Al giorno d’oggi, con le tecnologie di cui dispone, è molto difficile che un enologo faccia un vino non buono. Infatti, rispetto a trent’anni fa possiamo ben notare che le vendemmie si susseguono con una qualità piuttosto elevata e ricorrente. Al contrario negli anni 60’, 70’ e 80’ del secolo scorso non era raro di avere un’ottima annata che purtroppo veniva poi da una o più annate mediocre. Per questo si può sicuramente affermare che la tecnologia e l’innovazione hanno permesso di stabilizzare la qualità dei vini in tutte le zone del mondo, permettendo il controllo delle temperature ed una migliore pulizia nonché un lavoro in vigna più preciso e curato.
Il ruolo della tecnologia nella qualità del vino
Le macchine controllate dai computer hanno di fatto eliminato l’errore della manualità dell’uomo e hanno semplificato il lavoro in cantina. Va però sottolineato che così facendo si ha avuto una tendenza all’uniformizzazione con dei wine-maker che applicavano delle ricette collaudate in tutte le zone vitivinicole del globo.
Meno tecnologia, più vino naturale
Ed è quindi interessante notare come i più importanti domaines stanno a poco a poco tornando verso delle procedure ancestrali al fine di ritrovare la diversità attraverso le caratteristiche del terroir. Sono anni oramai che vediamo nuovamente nei vigneti di grande prestigio procedere con passo lento i cavalli di una volta che hanno ripreso a lavorare. E sono molti i viticultori che annunciano con orgoglio che loro, in cantina, non fanno praticamente niente affinché il vino sia il più naturale possibile e quindi sottointeso il meno tecnologico.
Tecnologia, Nft e tracciabilità delle bottiglie
La tecnologia può però applicarsi sempre di più per quanto riguarda la tracciabilità delle bottiglie e la loro autenticità utilizzando la tecnica del NFT e della blockchain. Innovazione si, per aiutare la mano dell’uomo ma non scordiamoci che al grande vino serve il terroir, la semplicità e soprattutto il tempo.
Articolo pubblicato sul numero 67 del magazine We Wealth