDIA possono avere multipli simili ma traiettorie di crescita ed efficienza molto diverse. La gestione attiva consente di cogliere queste sfumature, evitando generalizzazioni che possono compromettere le performance”.
In conclusione
Nel settore tecnologico, “il vincitore prende tutto” è più di una metafora: chi riesce a dominare un mercato spesso consolida il proprio vantaggio in modo esponenziale. Per questo, in un contesto segnato dal ritorno del costo del capitale, è essenziale saper selezionare non solo i leader attuali, ma anche i futuri vincitori.
“La gestione attiva – concludono gli esperti di Janus Henderson – consente di ottenere un’esposizione trasversale ai molteplici livelli dell’AI, di cogliere le aree di crescita inattesa degli utili e di costruire un portafoglio pronto ad affrontare i prossimi anni con una visione prospettica, informata e dinamica. Per i consulenti finanziari, questo significa offrire ai clienti una strategia d’investimento robusta, resiliente e capace di attraversare le grandi trasformazioni che la tecnologia continuerà a produrre“.