Dopo quattro anni di ricerche Jordan ha individuato un microclima ideale in un’area compresa tra i 2.200 e i 2.600 metri di altitudine nella regione sud-occidentale dello Yunnan, delimitata da quattro villaggi, due su entrambi i lati del fiume Mekong, alle pendici dei monti Meili Xue Shan: Adong, Shuori, Sinong e Xidang (2.200 m), ognuno dei quali produce vini di carattere distintivo.
La sola regione dello Ningxia, che ha cominciato a piantare vigneti dal 1982 ed è situata nell’altopiano interno della Cina nord-occidentale, al confine con la Mongolia, a due ore di volo da Pechino, conta attualmente su più di 100 aziende vinicole, circa 33mila ettari di vigneti, che generano una produzione annuale di 130 milioni di bottiglie e un valore di circa 4 miliardi di dollari.
La qualità è in continuo miglioramento e l’obiettivo è di raddoppiare superficie vitata e produzione entro il 2025. Ma torniamo all’Ao Yun: Maxence Doulu, lo chef de cave, che si è fatto le ossa a Bordeaux nella cantina di Cheval Blanc, racconta che la cantina situata nel villaggio di Adong, a 2.600 metri è tra le più alte al mondo. Sembra che non sia un posto facilissimo da raggiungere: da Honk Kong si vola a Shangri-La, poi altro volo per Kumming e per finire 4 ore circa di macchina. Eppure secondo Maxence ne vale proprio la pena.
Le parcelle, i cui terreni sono in prevalenza calcarei e argillosi, sono terrazzate a mano e il clima è favorevole alla coltivazione della vite come avevano scoperto già da oltre un secolo, dei missionari gesuiti, con vigneti piantati per la prima volta sulla montagna alla fine del XIX secolo. Nel 2000, il governo cinese ha incoraggiato gli agricoltori locali a piantare viti, importate dalla Francia, per rilanciare l’economia della zona e rallentare l’esodo rurale.
Il territorio presenta grandi escursioni termi- che tra il giorno e la notte e questo assicura un buon livello di acidità; il clima mite e senza piogge del periodo della vendemmia assicura una perfetta maturazione delle uve mentre per proteggerli dal rigidissimo inverno i ceppi vengono interrati a fine vendemmia. La prima annata prodotta è stata la 2013 con un blend di 90% Cabernet Sauvignon e 10% Cabernet Franc.
Nel 2015 la percentuale di Cabernet Franc fu portata al 21%. Nel 2016 per la prima volta, il blend finale è stato deciso con assaggi fatti a livello del mare, ad Hong Kong, dove il grado di umidità dell’aria è più costante e, oltre al Cabernet Sauvignon (74%) e al Cabernet Franc (20%), sono stati aggiunti all’assemblaggio anche il Syrah per un 4% e il Petit Verdot per un 2%.
L’ultimo Ao Yun immesso sul mercato, appunto il 2016, presenta un colore rosso rubino carico; ha un profilo olfattivo fruttato di fragoline e ciliegia candita con richiami di frutta esotica su un sottofondo di legno di cedro, peperone arrosto, pepe Sichuan e una leggera nota affumicata. In bocca il vino è denso con tannini dolci e ben amalgamati, perfettamente equilibrato da un’acidità succosa e una sapidità minerale che conferiscono a questo vino freschezza ed eleganza. Il finale è persistente.
Quanto costa? Siamo sui 300 euro.