Un sondaggio condotto da Wolters Kluwer mostra come gli economisti siano divisi, con il 48% che si attende una recessione negli Usa nei prossimi 12 mesi
Federici: “Il mercato obbligazionario, nonostante i recenti rialzi sulla parte lunga della curva dei tassi, trasmette un segnale più cauto, in quanto la curva è invertita”
Recessione sì o no? Per gran parte dell’ultimo anno, tra tassi di interesse in rialzo e incertezza sui mercati, si sono accumulati i timori sul futuro dell’economia statunitense. Poi, di recente, un numero crescente di investitori ha iniziato a scommettere su uno scenario di “soft landing”, ovvero un atterraggio morbido. A partire dallo staff della Federal Reserve (che elabora analisi indipendenti) che lo scorso luglio ha annunciato di non prevedere più una recessione nel 2024, segnando un netto distacco dalle precedenti proiezioni. Ma c’è chi non è d’accordo, come evidenziato da una recente analisi di Visual Capitalist.
Un sondaggio condotto da Wolters Kluwer mostra gli economisti divisi, con il 48% che prevede una recessione nei prossimi 12 mesi. I consumatori, sentiti da The conference board, condividono invece un atteggiamento improntato alla cautela, con più del 69% che si attende una recessione. Diversamente, Goldman Sachs ha recentemente abbassato le probabilità di una recessione negli Stati Uniti dal 20% al 15%, mentre Bank of America le attribuisce una probabilità tra il 35 e il 50%. Gli amministratori delegati, che hanno infine il polso sull’andamento dei profitti, sono i più pessimisti, con l’84% che si sta preparando a una recessione nei prossimi 12-18 mesi (seppur in calo rispetto al 92% registrato nel secondo trimestre del 2023).
Fonte: Visual Capitalist
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“Il mercato azionario si mostra più ottimista riguardo al rischio di una recessione”, aggiunge Tommaso Federici, chief executive officer di Soprarno Sgr intercettato da We Wealth. “È possibile valutare la probabilità di tale scenario analizzando l’attuale valore dell’indice azionario, il prezzo delle opzioni e le stime sugli utili societari per l’anno prossimo; il risultato suggerisce una probabilità di circa il 30%. In altre parole, il mercato azionario sembra propenso a un atterraggio morbido dell’economia statunitense”, conferma Federici. D’altra parte, aggiunge, il mercato obbligazionario – nonostante i recenti rialzi sulla parte lunga della curva dei tassi – trasmette un segnale più cauto. La curva è infatti invertita, indice che gli investitori si aspettano tassi più bassi in futuro. Attualmente, continua Federici, la probabilità implicita di recessione nel mercato dei Treasury Usa è prossima al 60%.
Usa, recessione in arrivo? Come investire
Secondo l’esperto, se l’economia americana dovesse andare in recessione, smentendo le attese dello staff della Fed (e non solo), nel mercato obbligazionario bisognerebbe aumentare la duration investendo in obbligazioni di alta qualità “che tendono a essere meno volatili e offrono un rifugio sicuro in periodi di incertezza economica”. Nel contesto del mercato azionario, aggiunge, sarebbe “opportuno privilegiare i settori difensivi e anticiclici, come quello farmaceutico, delle utility e del food & beverage”; settori che tendono a essere meno sensibili ai cicli economici e che pertanto, spiega, possono offrire una certa protezione durante i periodi di recessione. “Tuttavia, è importante sottolineare che nessuno può escludere completamente nemmeno lo scenario di no landing, in cui la crescita economica potrebbe continuare a sorprendere positivamente. Di conseguenza, la prudenza e la gradualità nel modificare le strategie di investimento restano cruciali”, avverte l’esperto.
Occupazione Usa: +360mila posti a settembre
Intanto, l’Us bureau of labor statistics ha comunicato che nel mese di settembre si è registrato un aumento di 336mila nuovi posti di lavoro (nei settori non agricoli), un dato ben superiore alle attese del consensus (+170mila). Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, questo fattore potrebbe spingere “la Fed a effettuare un ulteriore rialzo dei tassi di interesse entro fine anno”. Dal grafico dotplot pubblicato nell’ultimo meeting, la maggior parte dei banchieri centrali del Fomc “sembrano infatti convinti che un rialzo sia ancora necessario per raffreddare l’economia”, ricorda Diodovich. “Servono quindi dei dati per convincerli del contrario e potranno essere solamente le cifre sull’inflazione. Solamente un ulteriore calo delle pressioni inflazionistiche potrebbe persuadere i membri del Fomc a lasciare i tassi invariati”, conclude lo strategist.