I beni di prima necessità sono gli unici ad aver storicamente registrato un rendimento medio positivo (+1%) nelle fasi di recessione
Anche nelle fasi di rallentamento i beni di prima necessità registrano una forte performance media (+15%) a pari merito con l’health care
Recessione o crescita lenta? Gli Stati Uniti vivono una fase di ottimismo: secondo l’ultimo sondaggio condotto dal Wall Street Journal a metà luglio, l’inflazione in calo, un mercato del lavoro ancora forte e la tenuta dell’economia hanno spinto i 69 economisti intercettati a ridurre la probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi al 54% dal 61% dei due sondaggi precedenti. In attesa della pubblicazione dei nuovi dati sui prezzi al consumo, in calendario giovedì 10 agosto, c’è un’area dell’S&P 500 che vincerebbe in ogni scenario. Visual Capitalist, analizzando i numeri di Spdr Americas Research, ha individuato i settori più performanti di ogni fase del ciclo economico dal 1° dicembre 1960 al 30 novembre 2019, coprendo 7 recessioni, 7 recuperi, 12 espansioni e 11 rallentamenti. I rendimenti sono mostrati per tutti i settori del listino a stelle e strisce, a eccezione del settore dei servizi di comunicazione, in quanto creato recentemente (nel 2018) e comprendente i titoli tecnologici, dei beni di consumo e delle telecomunicazioni già presenti nel dataset.
Partiamo da una definizione. Per recessione tecnica si intende un periodo di declino economico caratterizzato da due trimestri consecutivi di prodotto interno lordo negativo. Durante questo periodo, secondo i calcoli di Visual Capitalist, i beni di prima necessità sono gli unici ad aver storicamente registrato un rendimento medio positivo (+1%). Seguono le utility (tutte le imprese che si dedicano all’erogazione e alla gestione di servizi essenziali per la collettività) con il -2% e l’health care con il -3%, tradizionalmente difensivi. Insieme, questi settori hanno registrato rendimenti medi superiori del 10% rispetto al mercato complessivo durante sei delle sette recessioni analizzate. Diverso il caso del real estate (-22%), particolarmente sensibile all’andamento delle spese discrezionali.
Fonte: Visual Capitalist
Le fasi di rallentamento sono considerate invece un picco del ciclo economico, in cui la crescita inizia a diminuire ma l’economia non è necessariamente in contrazione. Anche in questo caso i beni di prima necessità registrano una forte performance media (+15%) a pari merito con l’health care. Al terzo posto il settore finanziario (+14%), seguito da utility (+12%), industria (+12%), tecnologia (+10%), energia (+9%), materie prime (+7%), consumi discrezionali (+6%) e real estate (+2%). I tre settori che tendono comunque a sovraperformare in entrambe le fasi del ciclo economico – recessione e crescita lenta – sono beni di prima necessità, health care e utility.
Fonte: Visual Capitalist
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La ripresa è invece la fase successiva a una recessione, in cui si riaffacciano gli investimenti aziendali, l’occupazione e, quindi, i consumi; in altre parole, l’economia ricomincia a crescere. In uno scenario simile, il settore immobiliare ha storicamente sovraperformato tutti gli altri settori con un rendimento medio del +39%. L’allentamento delle politiche monetarie e il calo dei tassi di interesse che si registrano solitamente dopo le fasi di recessione rendono infatti più conveniente l’acquisto di immobili, sostenendo la performance del settore. In generale, in questo caso, tutti i settori registrano rendimenti a due cifre grazie alla rinnovata fiducia dei consumatori e al miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
Fonte: Visual Capitalist
L’ultima fase del ciclo economico analizzata è quella dell’espansione, caratterizzata da un aumento della produzione economica, dell’occupazione e del reddito. Solitamente le banche sono più propense a concedere crediti, imprese e consumi crescono, e con essi anche il pil. A registrare le migliori performance di mercato in questa fase sono il settore tecnologico (+21%), quello dei servizi finanziari (+19%) e l’immobiliare (+18%). L’unica area a non riportare una performance a doppia cifra è quella delle utility (+8%), in quanto gli investitori tendono a favorire i settori ciclici dell’S&P 500, che ottengono buoni risultati durante i periodi di espansione economica.
Fonte: Visual Capitalist