Da una ventina di anni il baricentro mondiale del vino si è spostato dai paesi anglosassoni verso l’Oriente, Cina e Hong-Kong, Singapore e più recentemente Giappone. Questo cambiamento riguarda diversi aspetti del settore che andremo a sottolineare: produzione, consumi ed investimenti.
La nascita di nuovi terroir
Per quanto riguarda la produzione la Cina si è molto evoluta entrando a far parte dei principali paesi produttori già nel 2006 per poi diventare il sesto produttore al mondo negli anni 2016 – 2018, prima di iniziare un lento declino in questi ultimi anni. C’è da sottolineare che la produzione cinese è figlia di molte joint-venture 50/50 tra grandi gruppi europei (francesi ed italiani) che portano il know-how e la tecnologia e strutture cinesi che portano la mano d’opera e la terra. Esiste in Cina una vera possibilità di terroir e con l’aiuto di enologi spesso formatasi a Bordeaux i cinesi riescono a produrre dei vini di buona qualità. Nel prossimo mese di ottobre di quest’anno il “Grand Jury du Vin” andrà a valutare un’ampia campionatura di questi vini di cui sarà interessante menzionare i risultati.
Nuovi trend di consumo…
Dopo un periodo di euforia nel primo ventennio del 2000 il consumo dei vini pregiati si è abbassato in Cina sotto l’effetto di una regolamentazione più severa, in particolare per il consumo dei top wines. Complessivamente si è passati da un consumo di 250 milioni di litri nel 1995 a 700 milioni nel 2008, 1200 milioni nel 2012, 1800 milioni nel 2018 e 2019 per poi riscendere a 1200 milioni negli ultimi anni, facendo comunque della Cina il sesto consumatore mondiale. L’interesse maggiore è sempre stato per il vino rosso, in particolare il Bordeaux, anche se recentemente sembra delinearsi una tendenza più favorevole per i bianchi, in particolare i vini dolci con la Botrytis che si sposano alla perfezione con la cucina orientale (cinese, tailandese e indiana). Il vino italiano ha sempre più il favore del pubblico, in particolare il Barolo e gli SuperTuscan. Nel 2010 il Grand Jury Européen organizzò una degustazione di Barolo a Hong-Kong e fu un grande successo: molti cinesi vennero all’evento per scoprire e capire cosa fosse il vitigno nebbiolo. Una clientela dunque avida di imparare e curiosa di assaggiare delle novità.
…e di investimenti nel vino
Dal punto di vista degli investimenti la Cina è stata molto importante negli ultimi anni, sia come investitore privato in bottiglie, sia come acquirente di aziende vitivinicole europee. Già negli anni 2010 erano note a Hong-Kong le “magnifiche 7”, sette cantine straordinarie con bottiglie d’eccezione. Nel 2012 un industriale di Shanghai ha investito più di 30 milioni € per l’acquisto di 20.000 bottiglie d’antologia, soprattutto francesi ed italiane, alcune delle quali sono poi state fotografate per stampare in Cina un libro d’eccezione. Inoltre, per quanto riguarda le aziende basti menzionare il fatto che dei 10.000 Châteaux di Bordeaux quasi 200 sono stati acquistati da gruppi orientali. Anche in Borgogna ed in Italia, seppur in minor misura, la presenza cinese si è fatta sentire e dovrebbe comunque crescere in futuro.
In conclusione
Nel mercato globalizzato il vino, soprattutto quello di Francia e Italia, è diventato un prodotto mondiale di lusso richiesto ovunque ed in particolare in Estremo Oriente. Segno dei tempi, Hong-Kong, dove si svolgono le più grandi vendite all’asta di vino, ha soppiantato Londra come capitale mondiale del vino e ultimamente Singapore le fa sempre più concorrenza.