“Minore volatilità” e “migliori ritorni nel lungo periodo” sono i cavalli di battaglia del private equity, ma nemmeno in questo segmento del mercato splende sempre il sole. Come avevamo anticipato già a gennaio, il 2023 si è rivelato un anno fiacco per i fondi specializzati in azioni non quotate, le cui valutazioni sono state riviste al ribasso, mentre le controparti pubbliche ossia le azioni tradizionali hanno registrato un recupero superiore alle attese.
M&A ai minimi da un decennio
Ad aver colpito gli affari del private equity quest’anno è stato un volume particolarmente basso nelle operazioni di fusione e acquisizione (M&A), che si avviano a chiudere il 2023 con un controvalore globale complessivo inferiore ai 3mila miliardi di dollari; il valore più basso da un decennio, secondo i dati pubblicati da Bloomberg.
Ad aver contribuito a questa contrazione è stata anche la minore disponibilità da parte delle società di private equity ad effettuare acquisizioni, la cui attività è diminuita del 36% per queste operazioni. Ad aver contribuito a questo calo, ha affermato Bloomberg, sono state le difficoltà nell’ottenimento di finanziamenti per realizzare grandi affari, così come le divergenze fra le parti nella determinazione dei prezzi delle operazioni.
Anche le vendite delle società nel portafoglio del private equity hanno generato meno ricavi del solito: secondo PitchBook, nei primi nove mesi del 2023 l’incasso è stato di 584 miliardi di dollari, circa 100 miliardi in meno rispetto al 2022.
In parallelo, le valutazioni del private equity, fra il 2022 e i primi nove mesi di quest’anno, sono diminuite nella misura più ampia dai tempi della Crisi Finanziaria, con un calo 11,9 a 11,2 volte il valore dell’Ebitda, secondo PitchBook. La mancanza di opportunità di uscita, poi, ha portato circa il 75% dei portafogli di private equity a un flusso di cassa netto negativo, perdendo più denaro di quanto ne stiano generando, si legge nell’ultimo outlook dedicato da BlackRock al settore.
In questa situazione, i fondi di private equity “si stanno rivolgendo al mercato secondario per ottenere liquidità e soddisfare i requisiti di distribuzione” con “un continuo eccesso di offerte che sta generando ulteriori sconti”. Questo ha creato condizioni interessanti per chi desidera comprare a prezzi inferiori, in quanto i detentori di private equity “stanno sempre più valutando vendite di partecipazioni di minoranza e raccolte di capitale strutturate per soddisfare la necessità di realizzazioni e affrontare strutture di capitale in fase di maturazione in un contesto di difficile chiusura delle operazioni”.
Nonostante il calo nelle valutazioni e nei ricavi le retribuzioni dei manager del private equity europei sono aumentate anche in questo 2023 di vacche magre. Secondo un sondaggio della società di headhunting Heidrick & Struggles, le posizioni più junior nei fondi di Pe hanno registrato un incremento del 12% a 109mila euro medi annui, mentre per i partner si è passati da 307mila a 325mila euro.
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Private equity nel 2024
La stretta monetaria del 2023 ha frenato l’espansione del private equity. Allo stesso modo, l’inversione di rotta sui tassi d’interesse attesa l’anno prossimo potrebbe far ripartire le operazioni di M&A. Con un costo del denaro più basso le acquisizioni diventano più allettanti, permettendo alle società di ampliare le proprie attività attraverso operazioni di acquisizione. Questo permetterà alle società di private equity di vendere le proprie partecipazioni in un contesto più dinamico, con la possibilità di realizzare migliori guadagni. “Siamo ottimisti sul fatto che l’attività di fusioni e acquisizioni accelererà nel breve termine, generando rendimenti interessanti per gli acquirenti di private equity con accesso al capitale”, ha affermato BlackRock, “ciò suggerisce che questo è un momento favorevole per investire in questa categoria di asset”.
“Con il rallentamento degli aumenti dei tassi d’interesse, abbiamo iniziato a vedere segnali di vita nel mercato dei prestiti sindacati nel quarto trimestre”, ha aggiunto l’asset manager, “insieme agli ingenti flussi verso il debito privato, ciò contribuisce a creare un ambiente più favorevole per chiedere finanziamenti”.
Secondo gli analisti di PitchBook il quadro del 2024 non sarà altrettanto favorevole. “La mancanza di distribuzioni non è un segnale positivo per le previsioni di raccolta fondi per i buyout nel 2024″, si legge nell’outlool dedicato al private equity, “le previsioni del [nostro] modello indicano che la raccolta fondi per i buyout dovrebbe essere circa il 30% al di sotto della sua attuale tendenza lineare”, ha affermato PitchBook- “Ciò implicherebbe che i totali di raccolta per i fondi si attesterebbe al passo più lento dal 2019 su base nominale”, hanno aggiunto, e “considerando l’andamento crescente della raccolta fondi nel tempo, questo sarebbe il ritmo più lento dal 2010”. Se l’atterraggio morbido dell’economia ci sarà, tuttavia, sarebbe l’elemento più favorevole che il private equity potrebbe desiderare per l’anno prossimo.