I Millenials sono i meno attivi in campo sostenibilità. Sono molto bravi nel “dire”: manifestazioni (Friday for future) ma alla prova del nove, non centrano l’obiettivo sostenibilità
Gli investitori italiani non investono in Esg. Solo il 12% passa dalle parole ai fatti. Mentre il 29% dichiara solo di avere buone intenzioni
Il tema della sostenibilità si scontra anche con la legislazione non favorevole a detta di molti. L’indagine di Schroders sottolinea infatti come due terzi degli investitori italiani (61%) affermano che investirebbero di più in modo sostenibile a fronte di eventuali modifiche alla legislazione volte a incentivare tale tipo di investimenti (risultando in linea con il 60% degli investitori globali). Allo stesso modo, il 62% degli investitori italiani (60% il dato globale) dichiara che un altro incentivo proverrebbe da rating indipendenti che certifichino l’approccio sostenibile degli strumenti considerati.
Altro tema su cui gli operatori stanno cercando si spingere è la disclosure informativa in campo. Cristina Ungureanu, responsabile corporate governance di Eurizon, durante l’evento Shareholder Activism and Esg: Us and European perspectives ha dichiarato come “un’informazione migliore, piuttosto che maggiore, relativa alla sostenibilità potrebbe aiutare ulteriormente i mercati dei capitali, essendo fondamentale per aiutare a prendere decisioni di investimento informate. Molte delle informazioni che vengono attualmente presentate e comunicate sono retrospettive e non sono rilevanti per ciò che gli investitori stanno cercando”.
Miti da sfatare
Si è sempre sostenuto che i più giovani siano maggiormente sensibili ai temi della sostenibilità. Non è vero. Secondo il report gli investitori Millennial (18-37 anni) risultano meno consapevoli di Generazione X (38-50 anni) e Baby Boomer (51-70 anni) in merito al contributo concreto che possono dare allo sviluppo sostenibile tramite l’investimento dei propri risparmi.
Solo il 52% dei Millennial italiani crede che tutti i fondi di investimento, e non solo quelli etichettati come sostenibili, dovrebbero tenere conto dei fattori di sostenibilità. Risultano essere gli ultimi della classe rispetto a Generazione X (62%) e Baby Boomer (65%). Analogo il quadro a livello globale, con i Millennial in coda (60%), preceduti da Generazione X (65%) e Baby Boomer (62%).
Questo ritardo si intuisce anche dalle percentuali degli investitori che hanno dichiarato di considerare i fattori di sostenibilità nella selezione di un prodotto di investimento. Ad affermarlo è il 52% dei Millennial italiani, il 55% della Generazione X e il 54% dei Baby Boomer. A livello globale, gli investitori della Generazione X sono al primo posto con il 61%, rispetto al 59% dei Millennial e al 50% dei Baby Boomer.
Infine, i Millennial italiani convinti che i propri investimenti possano avere un impatto diretto nel contribuire a un mondo più sostenibile sono il 56%, appaiati in questo caso specifico alla Generazione X con una percentuale identica, mentre per i Baby Boomer il dato è del 62%. A livello globale, la consapevolezza della Generazione X (64%) risulta superiore sia ai Millennial (60%) che ai Baby Boomer (57%).