“La Psd2 non abilita un solo tipo di business ma consente di creare nuovi casi d’uso e nuovi applicativi per i clienti nell’ambito digitale”, spiega Giulio Rattone
A un anno dalla Psd2 banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Bper, Banca Sella, hanno rivoluzionato il proprio home banking
L’accesso ai dati delle banche che hanno effettuato precedentemente un Kyc molto rigoroso rappresenta una fonte di informazione rilevante per tutti i soggetti che puntino a un processo di onboarding con una forte conoscenza del cliente
In che modo l’open banking ha modificato la natura degli istituti di credito a un anno dalla Psd2?
“La Psd2 è stato uno spunto per iniziare a lavorare a un nuovo paradigma del credito. Eppure, nel corso di quest’anno, una serie di soggetti del sistema bancario italiano si sono limitati a soddisfare le esigenze normative senza cogliere un’opportunità di business concreta, mentre altri hanno iniziato a rivoluzionare la propria offerta digitale. La Psd2, infatti, non abilita un solo tipo di business ma consente di creare nuovi casi d’uso e nuovi applicativi per i clienti nell’ambito digitale.
Ad esempio, illimity bank che lo scorso settembre è partita usufruendo immediatamente della normativa lanciando una banca online, consente attraverso l’interfaccia di home banking di collegare i conti di altri istituti ed effettuare pagamenti tramite quei conti. Questo è stato l’inizio dei first-mover, degli entusiasti o di chi ne aveva realmente bisogno, come le challenger bank, ma abbiamo visto che nel corso dell’anno anche banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Bper, Banca Sella, hanno rivoluzionato il loro home banking aprendolo a questa tipologia di utilizzo. È un po’ diverso, però, quello che succederà in futuro”.
Cosa cambierà per consumatori e imprese nel medio termine?
“Dal nostro punto di vista quelli che pensavano che il 14 settembre ci sarebbe stata una rivoluzione da big bang, ci hanno visto male. Tendenzialmente noi sovrastimiamo le rivoluzioni immediate e sottostimiamo quelle che avvengono nel medio termine, ma le cose dietro le quinte stanno cambiando. L’home banking multibanca è stata la prima immediata rivoluzione, ma quello che succederà è che alcuni casi d’uso basati sulla Psd2 diventeranno molto comuni nella vita di tutti i giorni. Innanzitutto cambieranno i modelli di Kyc (Know your customer, una procedura di due diligence che consente di identificare con maggiore sicurezza l’identità di un utente e valutare potenziali rischi, ndr). L’accesso ai dati di conto delle banche che hanno effettuato precedentemente un Kyc molto rigoroso, quella che si chiama digital due diligence, è evidente che rappresenta una fonte di informazione importantissima per tutti i soggetti, che siano banche o fintech, che hanno necessità di fare un processo di onboarding con una forte conoscenza del cliente. In altre parole, l’onboarding dei servizi digitali, anche attraverso l’applicazione della Psd2, diventerà più semplice.
L’altra novità è che i dati delle banche inizieranno a essere utilizzati anche da altre industrie. Vediamo già soggetti del mondo dell’energia interessarsi al tema per fare ad esempio un check up energetico e proporre servizi alla clientela. Ma anche la consulenza. Noi lavoriamo con alcune piattaforme tecnologiche di primaria importanza in Italia che operano su sistemi tecnologici a servizio del wealth management e che utilizzeranno i dati bancari per offrire una consulenza integrata, digitale e sempre più olistica, prendendo in considerazione tutto il patrimonio del cliente. Per non dimenticare altri settori come i carburanti, i varchi, una serie di ambiti in cui il pagamento inizializzato in modo libero da una piattaforma senza dover per forza fare un accordo con la banca riveste un valore chiave”.
Amazon Pay, Google Pay, ma non solo. In che modo oggi l’industria può restare competitiva sul mercato e quanto conta l’open banking in questo contesto?
“A mio parere l’istituzione finanziaria che vuole rimanere competitiva rispetto a un colosso come quelli nominati non ha altro modo che adottare modelli digitali di eccellenza, perché altrimenti è chiaro che un bisogno del mercato verrebbe intercettato da questi soggetti. Siccome l’open banking consente di adottare le migliori soluzioni digitali del mercato anche quando offerte da altri e offrire i propri prodotti ad altri, a volte anche competitor, è chiaro che aprirsi a questo modello consente di continuare ad avere un’offerta competitiva. Nessuna banca, challenger o incumbent, ha un’offerta di prodotto tale da poter avere il meglio di tutto e in un mondo in cui la fedeltà del cliente diventa una fedeltà digitale bisogna possedere una gamma di prodotto molto ampia. I nomi citati, inoltre, sono operativi più che altro nel settore dei pagamenti perché strumentale al loro business, che è differente da quello finanziario puro. Ma Amazon, ad esempio, oggi fa anche credito. Quindi il movimento di questi soggetti verso l’intero comparto dell’industria bancaria è evidente e l’open banking ritengo che possa essere uno strumento di difesa e di competizione”.