Vivere all’estero dopo la pensione, pagando di meno tasse
Trasferirsi all’estero dopo la pensione è uno dei trend del millennio: terminata la vita lavorativa, se ne desidera iniziare un’altra a latitudini più miti, godendo di un benessere economico maggiore grazie a incentivi fiscali molto forti. Per i clienti hnwi, il servizio di ‘relocation’ può essere fornito dalla banca private. Ma per i redditi medi o medio alti che non fossero nomadi digitali, mancava un operatore di riferimento (ai redditi medio-bassi non conviene prendere in considerazione l’opzione). Ora esiste grazie a Federica Grazzi, “italiana di Milano” e residente all’estero da 11 anni, dotata di un background in “relazioni internazionali con i governi” anche grazie ai molti anni di lavoro in JP Morgan, ci racconta al telefono.

Federica Grazzi
Nel 2024 ha dato vita alla sua startup ‘Mitos Relocation Solutions’: “Volevo dedicarmi a progetto mio, in coerenza con il mio vissuto lavorativo. Il mio obiettivo è quello di diventare la prima azienda mondiale specializzata in questo. Io stessa sono un’espatriata. Ora vivo a Londra; però ho vissuto in otto paesi, fra cui Russia, Thailandia, Spagna, Svizzera. Ho anche preso la seconda cittadinanza in UK”. Racconta di avere avuto anche una lunga esperienza di volontariato nell’ambito delle organizzazioni che si occupano di assistere i pensionati nella loro volontà di emigrare, come ‘Age UK’, di cui è anche diventata trustee. Questo sogno viene maturato “soprattutto nei paesi ‘nordici’, come UK, Stati Uniti, paesi scandinavi”.
Quali sono i paesi con le tasse più convenienti per vivere all’estero dopo la pensione?
Oltre a un clima più dolce, si cerca un maggior benessere economico: “In UK, più del 50% dei pensionati vorrebbe emigrare”. L’Europa è un’area che sta attraendo tante persone, come anche i Caraibi, il sud-est asiatico o Mauritius. Storicamente, i due paesi più attraenti sono stati Spagna e Portogallo, ma ora gli incentivi fiscali e immigratori sono venuti meno”.
“Ci sono comunque altri paesi che ancora desiderano attrarre i pensionati stranieri e tutto l’indotto connesso. Fra tutti, Grecia e Albania, con l’Italia. La prima offre una flat tax del 7% per 15 anni. Per gli europei è facile muoversi nel loro continente, ma anche per gli extra-Ue non è impossibile, se dimostrano di potersi effettivamente mantenere. L’Italia offre incentivi per chi sceglie il sud e i comuni con meno di 20.000 abitanti (aliquota del 7% per 10 anni). Da noi c’è anche una tassa piatta che permette di pagare una quota fissa di 200.000 euro (prima erano 100.000 euro) di imposte, “ma conviene se si ha almeno un milione in reddito”.
L’Albania fiscalmente ora è convenientissima, e il costo della vita là è ancora davvero molto basso, molto più che in Grecia. Poi, la maggior parte degli albanesi parla italiano perfettamente. È importante sapere che questi incentivi “non si applicano in base alla cittadinanza, ma alla residenza precedente.
Vale anche per gli italiani che hanno lavorato all’estero e vogliono tornare
Quindi, per esempio, anche gli italiani che hanno lavorato all’estero per almeno 5-10 anni, possono tornare in Italia accedendo a questo tipo di incentivi. Da quale nazione arrivano le maggiori richieste? “Usa e UK. Negli Stati Uniti poi c’è ora, con Trump, un’impennata”. Le mete più ambite? “Creta in Grecia. Toscana e Umbria in Italia. In Ue, Portogallo e Spagna riscuotono ancora un certo interesse. A livello di paesi, la meta più richiesta rimane l’Italia con la sua grande storia. All’orizzonte però ci sono Grecia e Albania”.

Scorcio toscano
Come fare per vivere all’estero dopo la pensione?
Dal punto di vista operativo, quali sono i primi passi da mettere in atto? “Scelta della destinazione, ottimizzazione fiscale, adeguata preparazione. Facendo un investimento di diversi anni, è bene prepararsi. Consiglio sempre di visitare il luogo, non solo in alta stagione; di parlare con altri expat”. Inoltre, “nel momento in cui si decide qual è il paese, è importante essere sicuri che sia aperto all’immigrazione, se vi si può avere accesso alla sanità pubblica e se quella privata conviene: per esempio alcuni non offrono assicurazioni a chi ha più di 65 anni. Poi bisogna capire quanto si può approfittare della scontistica fiscale”. Essenziale è “ottimizzare il calendario: in base al numero di giorni che una persona spende in un luogo, può cambiare la propria residenza fiscale”.
Infine, il trasloco vero e proprio va “organizzato anche coinvolgendo i consolati, per evitare eventuali tasse di import”. Quali i paesi che attualmente segue di più? “Ora, Grecia e Italia. Ma sto iniziando a lavorare per Cipro e Albania”. C’è qualcuno che si pente della scelta? “Sì, può succedere. E tornare indietro è sempre possibile. Detto ciò, è naturale provare un momento iniziale di smarrimento; bisogna darsi un po’ di tempo. Si consideri pure che negli anni possono cambiare le politiche fiscali o immigratorie dello stato in cui ci si è trasferiti. Consiglio dunque sempre di fare un piano di contingenza. Suggerisco inoltre di trasferirsi gradualmente, di lasciare nel proprio paese di provenienza dei punti di contatto anche fiscali, finanziari; di mantenere dei risparmi, di diversificare le valute nel caso si voglia continuare a spendere in un’altra divisa”.
Articolo originariamente apparso su We Wealth Magazine 79
Domande frequenti su Godersi la pensione all’estero: terza età, nuova vita
Il vantaggio principale è la possibilità di godere di un maggiore benessere economico grazie a incentivi fiscali favorevoli offerti da alcuni paesi, permettendo di vivere con meno tasse.
Il servizio di 'relocation' è principalmente rivolto ai clienti HNWI (High Net Worth Individuals), ovvero individui con un patrimonio netto elevato, e può essere fornito dalla banca private.
L'articolo suggerisce la mancanza di un operatore di riferimento per i redditi medi o medio-alti che non rientrano nella categoria dei nomadi digitali e che desiderano trasferirsi all'estero dopo la pensione.
L'articolo si riferisce al trend crescente di trasferirsi all'estero dopo la pensione per iniziare una nuova vita in luoghi con climi più miti e condizioni fiscali più vantaggiose.
L'articolo menziona la questione se i vantaggi fiscali siano validi anche per gli italiani che hanno lavorato all'estero e desiderano tornare, suggerendo che l'argomento sarà trattato.