Nel suo consueto appuntamento con gli investitori, Edouard Carmignac offre una lettura lucida e fortemente critica dell’attuale scenario macroeconomico internazionale. Il punto di partenza è il repentino mutamento della politica economica statunitense, che genera un effetto domino su scala globale, imponendo un adeguamento strategico non solo per chi investe negli Stati Uniti, ma anche per chi guarda ai mercati emergenti e all’Europa.
Il ritorno di Trump e la svolta protezionista
La rielezione di Donald Trump, sostenuta in campagna elettorale da promesse di crescita e riduzione dell’inflazione, si è trasformata in una politica protezionista dai contorni aggressivi.
“L’introduzione di nuovi dazi minaccia di colpire direttamente il reddito disponibile dei consumatori statunitensi – spiega il patron di Carmignac – con un effetto stimato pari a circa il 2%, e di riportare l’inflazione sopra il 5%. Un simile approccio potrebbe innescare una recessione negli Stati Uniti e ha già provocato una reazione nervosa da parte dei mercati”.
Verso un riposizionamento strategico
La conseguente volatilità richiede, secondo il gestore francese, un ripensamento profondo delle strategie di investimento. Carmignac sottolinea la necessità di considerare l’emergere di un nuovo ordine economico e geopolitico, nel quale l’affidabilità storica degli Stati Uniti viene messa in discussione. “L’apparente disimpegno di Washington dalla difesa dell’Ucraina solleva interrogativi sulla credibilità americana agli occhi dei partner tradizionali come l’Europa, il Giappone e Taiwan. Questo cambiamento mina le fondamenta su cui si è basata per decenni la fiducia dei mercati internazionali verso gli Stati Uniti”.
Una politica insostenibile e il peso del dollaro
Il combinato disposto di protezionismo, deficit pubblico crescente e perdita di credibilità internazionale rischia inoltre di compromettere la posizione dominante del dollaro.
“La previsione di un deflusso di capitali dagli Stati Uniti induce il team di gestione a ridurre l’esposizione complessiva su quel mercato, pur mantenendo selettività verso titoli tecnologici legati all’intelligenza artificiale. Il calo atteso del dollaro e l’inevitabile rallentamento della crescita statunitense delineano un quadro che impone prudenza”.
L’Europa riscopre il proprio ruolo
In questo scenario, Carmignac guarda con favore a un risveglio del protagonismo europeo.
“La prospettiva di un ridimensionamento del sostegno statunitense alla difesa comune spinge il Vecchio Continente verso una maggiore autonomia strategica. La Germania, in particolare, è indicata come il nuovo motore della crescita europea, pronta ad aumentare il proprio deficit pubblico fino al 4-5% del PIL nei prossimi tre anni. Tale impulso avrà un effetto positivo anche sugli altri Paesi membri con minori margini di manovra fiscale”.
I mercati emergenti tornano in primo piano
Oltre l’Europa, il patron della casa di gestione parigina individua nuove opportunità nei mercati emergenti, in particolare in America Latina, grazie alla stabilizzazione politica guidata da figure riformatrici come Javier Milei.
“L’intera regione beneficia al momento di una favorevole combinazione tra sottovalutazione degli asset e assenza di pressioni commerciali da parte degli Stati Uniti. Altro polo di interesse è l’India, dove un governo stabile promuove investimenti e crescita, generando un tessuto imprenditoriale dinamico e competitivo. Infine non va dimenticata la Cina, indicata come il maggior beneficiario dell’indebolimento statunitense e ora impegnata a sostenere in modo deciso il proprio comparto tecnologico”.
In conclusione
Pur riconoscendo la delicatezza della transizione in atto, Carmignac invita a non farsi paralizzare dalle incertezze. Il declino dell’egemonia americana apre lo spazio a un nuovo ordine mondiale, ancora in via di definizione, ma già ricco di opportunità. La chiave, oggi più che mai, è mantenere uno sguardo lucido e globale, sapendo adattare la propria asset allocation a un contesto in profondo mutamento.
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