Meglio risparmiare il più possibile per la pensione oppure mantenere un buon cuscinetto di liquidità “per le emergenze”? E soprattutto: se abbiamo accumulato un buon capitale di contributi integrativi, posso prelevarli in caso di necessità? Cerchiamo di fare chiarezza.
Ci sono buone ragioni per risparmiare per la pensione cominciando presto (perché aumenta le prospettive di guadagno) e approfittando delle agevolazioni fiscali (in particolare, la deduzione dal reddito imponibile fino a poco più di 5.160 euro). Tuttavia, gli incentivi a questa forma di risparmio a lungo termine sono accompagnati da alcuni vincoli: non tutte le spese straordinarie possono consentire un ritiro di risparmio dal cassetto del fondo pensione e non sempre in qualsiasi momento. Per questo, è bene pianificare con cura le proprie mosse.
Spese sanitarie: ritirare dal fondo pensione
Cominciamo dall'eventualità più imprevedibile: un grave problema di salute. Nel caso occorrano risorse economiche aggiuntive per sostenere una spesa sanitaria, per sé, per il coniuge o per i figli, si potrà prelevare dal capitale accumulato dal fondo pensione in qualsiasi momento. Tuttavia, questo sarà possibile solo per tre quarti del capitale (75%), una parte del risparmio pertanto resterà inaccessibile ai fini dell'anticipo e resterà investita per la pensione. Più nel dettaglio, la legge (D.lgs 5 dicembre 2005, n. 252) prevede che le spese sanitarie possono giustificare il prelievo solo in alcune circostanze: “A seguito di gravissime situazioni… per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche”. Questo significa che non possono essere utilizzati per qualsiasi esigenza, ad esempio, spese sanitarie di carattere più 'opzionale' come impianti dentali o chirurgia estetica.
La tassazione del capitale prelevato, nel caso delle spese sanitarie, è quella più vantaggiosa: 15%, che può ridursi fino al 9% (con una riduzione di 0,3 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione a forme pensionistiche complementari). Per fare un esempio pratico, chi avesse ritirato 10.000 euro dopo vent'anni di adesione avrebbe pagato un'aliquota del 13,5%, ovvero 15 - (0,3 x 5). Un sistema un po' cervellotico che punta a premiare chi rimane dentro la previdenza integrativa per tanti anni.
Prelevare dal fondo pensione per comprare casa
Acquisto di prima casa, per sé, il coniuge o i figli: la spesa più importante per la maggioranza delle famiglie può giustificare anche in questo caso un prelievo fino al 75% del capitale accumulato nel fondo. Ma non in qualsiasi momento: devono essere passati almeno otto anni dalla prima adesione alla previdenza complementare (il conteggio non si azzera, dunque, se nel frattempo si cambia fondo pensione). Cambia anche la tassazione, che si fa più onerosa: si pagherà il 23% del capitale prelevato – tenuto conto che quest'ultimo viene tassato solo per la parte di reddito che non è stata già tassata. Ovvero: la tassazione riguarda solo i contributi dedotti e i rendimenti maturati, mentre i contributi versati non dedotti dal reddito non sono tassati di nuovo. Esempio: se un contribuente versa 5.000 euro in un anno e deduce l'intero importo dal reddito, in caso di prelievo per l'acquisto della prima casa, quei 5.000 euro saranno tassati al 23%. Se invece il contribuente non avesse dedotto nulla, quell'importo non sarebbe soggetto a ulteriori tassazioni.
Recupero capitale per altre necessità
Ultima fattispecie: qualsiasi altra spesa o esigenza. Sì, una certa parte dei capitali accumulati nel fondo pensione è disponibile per qualsiasi bisogno. Ma solo il 30% del capitale può essere ritirato senza altri vincoli e, soprattutto, anche in questo caso, debbono essere passati almeno otto anni di adesione continuativa alla previdenza complementare. La tassazione è al 23%, seguendo le stesse modalità del prelievo giustificato dall'acquisto di una prima casa.
In conclusione: per spese rilevanti diverse da quelle sanitarie i vincoli del fondo pensione sono piuttosto stretti, sia in termini di capitale accessibile sia in termini di attesa prima di poter effettuare il primo prelievo.
Nel caso di un acquisto di prima casa, sarebbe opportuno calcolare che ci vogliono otto anni di adesione prima di poter sbloccare capitali utilizzabili, ad esempio, per attivare un mutuo. Chi avesse in mente di comprare casa, avendo già contribuito per cinque o sei anni a un fondo pensione, potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di non poter utilizzare parte del risparmio per ottenere una rata più leggera.
Una volta passati otto anni, comunque, si può accedere a una significativa percentuale del risparmio previdenziale accumulato nel fondo pensione, sufficiente per la gran parte delle esigenze. Chi desidera la piena flessibilità, però, preferirà affiancare al fondo altre forme di risparmio “tradizionale”, come fondi o ETF, liquidabili in ogni momento.