Con una densa argomentazione che si estende per oltre 80 pagine la Securities and Exchange Commission ha respinto la richiesta di quotazione dell’Etf basato sul Bitcoin “spot” avanzato da Grayscale. A differenza dei precedenti Etf su Bitcoin, che investono su derivati future, il cui prezzo ricalca quello della criptovaluta, gli Etf spot andrebbero ad investire direttamente sul sottostante, i Bitcoin veri e propri. Ma per la Sec quest’ultimo approccio è sempre stato problematico: mentre i future possono essere oggetto di vigilanza poiché scambiati su un mercato “convenzionale”, per le criptovalute non è così. Pertanto, l’Etf di Grayscale non rispetterebbe gli standard che consentono all’autorità di vigilanza sul mercato Usa di prevenire manipolazioni e possibili frodi, ha affermato la Sec. Grayscale, la più grande società nella gestione degli asset digitali, ha deciso di contestare la decisione della Sec aprendo una causa giudiziaria contro l’Autorità. E’ stata contestata una violazione dell’Administrative Procedure Act e del Securities Exchange Act.
Non che il respingimento della Sec sia stato una sorpresa o una novità: nel corso dello scorso anno oltre una decina di Etf su Bitcoin “fisico” si sono visti negare la possibilità di quotazione, fra cui prodotti di Fidelity, Valkyrie e SkyBridge.
La sfida di Grayscale, tuttavia, potrebbe costringere le autorità ad andare più a fondo nel giustificare il proprio diniego nei confronti del Bitcoin come oggetto di investimento diretto da parte di un fondo.
“Se le autorità di regolamentazione sono a loro agio con gli Etf che detengono derivati di un determinato asset, dovrebbero logicamente essere a loro agio con gli Etf che detengono lo stesso asset”, ha scritto Grayscale in una nota. La Sec, da parte sua, ha tenuto a precisare che il respingimento del fondo non si basa su “una valutazione dell’utilità o del valore del bitcoin, o della tecnologia blockchain più in generale, come innovazione o investimento”.
Per lungo tempo la possibilità che il Bitcoin entrasse nell’universo investibile degli Etf è stata vista come uno dei passaggi definitivi della criptovaluta nel mainstream. Sia il rally delle criptovalute osservato nel 2016 sia quello del 2021 hanno tratto beneficio dall’eventualità (nel primo caso) e dalla prospettiva poi concretizzata (nel secondo) che venisse approvato un Etf basato sul Bitcoin. In verità, diversi osservatori ritengono che il segnale lanciato dagli Etf basati sui future sia relativamente modesto: d’altronde la Sec li ha approvati perché si fondano su prodotti, i derivati, che sono già regolamentati. Se, invece, la Sec approvasse un Etf sul Bitcoin fisico il valore simbolico dell’avallo sarebbe assai più rilevante.
Alcuni gestori sono convinti che un Etf spot sul Bitcoin offra un’efficacia nettamente superiore a quelli basati sui future. Lo scorso novembre Invesco aveva spiegato a We Wealth perché aveva rinunciato a perseguire un Etf in Bitcoin alle condizioni che la Sec è disposta ad accettare: “Non abbiamo ritenuto che l’Etf Bitcoin basato su future così come è stato proposto potesse essere il veicolo ideale per fornire accesso diretto agli investitori. Abbiamo riallocato le nostre risorse per concentrarci su un Etf focalizzato su asset digitali con supporto fisico”, aveva dichiarato Anna Paglia, Global Head of ETFs and Indexed Strategies presso Invesco, stimando attorno al 5-10% la sottoperformance annua dei future su Bitcoin, rispetto al possesso diretto di moneta digitale.