La crescente competizione e la pressione sui profitti spingono il settore della consulenza finanziaria a fare fusioni e acquisizioni per ottenere vantaggi immediati in termini di efficienza e risparmio sui costi. Secondo un recente rapporto di Cerulli Associates, le prime cinque società di gestione patrimoniale negli Usa controllano il 57% degli asset in gestione dei broker/dealer e un terzo dei consulenti di questo segmento. I wealth manager “sono sempre più concentrati nel fornire una gestione patrimoniale veramente completa, perseguendo fusioni e acquisizioni per rafforzare le proprie capacità e catturare una porzione maggiore della catena del valore”. Per le famiglie più facoltose questa tendenza potrebbe risultare particolarmente gradita: Cerulli ha rilevato che il 57% delle famiglie assistite da un consulente negli Usa preferirebbe consolidare i propri asset finanziari presso un’unica istituzione; anche se, ad oggi, solo il 32% utilizza lo stesso fornitore per la gestione della liquidità e dei servizi di investimento.
Il consolidamento in Europa
Anche in alcuni Paesi europei il consolidamento delle realtà del wealth management è in atto da tempo. “La pressione sui margini derivante dall’aumento dei costi operativi, in particolare i costi di conformità, la necessità di investimenti in nuove tecnologie per servire meglio i clienti e ottimizzare il loro modello operativo, e una concorrenza sempre più intensa da parte di nuovi attori digitali dirompenti, sono alcuni dei principali fattori di consolidamento nel mercato della consulenza”, ha dichiarato a We Wealth Fabrizio Zumbo, Senior Specialist nell’Advisory Research Centre di Vanguard.
La tendenza al consolidamento si è vista, in particolare, “nei Paesi dove il segmento è altamente frammentato, come il Regno Unito e la Svizzera”, ha dichiarato Zumbo. “Nel Regno Unito, ad esempio, i dati della FCA mostrano che il numero di società di consulenza finanziaria che offrono consulenza ai clienti retail è diminuito da 5.246 alla fine del 2018 a 5.062 nel 2022, con più di 160 acquisizioni annunciate negli ultimi 3 anni, secondo i dati di NextWealth. In Svizzera, il numero di banche private è diminuito da 161 nel 2010 a 90 alla fine del 2022, secondo l’Università di San Gallo e KPMG”.
Fattori di consolidamento e benefici
Regolamentazione, commissioni e costi, e tecnologia – i tre fattori che stanno guidando il consolidamento nel wealth management – “dovrebbero beneficiare sia i consulenti che i loro clienti”, ha aggiunto Zumbo. Secondo la ricerca “Advisor’s Alpha” realizzata da Vanguard, “una maggiore enfasi delle nuove regolamentazioni sulla trasparenza delle commissioni e dei costi di investimento ha favorito l’adozione di prodotti di investimento a basso costo come fondi indicizzati ed ETF, che hanno portato a risultati migliori per gli investitori poiché il costo gioca un ruolo cruciale nel raggiungimento dei loro obiettivi di investimento”.
L’economia di scala maggiore e l’affermazione della tecnologia, più che rendere meno necessario il lavoro dei consulenti, lo orienterà su compiti diversi rispetto a quelli del passato. Le pratiche ritenute un tempo come la principale fonte di valore della consulenza “come l’allocazione degli asset e i ribilanciamenti sono ora automatizzate”, ha affermato Zumbo. Questo sposterà il consulente su “altri compiti più amministrativi, come l’onboarding dei clienti o la creazione di piani finanziari”. Inoltre, “il coaching comportamentale non diventerà obsoleto con la tecnologia… la nostra ricerca mostra che mentre più del 90% dei clienti con consulenza umana negli Stati Uniti afferma che non prenderebbe in considerazione il passaggio al digitale, l’88% dei clienti con consulenza robo prenderebbe in considerazione il passaggio a un consulente umano in futuro”.