L’improvvisa ondata di vendite su tutte le maggiori Borse globali, fra venerdì e lunedì, non è stata causata da eventi economici drammatici e una reazione del genere sarebbe inspiegabile se, nell’analisi, non venissero considerate le forti posizioni speculative che avevano in qualche modo reso il mercato assai più vulnerabile a una correzione.
Questa opinione è attualmente piuttosto diffusa fra gli analisti e presuppone una serie di implicazioni pratiche per chi intende approfittare della situazione, magari perché aveva lasciato da parte una parte significativa del portafoglio in bond o liquidità.
Se si considera che il termometro della paura sui mercati, il Vix index, aveva raggiunto gli stessi livelli della fase più acuta del crollo azionario dovuto ai lockdown, di fronte a una assai meno catastrofica lettura sotto le aspettative dei dati occupazionali americani, l’oscillazione non sembra essere sostenuta da un rischio recessione così conclamato. L’impatto delle carry trade sullo yen, una tecnica di investimento speculativo guastata dalla prospettiva di aumenti dei tassi in Giappone, è un ulteriore elemento di instabilità che può colpire il mercato improvvisamente ma con poche ripercussioni di lungo periodo.
Prendere l’iniziativa dopo un crollo
Si tratta di premesse che portano gli investitori più audaci a riflettere più sull’attacco che sulla difesa: ossia a comprare azioni che, negli ultimi anni, hanno trainato il mercato globale approfittando dello sconto osservato da questo aggiustamento delle scommesse speculative, nella speranza di un vigoroso recupero sui livelli raggiunti in precedenza. Le Magnifiche 7 azioni tecnologiche sono il primo esempio che può venire in mente e, in effetti, nella prima seduta di assestamento, martedì 6 agosto, già si osserva un recupero per tutto il club – con uno slancio più pronunciato per Meta (che è arrivata a guadagnare oltre il 3%).
Il rapporto dei ribassi accumulati nelle sedute di venerdì e lunedì scorso è quello osservabile nel grafico in basso: Amazon risulta la più colpita dalle vendite, complici anche i risultati trimestrali male accolti dal mercato. Anche Tesla e Nvidia hanno subito vendite decisamente superiori a quelle dell’indice di riferimento S&P 500. Per completezza, visto che molto è stato scritto su questo indice che comprende le small cap, è visibile anche il pesante ribasso del Russell 2000 che ha complessivamente annullato negli ultimi giorni il suo exploit.
Il bilancio da inizio anno vede in territorio positivo tutte le Magnifiche 7, con l'unica eccezione di Tesla che ha pagato aspramente il calo dei margini e la crescente concorrenza sul terreno dell'auto elettrica. I risultati restano molto variabili, a dispetto dell'ombrello giornalistico che mette sotto la stessa luce queste aziende: Nvidia è di gran lunga la più performante, seguita a distanza da Meta. Oltre a Tesla, anche Microsoft e Amazon sottoperformano rispetto all'S&P 500 da inizio anno.
In una nota del 7 agosto gli analisti di JPMorgan hanno rilevato che potrebbe essere vicino il momento per comprare sui ribassi del settore tecnologico visto che la rotazione potrebbe essere quasi completata: "Il de-grossing dei grandi hedge fund nel settore, il rallentamento dei flussi retail e i grandi movimenti nei futures/CTA tra Nasdaq e Russell 2000 indicano che la rotazione dal tech verso asset più rischiosi potrebbe essere per lo più conclusa", ha scritto John Schlegel, responsabile dell'intelligence per il posizionamento di JPMorgan.
Naturalmente le Magnifiche 7 non dovrebbero essere le uniche azioni da prendere in considerazione nell'ipotesi di un acquisto con stile buy-the-dip (“acquisto del ribasso”). “È probabile che i mercati restino volatili a breve termine, ma ci aspettiamo che alla fine i timori per la crescita si dimostrino infondati”, ha dichiarato Mark Haefele, Global Wealth Management Chief Investment Officer di UBS WM, “gli investitori non devono dimenticare che in genere le riduzioni dei tassi della Fed nei precedenti episodi non recessivi sono seguite da brillanti rialzi del mercato azionario: in media l’S&P 500 ha guadagnato il 17% dopo il primo taglio della Fed. Più del 75% delle società dell’S&P 500 in termini di capitalizzazione di mercato ha già pubblicato i risultati trimestrali”.