Nel linguaggio politico i primi 100 giorni di un governo più che un traguardo temporale, rappresentano una soglia simbolica. Come un esame parziale all’Università che valuta la preparazione degli studenti su una parte del programma. Ad essere sotto esame, in questo caso, è il governo di Donald Trump che ha raggiunto (e ormai superato) questo obiettivo lo scorso 30 aprile.
Il 20 gennaio 2025, giorno del giuramento per il suo secondo mandato, i mercati erano ottimisti: ma che cosa è successo da allora? La parola ad Amadeo Alentorn, Head of Systematic Equities di Jupiter Asset Management.
Governo Trump: ottimismo iniziale e crollo di fiducia
I primi mesi del 2025 hanno visto i mercati oscillare come montagne russe: il sentiment positivo di inizio anno, con il record raggiunto dall’S&P 500, ha lasciato spazio alla delusione e ai timori che il secondo mandato di Trump alimenterà l’incertezza e la volatilità.
“A marzo, le dichiarazioni sui dazi della nuova amministrazione Usa hanno indebolito il mercato, benché in quel momento non fossero state ancora annunciate delle misure specifiche. Il 2 aprile, ‘Giorno della Liberazione’ – come lo ha definito Trump – è stato annunciato un pacchetto di dazi specifici per ciascun Paese e queste misure hanno scioccato gli investitori per la loro aggressività, causando un forte calo dell’azionario”, ha spiegato Alentorn.
Ma non è finita qui. Solo una settimana dopo il Liberation Day, Trump ha sorpreso nuovamente gli investitori con una marcia indietro sui dazi. “La sospensione delle ‘tariffe reciproche’ per 90 giorni per i Paesi che non avevano reagito con delle contromisure ha generato una parziale ripresa dell’azionario”, continua.
Dal 9 aprile la fiducia degli investitori è rimasta fragile e la marcia indietro di Trump è proseguita fino ad arrivare al mese di maggio e all’accordo con la Cina. Almeno per ora (e per i prossimi 90 giorni), i dazi sulle importazioni cinesi sono passati dal 145% al 30%, mentre quelli sulle merci Usa dal 125% al 10%.
Questa tregua ha “rianimato” i mercati mondiali e, soprattutto, le Borse americane che hanno registrato rialzi dal 2 al 4% circa. Ma chissà se questa euforia è destinata a durare.
Indicatori economici contrastanti: cosa dicono i numeri
Sul fronte macroeconomico, nonostante le turbolenze, alcuni indicatori statunitensi mostrano segnali di resilienza.
“Per esempio, le richieste di sussidi di disoccupazione sono rimaste stabili attorno a 222.000 unità, mentre le vendite al dettaglio a marzo sono cresciute dell’1,4%, complice probabilmente la corsa agli acquisti prima dei dazi”, ha spiegato Alentorn. “Al contrario, gli indicatori di fiducia mostrano segnali preoccupanti.
Da un’indagine dell’Università del Michigan è emerso che l’indice del sentiment dei consumatori è sceso per il quarto mese consecutivo, attestandosi a 52,2 punti. Mentre le prospettive sul lavoro sono deboli e i licenziamenti nel Department of Government Efficiency (DOGE) se confermati, potrebbero peggiorare i dati occupazionali nei prossimi mesi”.
Se da un lato questi indicatori non fanno ben sperare, dall’altro i mercati guardano al futuro con un occhio più positivo.
Dal 20 gennaio al 28 aprile, l’S&P 500 ha perso circa il 9%. Un calo che avrebbe potuto essere ancora più marcato se tutte le misure tariffarie fossero entrate in vigore senza deroghe dal 2 aprile. Tuttavia, l’incertezza domina le prospettive e nonostante la marcia indietro di Trump abbia – per ora – allontanato il rischio recessione, bisognerà aspettare l’arrivo dell’estate e l’avvicinarsi della scadenza della sospensione dei dazi per capire cosa succederà.
I possibili scenari per i mercati
Guardando al futuro degli Usa, infatti, ci sono diversi scenari da considerare. Per esempio quello in cui, dopo il 2 e il 9 aprile, Trump decida di ricorrere ad altre misure non convenzionali per fare pressione su alcuni Paesi e ridurre il proprio deficit commerciale.
Ma se già a inizio aprile i mercati sono stati sballottati, sarà difficile non replicare questa situazione dopo le eventuali nuove mosse del tycoon.
“I mercati e le imprese hanno bisogno di governi coerenti. Quando si pianificano investimenti, come la costruzione di un nuovo stabilimento o lo sviluppo di un nuovo prodotto, le aziende devono poter fare previsioni affidabili sulle catene di approvvigionamento e sulle condizioni economiche”, ha raccontato Alentorn. “Un recente sondaggio di Moody’s testimonia il calo di fiducia delle imprese a livello globale, sceso a 7,8 a fine aprile (da un valore compreso tra 25-30 registrato a fine 2024/inizio 2025)”.
Anche con una rimodulazione dei dazi e un allentamento delle diatribe commerciali, la volatilità che i primi 100 giorni dell’amministrazione Trump hanno portato con sé sui mercati, potrebbe avere effetti duraturi. E riconquistare la fiducia delle imprese, dei partner commerciali e dei cittadini statunitensi, per Trump, sarà un ostacolo difficile da arginare.
Come diversificare per affrontare mercati incerti
Ma secondo il premio Nobel per l’economia Harry Markowitz, “la diversificazione è l’unico pasto gratis nella finanza”. Un principio che resta valido anche e soprattutto in questi primi mesi del 2025.
“In tempi di incertezza politica ed economica come quelli attuali, la diversificazione diventa più che mai fondamentale. Un portafoglio bilanciato può aiutare a gestire meglio i rischi, per questo gli investitori dovrebbero considerare anche asset class alternative, come le strategie azionarie market neutral”, ha spiegato Alentorn. “Si tratta di un approccio che punta a generare rendimenti slegati dall’andamento dei mercati azionari, bilanciando posizioni long e short: quando una è positiva, l’altra è negativa ed è proprio la differenza relativa tra le due a determinare il rendimento della strategia. In sostanza, offre protezione e diversificazione agli investitori quando ne hanno più bisogno”.
Ma allora dove e come cogliere le opportunità di mercato? Si parlerà anche di questo durante il Roadshow di Jupiter Asset Management in partenza il 20 maggio da Padova.
Il roadshow – concepito in modo interattivo – toccherà in tutto quattro città italiane (Padova, Torino, Napoli e Roma) e sarà un’occasione per capire a che punto siamo oggi e come muoversi in un contesto di mercato che lascia sempre meno spazio alle previsioni.