Centocinquanta emissioni totali, di cui 26 quotate su Borsa Italiana e 124 collocate privatamente, per un controvalore complessivo di quasi 895 milioni euro e 134 emittenti unici. Questo il bilancio dei minibond nel 2021, che ha portato il mercato di questi strumenti a sfiorare, alla fine dello scorso anno, un importante traguardo: quasi 1.000 strumenti emessi dal 2014 (anno in cui è stato introdotto lo strumento) ad oggi. In particolare, a fine dicembre 2021, si registravano 970 minibond, di cui 614 ancora in essere, per 652 emittenti unici e un controvalore di circa 6,6 miliardi di euro.
Questo quanto emerge dall’ultimo numero del Barometro minibond, report trimestrale redatto da Azimut Direct in collaborazione con Business Support e dedicato alle emissioni obbligazionarie fino a 50 milioni, che si è concentrato soprattutto nel periodo 2018-2021, in cui il mercato è diventato più maturo. In questi ultimi 4 anni, infatti, i minibond emessi in totale sono stati 646, di cui 152 quotati sul segmento ExtraMot Pro3 di Borsa Italiana e 494 collocati privatamente, per un controvalore totale di 3,9 miliardi di euro.
A livello di
distribuzione geografica, sempre nel periodo 01/01/2018 – 31/12/2021, il 65,8% delle emissioni si è concentrata in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Campania, Lazio ed Emilia Romagna per un controvalore di circa 2,6 miliardi, di cui 835,8 milioni, pari al 21,3% del totale, è stato emesso solo in Lombardia. Per quanto riguarda, invece, la distribuzione settoriale, la maggior parte dei minibond è stata emessa da imprese del settore “Industrial”, per un ammontare totale di poco superiore a 1 miliardi di euro, pari al 25% del controvalore complessivo.
Tendenze mercato minibond
Se si analizzano i trend in atto, emerge che dal 2019 ad oggi si sta assistendo a una costante diminuzione del fatturato medio degli emittenti, segno che sempre più aziende di dimensioni minori fanno ricorso ai minibond. Il valore medio è infatti sceso da 88,3 milioni del 2018 a 58,7 milioni nel 2021.
“Si osserva inoltre una sempre maggiore importanza dei mercati privati: nel 2018 le emissioni in private placement rappresentavano il 62% del totale mercato; nel 2021 la loro quota è salita all’83%, crescita in parte legata al fenomeno basket bond – si legge nel report – Dal 2019 (anno di diffusione dello strumento) a oggi, sono stati infatti emessi 172 minibond all’interno di programmi basket bond, di cui 46 nel solo 2021. Tra le caratteristiche di tali programmi figurano taglio e cedola media inferiori, spesso legati agli schemi di garanzia applicati. Resta in ogni caso valida la relazione positiva tra cedola e classe di rischio: le aziende più solide possono infatti emettere minibond con tassi più bassi rispetto ad aziende più rischiose”.
“I trend di mercato confermano la validità dello strumento minibond per finanziare i piani strategici di crescita di lungo periodo delle piccole e medie imprese. Già oggi la finanza tradizionale e fintech hanno allargato l’offerta di soluzioni per imprese ad alto potenziale. Nel 2022 ci aspettiamo un allargamento agli strumenti di finanza straordinaria di debito come minibond o anche obbligazioni convertibili, oltre a equity per le pmi”, ha commentato Francesca Bartoli, responsabile analisi economiche di Azimut Direct, che poi ha aggiunto che si tratta di una giusta evoluzione che risponde ad esigenze di capitale per cavalcare la ripresa, a complemento dei canali di finanziamento tradizionali. “Sarà chiave la presenza costante di consulenza qualificata”, ha poi concluso Bartoli.
Centocinquanta emissioni totali, di cui 26 quotate su Borsa Italiana e 124 collocate privatamente, per un controvalore complessivo di quasi 895 milioni euro e 134 emittenti unici. Questo il bilancio dei minibond nel 2021, che ha portato il mercato di questi strumenti a sfiorare, alla fine dello scor…