Sotheby’s Milano, la sabbia iridescente di Gnoli, la colonna di Boetti

Teresa Scarale
Teresa Scarale
22.11.2022
Tempo di lettura: 3'
Si tiene il 23 novembre la nuova Contemporary Art di Sotheby's Milano. Il catalogo riunisce 62 opere, dall’accattivante Gnoli della Fondazione Prada a pezzi tutti da scoprire, come il policromatico Stazewski. Ne abbiamo parlato con Marta Giani, capo delle vendite italiane per l’arte contemporanea

Chissà se Domenico Gnoli riuscirà a battere il suo stesso record italiano: 2,5 milioni di euro raggiunti da Sotheby’s Milano nel novembre 2016 con il suo Sofa del 1968. In questo novembre 2022, il 23 per l’esattezza, sarà protagonista della seduta Contemporary Art della stessa sede milanese della casa d’aste. La stima di partenza lo colloca nella forchetta 1-1,5 milioni di euro, quindi al di sotto. Ma non si può mai sapere. Il dipinto Le Canapé Bleu del 1964 (foto apertura), proveniente dalla splendida retrospettiva della Fondazione Prada, rappresenta “un divano spoglio, privo di presenza umana”, come spiega Marta Giani, head of Italian sales, contemporary art, Sotheby’s Italia.

La prima occhiata non cattura la complessità dell’opera. Ma osservandolo più attentamente, a lungo, se ne percepiscono l’iridescenza, la cromia variegata, la consistenza della materia, il silicio che circonda la figura, la decontestualizzazione. Tutta la sua filosofia dell’Io isolo e rappresento. Sempre quest’anno, Sotheby's Italia aveva venduto di Gnoli, per 1,2 milioni di euro, la Mise en plis n.1 del 1964, sempre proveniente dalla Fondazione Prada. 

 

Molte delle opere a catalogo – non tutte di artisti italiani – provengono da importanti collezioni estere. Come mai questa scelta? “Le aste italiane godono di una propria personalità. Come quelle francesi del resto. Sono formalmente lontane dai grandi eventi blue chip delle piazze maggiori, pur offrendo esse stesse opere di artisti blue chip”. Si pensi alle tre opere di Alighiero Boetti, fresco di record personale da Sotheby’s New York, realizzate nell’arco di 20 anni (1968-1988). La più antica, la Colonna del 1968, “segna sia il culmine delle prime ricerche dell'artista nell'ambito dell'Arte Povera, sia l'inizio della direzione più concettuale che la sua arte avrebbe preso dopo questo anno decisivo”. Composta da innumerevoli centrini di carta da pasticceria impilati su un perno metallico centrale, la colonna appare eterea e robusta nello stesso tempo. 

Parlando della platea dei compratori, la responsabile delle vendite italiane ci rivela che “metà del bid è internazionale” (si parla di numero di lotti), senza preponderanza di una particolare geografia. È poi chiaro che a livello di fatturato, “l’acquirente di un unico lotto molto costoso sposta la bilancia”. Come sta andando il mercato? “È florido. Fin dagli inattesi successi del 2020, quando sembrava impossibile che la gente potesse comprare”.

 

Restando fra gli artisti blue chip, Giorgio Morandi partecipa all’asta con una delle sue classiche, ormai richiestissime, serie delle nature morte (stima: 700.000-1.000.000 euro). In questa particolare Natura Morta, bottiglie, scatole e barattoli sono raggruppati come spesso accade nelle opere dell’artista su un piano d'appoggio non descrittivo, in una composizione tenue e contemplativa, contigua in un certo senso al Canapé di Gnoli.

  

Le sei opere di Lucio Fontana presenti in catalogo offrono un saggio della produzione fondamentale dell'artista. Come il Concetto Spaziale, New York, realizzato da Fontana nel 1962, dopo un periodo trascorso nella città che avrebbe lasciato un impatto profondo e durevole sulla sua produzione artistica (stima: 500.000-700.000 euro). Un altro Concetto Spaziale dello stesso anno, di colore rosa acceso e mai apparso in pubblico, sarà messo in vendita insieme al Drago in ceramica (entrambi con una stima di 400.000-600.000 euro). Del Concetto rosa Marta Giani sottolinea le condizioni molto buone del colore, apparentemente non toccato dalla naturale usura del tempo.

 

Tra le opere internazionali più importanti figurano Relief n. 8 del 1969 di Henryk Stazewski, un dipinto di Hans Hartung degli anni Sessanta appartenuto alla Fondation Hartung-Bergman (stima 200.000-300.000 euro), una tela di Hermann Nitsch lunga più di quattro metri (stima 100.000-150.000 euro), un'opera di Friedensreich Hundertwasser (stima 100.000-150.000 euro). Il coloratissimo e geometrico quadro di Stazewski – sconosciuto ai più – guadagna al suo autore il debutto in asta in Italia. Anche per Hundertwasser questo è il debutto all’asta nel Belpaese.


Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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