L’assenza di operazioni di grandi dimensioni ha ridotto in modo significativo il flusso di investimenti che ha raggiunto le startup italiane attraverso i fondi di venture capital: nel 2023 l’ammontare investito è sceso a 1,1 miliardi, in calo del 42% rispetto agli 1,9 miliardi del 2022, mentre il numero delle operazioni è diminuito a 302, dalle precedenti 349 (-13%).
I dati presentati martedì 20 febbraio da Aifi con l’Osservatorio Venture Capital Monitor, indicano un calo rilevante che ha riportato gli investimenti nelle startup con sede in Italia sui livelli del 2021. Tuttavia, gli investimenti del venture capital in Italia si sono mantenuti su livelli pari quasi al doppio rispetto a quelli registrati nel 2020, testimoniando secondo Aifi, un consolidamento del balzo in avanti compiuto in concomitanza con gli anni della pandemia.
L’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani, pari circa a 300 milioni di euro è rimasto stabile rispetto al 2022. Sommando queste due componenti, il totale complessivo degli investimenti del venture capital italiano si attesta a 1,4 miliardi di euro, contro i 2,2 miliardi del 2022.
“Il venture capital italiano sta assumendo gradualmente dimensioni sempre più rilevanti: permane ancora uno stadio di sviluppo non pienamente soddisfacente rispetto ad altri Paesi a noi significativamente comparabili, ma gli ultimi anni si sono certamente contraddistinti per una riduzione del gap che caratterizzava il nostro sistema”, ha dichiarato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta, “nonostante la mancanza di grandi operazioni, il numero elevato di quelle realizzate è il segnale di un terreno fertile su cui poter continuare a investire per puntare a nuovi campioni dell’innovazione”.
“Il mercato è da tempo su un plateau ben più elevato della media storica”, ha dichiarato commenta Pierluigi De Biasi, partner dello studio legale E. Morace & Co, “uno degli effetti di questo successo il numero delle startup pone il problema di come sostituire, nella fase di sviluppo successivo il venture capitalist con un investitore, non necessariamente fondo, che possa fare da ponte fino a una nuova dimensione, essendo disponibile a rimanere investito per alcuni anni”.
Il calo registrato negli investimenti di Vc in Italia è in linea con le tendenze osservate su scala mondiale: GlobalData ha stimato un calo nel numero dei deal pari al 38% nel 2023, con una particolare riduzione delle operazioni da oltre 100 milioni di dollari, che si sono più che dimezzate. Inoltre, il 2024 sembra partire in salita: negli Stati Uniti, il volume e il valore dei deal di Vc si è ridotto del 61,2% del 37% annuo a gennaio, a 281 annunci per 5,1 miliardi di dollari, secondo GlobalData.
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Gli alleati del venture
Sul venture capital italiano “continua l’afflusso di risorse provenienti dal canale del private banking e l’utilizzo dell’Eltif, che contribuiscono a veicolare le risorse dei privati verso gli investimenti di venture capital”, hanno affermato Francesco Bollazzi e Giovanni Fusaro, responsabili dell’Osservatorio Venture Capital Monitor. Due family office, inoltre, risultano lead investor in altrettante operazioni tracciate dall’Osservatorio, per un controvalore attorno ai 300mila euro.
Più rilevante in termini di grandi numeri, però, è la collaborazione “tra operatori privati e quelli di matrice istituzionale e pubblica”, hanno sottolineato Bollazzi e Fusaro, con il marchio di Cdp Venture Capital che compare ripetutamente nella lista dei lead investor delle operazioni effettuate nel 2023.
Nel corso del 2023, si è confermata la tendenza recente che vede un crescente coinvolgimento delle aziende nei round di venture capital. Questo fenomeno è evidenziato dal fatto che le imprese hanno partecipato in circa il 22% dei round totali, a sostegno delle startup in fase iniziale o di primo sviluppo. Tale percentuale è leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, ma dimostra comunque una significativa presenza delle corporate nel mondo degli investimenti a supporto dell’innovazione imprenditoriale.
I settori e le regioni preferiti: più che altro conferme
La Lombardia si conferma ancora una volta come il cuore pulsante degli investimenti initial, rappresentando il 46% del mercato con 113 società target, rispetto al 44% del 2022 con 124 società. Seguono da vicino il Lazio, che acquisisce il 13%, e il Piemonte con l’8%. Nel panorama settoriale, è l’Ict a dominare l’interesse degli investitori di venture capital, con una quota del 38% sul totale delle società target.
Tra queste, il 32% si concentra sulle startup operanti nel campo dei digital consumer services, mentre il restante 68% si indirizza verso le enterprise technologies. A seguire, l’Healthcare si posiziona al 12%, seguito da altri servizi (9%) come l’edutech, mentre Fintech ed Energia e Ambiente catturano il 7% degli investimenti initial. Rispetto al 2022 hanno perso centralità gli investimenti il settore finanziario, scesi dalla seconda alla quarta posizione nella distribuzione, mentre la quota di investimenti in startup attive nelle biotecnologie si è pressoché dimezzata.