C’era una volta la busta di contanti della nonna. Mettere in mano ai ragazzi una somma di denaro può essere una grande occasione di responsabilizzazione, oltre che un modo per affrontare in modo diretto cosa voglia dire “avere dei soldi”: un tema per molte famiglie ancora bandito dalle discussioni con i più giovani. Il contante, tuttavia, ha i suoi limiti: è il mezzo di pagamento per eccellenza e quindi suggerisce solo due possibili alternative: spenderlo in qualcosa di utile oppure conservarlo nel salvadanaio in attesa di un’occasione importante. Optare per un regalo che contenga un contenuto finanziario vero e proprio potrebbe avere una componente formativa ancora più importante, perché si potrebbe presto familiarizzare con la nozione di rischio e opportunità. Investire in prodotti finanziari intestati ai figli, consultando assieme come stanno “rendendo” periodicamente, potrebbe instaurare una sana cultura del risparmio, che mostra i benefici di una somma messa al lavoro per un certo numero di anni. È una lezione importante proprio per i più giovani, che dovranno accantonare sempre più risorse per avere un futuro finanziario più agevole, specialmente nell’ultima parte della vita.
Il Natale, ovviamente, il regalo è di tradizione. “E se quest’anno optassimo per un dono che, anziché perdere valore, lo accresce nel tempo?”, dice a We Wealth Paola Ferrari, consulente finanziaria indipendente presso Consultique Scf. Ecco i suoi consigli per un dono finanziario da mettere sotto l’albero.
Il buono fruttifero dedicato ai minori
“Per quei genitori che hanno un profilo di rischio prudente e una scarsa conoscenza dei mercati finanziari si potrebbe optare per un buono fruttifero postale”, afferma Ferrari. Come osservato in un nostro altro articolo, i buoni fruttiferi oggi sono un po’ parchi di rendimento, ma quelli dedicati ai minori restano di gran lunga i più interessanti. “Il genitore o il tutore possono sottoscriverlo in forma dematerializzata, mentre in forma cartacea possono essere sottoscritti anche dai nonni, da un familiare o da un amico”.
Come funziona il buono? Questo titolo garantito dallo Stato e distribuito dalle Poste “matura interessi fino al compimento del 18º anno di età del ragazzo. I rendimenti sono crescenti nel tempo: partono da un 2,50% annuo lordo per arrivare fino al 5% annuo lordo”. Più piccolo è il bambino, più grande è il potenziale guadagno, non solo in assoluto, ma anche come rendimento annuo, e il 5% lordo è di tutto rispetto. Le tasse, poi, sono agevolate: si paga il 12,5% sui rendimenti e il titolo non è soggetto a imposta di successione. Inoltre, non ci sono costi per la sottoscrizione e il rimborso.
Il regalo più istruttivo: l’ETF
A favorire un maggiore contenuto educativo dell’ETF, un particolare tipo di fondo d’investimento, è che, a differenza del buono fruttifero, non ha un rendimento programmato e il suo valore fluttua a seconda delle azioni o obbligazioni che sono contenute al suo interno. Potrà sembrare controproducente perché si mette a rischio il patrimonio destinato al figlio, eppure, se la prospettiva supera abbondantemente i dieci anni, potrebbe valerne decisamente la pena. Da un lato, questo saliscendi permette di desensibilizzare in modo controllato la paura della perdita, abituando il ragazzo a vedere la volatilità di mercato come un processo naturale che, a lungo termine, premia. Chiaramente, questa lezione non richiede di mettere a rischio somme enormi e nulla vieta di associare a questo regalo anche il più controllabile risultato del buono postale.
“Per i genitori che hanno maggiore conoscenza dei mercati finanziari, un regalo interessante potrebbe essere l’investimento in strumenti finanziari, per esempio in ETF. Questo tipo di investimento è una soluzione interessante sia per chi vuole regalare una somma al figlio sia per chi vuole accantonare una somma periodica; in quest’ultimo caso, potrebbe essere attivato infatti un piano di accumulo in ETF”, dice Ferrari. “Questo tipo di investimento si caratterizza per i costi contenuti”, aggiunge la consulente, un elemento che favorisce le performance soprattutto se l’orizzonte è di lungo periodo. “A seconda della scelta della componente azionaria/obbligazionaria, i rendimenti offerti da questi strumenti nel lungo periodo possono essere sicuramente interessanti”. Una soluzione bilanciata potrebbe essere un buon compromesso, comprendendo azioni e obbligazioni. Come fare? “È necessario aprire un dossier titoli”, risponde Ferrari, “molte banche permettono di aprirlo anche a nome del minore, con il genitore come rappresentante legale. Una volta maggiorenne, il figlio avrà piena disponibilità della somma”.
C’è una differenza chiave, poi, rispetto al buono fruttifero per minori: nulla vieta di lasciare l’ETF investito dopo il compimento della maggiore età. Al contrario, il buono per minori, dopo i 18 anni di età, cessa di generare rendimento: pertanto, meglio incassarlo come regalo di compleanno e pensare subito a un nuovo investimento “da adulti”.
Fondo pensione: una scelta non per tutti
La costruzione di una pensione è una delle priorità della pianificazione finanziaria e, in Italia, lo sarà sempre di più se si considera la tendenza ad avere una pensione pubblica sempre meno generosa. Il fondo pensione intestato al minore sembrerebbe un logico accompagnamento a questa logica di pianificazione, ma limita la flessibilità. “Il figlio, una volta maggiorenne, potrà riavere solo una parte di quanto versato per giustificato motivo (per approfondire le condizioni dell’anticipo sul fondo pensione), consigliamo di optare per questa scelta solo nel caso in cui il figlio sia in età almeno adolescenziale e nel caso in cui la famiglia abbia una solida situazione patrimoniale tale per cui non saranno necessarie le somme investite in tale prodotto una volta che il figlio sarà maggiorenne”, precisa Ferrari.
Il vantaggio immediato del fondo pensione è di tipo fiscale: “Questo tipo di investimento permette al genitore del figlio a carico di dedurre la somma versata nel limite di 5.164,57 euro l’anno”, un punto a favore, ancora una volta, più allettante per chi dichiara redditi negli scaglioni Irpef più elevati, che consentono di risparmiare più imposte grazie alla deduzione. Inoltre, i rendimenti finanziari del fondo pensione sono soggetti a una tassazione agevolata del 20% (o 12,50% per la quota parte investita in titoli di Stato italiani o di Paesi appartenenti alla “white list”).
“Questi ‘doni’ possono rappresentare non solo un’opportunità di crescita economica, ma anche un modo per introdurre i più giovani all’importanza del risparmio e dell’investimento”, conclude la consulente. “È importante però scegliere la soluzione corretta in base alla situazione patrimoniale di ogni famiglia”.