La fiducia dei risparmiatori in un mercato amico dei loro diritti, anche se in condizioni talvolta volatili, è il primo e fondamentale requisito su cui consulenti finanziari iscritti all’Albo di cui all’art. 31 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria – TUF basano le prospettive di sviluppo della loro professione. Pil quasi dimezzato dal 4,1% al 2,7% e inflazione in crescita, prevista al 5,9% nel 2022, cambiano le previsioni sull’Italia e inducono risparmiatori e investitori a verificare le proprie scelte di investimento, se del caso ripianificandole, evitando scelte estemporanee basate sull’emotività.
Emotività che, se fuori controllo, può portare ad assumere com- portamenti non corretti e non coerenti con i propri obiettivi e piani di investimento. A “come” proteggersi da questa distorsione cognitiva inconsapevole, il consulente finanziario sa dare una risposta. Ma la libertà di prendere scelte d’investimento, nel proprio interesse e assumendosene la responsabilità, ha bisogno di linee guida che definiscano “diritti e doveri” di tutti gli attori coinvolti e di un patto di fiducia che le rendano effettive. Sono fondamentali quindi: un mercato ben regolato; la correttezza e professionalità degli operatori di mercato; l’informazione chiara, completa e trasparente; l’offerta di prodotti e servizi adeguati; la consapevolezza delle decisioni d’investimento e l’adeguata assistenza dei risparmiatori. La concreta attuazione di tali condizioni è nello spirito dell’art. 47 della Costituzione, che tutela il risparmio. E come ricordato anche nella recente manifestazione di ConsulenTia – la tre giorni capitolina organizzata da Anasf per gli operatori del settore – per rispettare questi diritti, i consulenti finanziari e l’industria del risparmio sono sempre stati in prima linea e continueranno a farlo. Con questo spirito, infatti, Anasf già nel 2005 redigeva la Carta dei diritti dei risparmiatori per mettere in chiaro e veicolare diritti che svolgono un importante ruolo di tutela della fiducia instaurata tra consulente finanziario e risparmiatore, del benessere socioeconomico del Paese e della crescita della categoria. E nel 2015 riprendeva il suo Codice Deontologico Professionale, definito nel 1999, per integrarlo nel Regolamento generale Anasf, secondo il quale l’associato: pone l’interesse pubblico al di sopra del proprio interesse; rispetta tutte le norme di condotta professionale e non tollera, né direttamente né indirettamente, azioni e comportamenti contrari ai contenuti dello stesso; qualora venisse a conoscenza di violazioni di leggi, regolamenti o norme che tutelano il corretto esercizio della professione, deve darne comunicazione all’Autorità o all’Organismo di vigilanza competente; e presta attenzione e valuta le situazioni nelle quali potrebbero esservi conflitti di interesse tra sé ed altri associati. Ad avere ben saldi questi principi, fondamentali per la creazione di un clima di fiducia che si propaghi a macchia d’olio nel tempo, sono stati i padri fondatori dell’Associazione nel lontano 1977 e sono oggi gli oltre 12mila associati di A- nasf, che si riconoscono parte attiva della nuova transizione sostenibile che, a sua volta, impera la protezione del risparmio e degli investimenti di tutti i cittadini, non solo di coloro che già si affidano a un professionista del settore.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di giugno, a cura di Germana Martano, direttore generale di Anasf