Nel 2012 i multi-milionari hanno finanziato i candidati repubblicani per una cifra più che raddoppiata rispetto a quanto fatto con quelli democratici
Nel 2016 lo stacco si è ridotto al 20% e nel 2018 la situazione si è ribaltata: i finanziamenti più ingenti sono andati alla candidata del partito democratico
La campagna per la rielezione del presidente Trump ha annunciato donazioni record nel secondo trimestre di quest’anno: 266 milioni di dollari in tutto, di cui circa la metà – 131 milioni di dollari – nel solo mese di giugno
Pochi ma buoni
Il report mostra come una manciata di grandi investitori sia responsabile per quasi due terzi dei contributi dei grandi investitori degli ultimi tre decenni. Dal 1990 a maggio 2020, 20 persone hanno fatto donazioni politiche in totale per 1,3 miliardi di dollari, quasi il 62% di tutti i contributi dei miliardari in quel periodo. Tra i miliardari privati più generosi ci sono gli imprenditori filantropi Sheldon e Miriam Adelson, magnati dei casinò che parteggiano per i repubblicani (308 milioni di dollari); Tom Steyer, un gestore di hedge fund che sostiene democratici e cause liberali, (275 milioni di dollari); l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che per non scontentare nessuno ha finanziato entrambi i partiti (per un totale di 181 milioni di dollari).
Tra i primi 20 finanziatori anche gestori di hedge fund come James Simons, George Soros, Paul Singer e Ken Griffin; gli investitori Stephen Schwartman, Warren Stephens, Bernard Marcus, S. Daniel Abraham e il co-fondatore di Facebook Dustin Moskovitz.
Name dropping
Ma quali partiti preferiscono i ricchi? Secondo il report, nel 2012 i miliardari hanno donato al partito repubblicano più del doppio di quanto versato ai democratici, ma nel 2016 questo dislivello si è ridotto al 20% e nel 2018 la situazione si è ribaltata: i finanziamenti più ingenti sono andati alla candidata del partito democratico Hillary Clinton. Per fare qualche nome: nella ex first lady hanno creduto giganti come gli hedge fund Paloma Partners (13,1 milioni di dollari), Renaissance Technologies (12,5 milioni) e Pritzker Group (11,3 milioni). Ma anche l’università della California (1,2 milioni), quella di Harvard (610 mila dollari) e Stanford (565 mila dollari); le big del tech: Alphabet (1,1 milioni), Microsoft (574mila dollari) e Apple (519mila dollari).
Hanno invece puntato sul self-made man Donald Trump Renaissance (15,5 milioni di dollari), GH Palmer associates (2 milioni) e la Marcus Foundation (2 milioni). Poi la Murray Energy, gigante del carbone (102mila dollari) e Alliance Resource Partners (66mila).
Per il Tycoon sembra andare meglio nel 2020: dall’organizzazione che cura la campagna per la rielezione del presidente in carica fanno sapere che nel secondo trimestre di quest’anno le donazioni hanno raggiunto quote record: 266 milioni di dollari in tutto, di cui circa la metà nel solo mese di giugno, per una media giornaliera di 4,3 milioni di dollari. I fondi incassati “eclisserebbero il totale raccolto in uno qualsiasi dei mesi del 2016”.