Nell’ultimo quinquennio il tasso di crescita annuo dei ricavi per i gestori di portafoglio è stato del 4%, mentre nel prossimo sarà dell’1%
Secondo molti l’industria dei fondi è arrivata ad una congiuntura critica, a tal punto da domandarsi se essa possa considerarsi ancora un “growth sector”
Se l’industria dell’asset management non sarà in grado di ridefinire la sua proposta di valore per gli investitori, la prospettiva di crescita per i ricavi resterà debole
Ma esistono tre aree che, insieme, conteranno per oltre il 50% dei ricavi dell’asset management nei prossimi cinque anni. E’ su di esse che bisogna puntare
Portafogli e commissioni: la caduta degli dei?
I ricavi dell’industria dell’asset management sono destinati a dimagrire pesantemente nei prossimi cinque anni. I motivi? L’assottigliamento delle commissioni dei gestori e tassi di interesse sempre più bassi. Lo riporta un recentissimo studio congiunto di Morgan Stanley e Oliver Wyman, affermando che l’industria dei fondi è arrivata ad una congiuntura critica, a tal punto da domandarsi se essa possa considerarsi ancora un “growth sector”.
Basti notare che se nell’ultimo quinquennio il tasso di crescita annuo (cagr) dei ricavi dell’industria è stato del 4%, mentre nel prossimo sarà dell’1%. In particolare, i ricavi del comparto del risparmio gestito si ridurranno di oltre un terzo entro il 2023. La crescita degli asset gestiti passivamente inoltre è destinata ad essere compensata dall’appiattimento dei prezzi in corso, al pari di una commodity. Gli investitori sono sempre più riluttanti a pagare commissioni agli asset manager, ma i gestori attivi particolarmente aggressivi potranno ancora aspettarsi di guadagnare buone commissioni. Ma agire con sempre maggiore spinta sul rischio potrebbe non bastare, anzi. La gestione attiva sta perdendo sempre più terreno a causa degli investitori che vi disallocano i propri investimenti.
I ricavi del risparmio gestito: serve una nuova proposta di valore
Se l’industria non è capace di ridefinire la sua proposta di valore su qualcosa per cui gli investitori vogliono pagare, la prospettiva di crescita per i ricavi è debole, ammonisce la ricerca. Il report congiunto di Morgan Stanley e Oliver Wyman chiede quindi idealmente ai gestori se hanno intenzione di continuare a “lottare” con la gestione attiva oppure se intendono cercare qualcosa di nuovo al di fuori di essa. Perché in effetti, c’è un mondo “là fuori”.
Per contrastare le pressioni delle commissioni e dei tassi di interesse al ribasso, lo studio indica quindi tre aree di intervento in cui gli asset manager possono intervenire, costruendo valore e innescando la crescita dei rendimenti: i mercati emergenti, i mercati privati e le “soluzioni”. Queste tre aree, insieme
In cosa consistono allora le opportunità?
Essere in grado di lavorare nei mercati emergenti è la fonte di guadagno più consistente, secondo Morgan Stanley e Oliver Wyman. Un’opportunità da 30 miliardi di dollari, con la Cina da sola che conta per 15 miliardi. I gestori hanno bisogno di essere operativi a livello locale in questi mercati.
Nei mercati privati invece l’industria dei fondi può essere fondamentale per rispondere alle esigenze dei nuovi clienti come high net worth individuals, alcuni fondi pensione ed assicuratori. Accrescere la loro partecipazione al segmento può essere molto redditizio. Il tasso di crescita previsto per l’aum dei mercati privati è del 10% annuo. Il che porterebbe all’industria nuovi guadagni per 23 miliardi di dollari.
Con “soluzioni” il report intende le opportunità che risultano dalla rapida evoluzione della gestione dei dati e dall’automazione. L’industria dell’asset management può, grazie alla sua expertise, fornire soluzioni personalizzate anche al mercato di massa. In questo caso, i nuovi ricavi ammonterebbero 7 miliardi di dollari.
Ovviamente, la battaglia per la crescita non si gioca solo internamente all’industria dell’asset management, ma anche fra i grandi attori del tech e i distributori, conclude la ricerca.