Atteso un calo dei flussi di investimento verso l’Europa in una forbice compresa tra il 30 e il 45%
Nel 2019 l’Italia ha conosciuto un crollo degli investimenti diretti esteri in entrata da 33 a 27 miliardi
“L’m&a è un ambito da tenere sotto osservazione, fermo restando una predilezione per una strategia che favorisca gli investimenti greenfield”, commenta Alessandro Gelli
In particolare, è atteso un calo dei flussi di investimento verso l’Europa in una forbice compresa tra il 30 e il 45%. Sulla stessa linea d’onda anche l’Asia, mentre in Nord America si potrebbe sfiorare nella peggiore delle ipotesi il -35%. Ma le regioni più colpite risultano essere l’America Latina e i Caraibi, che potrebbero conoscere una contrazione dei flussi di investimento di circa il 50%.
Il caso italiano
Se si considerano i dati del 2019, l’Italia ha conosciuto un crollo degli investimenti diretti esteri in entrata da 33 a 27 miliardi, preceduta dalla Germania con 36 miliardi (seppure in calo dai 74 miliardi del 2018) e la Francia con 34 miliardi (contro i 38 miliardi dell’anno precedente). “In questo momento non si hanno certezze su quanto peserà il crollo degli investimenti diretti esteri paese per paese, ma riteniamo utile segnalare alcuni aspetti. Secondo la nostra esperienza, gli ide reagiscono in modo amplificato all’andamento dei mercati: se crollano, loro crollano ancora di più, se salgono, salgono più che proporzionalmente”, spiega Alessandro Gelli. “Negli ultimi due anni – precisa – gli investimenti diretti esteri a livello mondiale hanno conosciuto una contrazione del valore del singolo investimento. Sono più numerosi, ma sono diminuiti in termini di scala. Questo dimostra che anche le multinazionali stanno ragionando su progetti più smart, concentrandosi su settori di nicchia”.
In questo contesto, spiega, la crisi pandemica rappresenterà un “game changer”, aprendo le istituzioni a nuove sfide per mantenere e consolidare gli operatori già presenti sul territorio. “Un’azienda estera sarà più incentivata a investire in un territorio in cui ci sia un tessuto imprenditoriale e istituzionale che funzioni”, continua Gelli. E le piccole e medie imprese potrebbero giocare un ruolo di primo piano nel garantire l’attrattività del sistema anche se, in termini di fusioni e acquisizioni, in questo momento si potrebbero aprire delle opportunità ma anche dei rischi. “Almeno nel breve periodo è importante che le pmi possano far squadra tra di loro”, aggiunge Gelli, che conclude: “L’m&a è un ambito da tenere sotto osservazione, fermo restando una predilezione per una strategia che favorisca piuttosto gli investimenti greenfield”.