In Italia ci sono polizze vita per oltre un miliardo di euro ancora in attesa di “trovare” i legittimi beneficiari. Dall’inizio di quest’anno il procedimento attraverso il quale avviene questa ricerca è cambiato, spostando più responsabilità direttamente sulle spalle delle compagnie assicurative. “L’Autorità per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) non si farà più carico di un’attività che ha svolto dal 2017: l’incrocio dei dati fra i codici fiscali in possesso delle imprese d’assicurazione e l’anagrafe tributaria”, ha raccontato a We Wealth Chiara Cimarelli partner dello studio legale internazionale Dla Piper.
Il percorso delle polizze vita arrivate a scadenza dovrebbe terminare con la riscossione del capitale da parte dei beneficiari. Il problema è che molto spesso queste polizze vengono contratte all’insaputa dei beneficiari e individuarli, spesso se sono indicati nel contratto con formule generiche come “eredi legittimi”, non è sempre semplice. Se dopo dieci anni nessuno si fa avanti, le somme confluiscono in un fondo gestito dalla Consap, nel quale verranno utilizzate dallo Stato per altre attività. “Se non interviene qualcuno, come un intermediario assicurativo, a far presente l’esistenza della polizza ai beneficiari queste ultime rimangono silenti”, ha spiegato Cimarelli, “le compagnie di assicurazione a quel punto trattengono le somme per dieci anni, fino ai termini di prescrizione e poi queste somme vengono girate al fondo conti dormienti”.
Avvocato Cimarelli, che cosa è cambiato nelle procedure utilizzate per individuare i beneficiari delle polizze dormienti?
Dal 2017 a oggi l’Ivass ha richiesto alle imprese assicurative operanti in Italia di attivarsi fornendo alla stessa Autorità i codici fiscali relativi alle polizze in attesa di essere riscosse. L’Ivass, a quel punto si attivava attraverso l’anagrafe tributaria e, attraverso un incrocio di dati, riportava alle imprese le verifiche su quali fossero i decessi intervenuti e, di conseguenza, quali polizze dovevano essere riscattate. A quel punto, alle imprese veniva richiesto di attivarsi per ‘risvegliare’ tali polizze e avvertire i relativi beneficiari. A partire da gennaio questo processo non è più utilizzato perché, nel frattempo, è stata costituita l’anagrafe nazionale della popolazione residente, nella quale sono riportati tutti i dati relativi alle nascite e alle morti. Pertanto, l’Ivass si sfila dal ruolo di verifica svolto fin qui per affidarlo alle imprese di assicurazione, alle quali sarà richiesto di confrontarsi direttamente con l’anagrafe nazionale. Anziché far transitare i dati delle polizze attraverso l’Ivass, saranno le assicurazioni stesse ad accreditarsi presso l’anagrafe nazionale della popolazione residente. Almeno una volta all’anno, le compagnie assicurative dovranno verificare questi dati e procedere autonomamente alla ricerca dei beneficiari e al relativo pagamento.
E’ previsto un controllo a posteriori sui pagamenti?
Le imprese dovranno accreditarsi su una piattaforma Ivass nella quale verranno indicati i pagamenti effettuati a seguito delle verifiche effettuate presso l’anagrafe. Per le compagnie il procedimento si complica un po’. Da un lato, ci saranno le verifiche autonome presso anagrafe e, dall’altro la trasmissione all’Ivass delle statistiche relative al rilevamento dei beneficiari.
Dare più autonomia alle assicurazioni nella ricerca delle polizze non rischia di sfociare in una maggiore lentezza, che permetterebbe alle compagnie di avere a disposizione le somme dormienti per più tempo, guadagnando maggiori interessi?
Non credo le compagnie siano tentate. L’Ivass ha già preannunciato delle ispezioni sui processi liquidativi, perché la volontà dell’autorità di vigilanza è che, una volta individuato il beneficiario, le somme vengano corrisposte al beneficiario. Le polizze dormienti sono da anni al centro dell’interesse dell’Ivass, credo che le attività ispettive annunciate saranno sicuramente molto serrate e attente.
Cosa è stato fatto fin qui per tutelare il consumatore?
Sono anni che l’Ivass si muove nella direzione di un maggior controllo per la tutela del consumatore. L’Ivass, nella sua indagine di fine gennaio dedicata alle polizze dormienti, raccomanda alle imprese di semplificare il processo liquidativo e non ritardare il pagamento. Nello specifico evitare di richiedere ai beneficiari documentazione superflua o difficilmente reperibile. Non è detto che per le polizze stipulate molti anni prima siano ancora disponibili tutte le documentazioni del contratto in originale. L’Ivass, inoltre, fa capire che vigilerà affinché i processi liquidativi siano rapidi e veloci, una volta che la compagnia ottiene tutti i dati necessari. Infine, l’Ivass ha invitato le compagnie a stipulare le nuove polizze vita suggerendo di individuare in modo nominativo (per nome e cognome) l’identità dei beneficiari e quindi non più per categoria generica (“eredi legittimi”). Questo renderà più facile il rinvenimento dei beneficiari.
I consumatori cosa possono fare per tutelarsi?
Su questo l’Autorità suggerisce di contattare direttamente gli intermediari per verificare se un parente ha stipulato una polizza vita. Oppure, si invita a sfruttare il servizio messo a disposizione dall’Associazione nazionale delle imprese assicurative (Ania) per verificare l’esistenza di coperture assicurative a proprio beneficio (non solo eventuali polizze dormienti).
La sua sensazione è che questa nuova procedura per il rinvenimento dei beneficiari delle polizze dormienti potrà essere vantaggiosa per i consumatori?
Trovo che sia corretto responsabilizzare le compagnie di assicurazione e non aggravarle di un’ulteriore reportistica con l’Autorità di vigilanza. Nel nostro Paese questo rapporto non è fluido per varie stratificazioni normative. In questo senso, il compito di confrontarsi direttamente con l’anagrafe nazionale dovrebbe quantomeno liberare le imprese dalle possibili difficoltà di adempimento nei confronti dell’autorità di vigilanza. Ed è anche giusto che le compagnie si facciano carico di questa attività in modo autonomo. Il tema della supervisione, però, resta importante, come testimonia la creazione della piattaforma cui le imprese assicurative trasmetteranno i dati sui pagamenti relativi a polizze dormienti.
Grazie a questo controllo ex post, nel giro di un anno dovremmo sapere se, con queste nuove procedure, i rimborsi collegati alle polizze dormienti saranno aumentati…
Sì, esatto. Fra un anno l’Ivass pubblicherà una reportistica che chiarirà se questo passaggio è stato effettivamente favorevole per i consumatori o se ha lasciato la situazione invariata.
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