Il Nikkei 225 nell’ultimo mese (al 18 maggio) ha guadagnato il 6,88% contro un S&P 500 e un Euro Stoxx 50 sostanzialmente piatti
Ad aver accresciuto l’interesse è anche la sensazione che con il nuovo governatore della Banca del Giappone entrato in carica ad aprile, Kazuo Ueda, possa gradualmente abbandonare la politica monetaria ultra espansiva e invertire il trend di deprezzamento dello yen
Con una decisa accelerazione nell’ultimo mese, l’avallo eccellente di Warren Buffett e una prospettiva di cambio favorevole per chi investe in yen dall’estero, il Nikkei 225 ha rivisto per la prima volta quota 30.000 dal settembre 2021. La sensazione di numerosi analisti, fra cui Goldman Sachs, Societe Generale e Bank of America, è che il vento questa volta sia decisamente favorevole per le azioni del Giappone, come suggeriscono i confronti dell’ultimo periodo con i principali indici.
Il Nikkei 225 nell’ultimo mese (al 18 maggio) ha guadagnato il 6,88% contro un S&P 500 e un Euro Stoxx 50 sostanzialmente piatti. Da inizio anno, invece, il guadagno per l’indice di riferimento del Giappone è stato del 18,89% contro l’8,75% dell’indice americano e il 13% circa di quello europeo. Un altro popolare indice azionario giapponese, il Topix, ha guadagnato il 12% da inizio anno è si è portato ai massimi dal 1990.
Ad aver accresciuto l’interesse è anche la sensazione che con il nuovo governatore della Banca del Giappone entrato in carica ad aprile, Kazuo Ueda, possa gradualmente abbandonare la politica monetaria ultra espansiva mantenuta per tutta la durata della crisi inflattiva subita dalle maggiori economie occidentali. Il punto di partenza di Ueda è uno yen storicamente sottovalutato rispetto al dollaro e all’euro; negli ultimi 12 mesi lo yen giapponese ha perso oltre il 7% sul primo e oltre il 9% sul secondo. Con un’inflazione di fondo la cui crescita sta sfidando la tesi della banca centrale, sulla transitorietà dell’inflazione giapponese, gli investitori guarderanno con attenzione al nuovo dato sui prezzi in uscita venerdì 19 maggio. Ad aprile, l’inflazione dell’area di Tokyo “core-core” (che la Banca del Giappone utilizza per indicare l’andamento di fondo dei prezzi) è salita del 4,2%, ai massimi dal 1982.
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“Dopo essere stato uno dei mercati più resistenti nel 2023 – tra le preoccupazioni bancarie e il deterioramento della geopolitica – il sentiment del Nikkei si è ulteriormente innalzato quando Buffett ha espresso maggiore tranquillità nell’impiegare il capitale in Giappone rispetto a Taiwan”, hanno affermato gli analisti di BofA in una nota del 16 maggio, appena prima del raggiungimento di quota 30.000 per il Nikkei. “Una rottura netta” al di sopra di questa soglia psicologica potrebbe innescare una nuova corsa al posizionamento sul Giappone, avevano aggiunto gli esperti della banca americana.
Secondo gli strategist di Societe Generale “gli investitori stranieri sono tornati, il che dice qualcosa sulla natura del recupero azionario in Giappone”, che sarebbe basato “sui fondamentali, una domanda interna robusta e una politica più generosa nella remunerazione degli azionisti” da parte delle aziende giapponesi. Pagare buoni dividendi e buyback non sono abitudini comuni per le imprese nipponiche: secondo un’analisi di Jefferies circa la metà delle società del Topix giapponesi detiene liquidità netta, che potrebbe essere potenzialmente girata agli azionisti, contro il 22% delle società statunitensi. Mitsubishi, una delle società nel portafoglio di Buffett, ha annunciato lo scorso 8 maggio che condurrà un buyback da 2,2 miliardi di dollari. Altre imprese hanno annunciato piani analoghi.
Anche le valutazioni delle società quotate sul Topix sembrano interessanti: sempre secondo Jefferies il 54% di esse è scambiata attualmente al di sotto del valore del capitale proprio iscritto a bilancio (book value), contro il 7% delle aziende incluse nell’S&P 500. “Notiamo la solidità dei fondamentali rispetto ai titoli dei mercati esteri e riteniamo che le aspettative di cambiamenti/riforme strutturali possano spingere ulteriormente al rialzo le azioni giapponesi”, aveva scritto lo scorso 12 maggio lo stratega azionario per il Giappone di Goldman Sachs, Kazunori Tatebe.
Considerando che il dollaro è visto in calo in seguito al raggiungimento del tasso d’interesse terminale da parte della Federal Reserve, la posizione di “sovrappeso” sul Giappone sostenuta da Societe Generale prevede di non coprirsi dai futuri movimenti del cambio (che dovrebbero favorire lo yen). In termini di settori l’idea che in prospettiva la politica monetaria giapponese possa stringersi è coerente con la preferenza, espressa dagli analisti, sul settore bancario e finanziario – quello che realizza migliori margini in caso di tassi d’interesse più elevati.
La prima mossa che ci si aspetta dal governatore Ueda è l’allargamento della banda entro la quale è ammessa l’oscillazione dei rendimenti dei titoli governativi giapponesi decennali da 50 punti base a 100 punti base: questo dovrebbe aumentare l’appeal dei titoli di Stato e la domanda di yen per acquistarli, sostenendo così il valore della moneta giapponese.