Nel mese di aprile i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati del 4,2% su base annua (0,8% su base mensile), contro il 2,6% registrato a marzo (0,6% su base mensile).
Da New York ad Hong Kong, le borse sono crollate nella giornata di mercoledì. ll Dow Jones che ha perso il 1,99%, l’S&P 500 il 2,12% e il Nasdaq il 2,67%.
Per Nicolò Nunziata di Marzotto Sim, l’inflazione che si sta verificando negli Stati Uniti è molto simile a quella che si è realizzata nel 2008
Effetti sulle borse
Da New York ad Hong Kong, le borse sono crollate nella giornata di mercoledì. Per gli indici statunitensi è stata la peggiore giornata da gennaio con ll Dow Jones che ha perso il 1,99%, l’S&P 500 il 2,12% e il Nasdaq il 2,67%. Male anche Hang Seng e Shanghai, che nella mattinata europea perdono oltre un punto percentuale. A prendersi il titolo di peggior piazza è però il Tokio, con il Nikkei che in contrazione di 2,49 punti percentuali, e toccando i minimi da quattro mesi. Effetti del giorno dopo negativi anche per le borse europee, che aprono in perdita di circa un punto percentuale ma riescono a recuperare terreno per chiudere in pari.
I colli di bottiglia
Per Nicolò Nunziata, strategist azionario di Marzotto Sim, le preoccupazioni degli investitori sono comprensibili ma non da condividere. Il motivo? L’inflazione che si sta registrando negli Stati Uniti ha connotati più temporanei che strutturali, come d’altronde è stato anche affermato dalle autorità monetarie. “Negli Stati Uniti si sta verificando un’inflazione causata da colli di bottiglia in molte industrie chiave, che generalmente si accompagna a spike di inflazione” afferma Nunziata che spiega come ciò sia dovuto al fatto che in tutte le fasi di accelerazioni del ciclo economico emergono criticità circa le infrastrutture industriali impreparate ad assorbire l’espansione dell’economia, per via carenza di investimenti nelle fasi precedenti. “Questo tipo di inflazione si è già verificata nel 2008, quando ci fu un forte rialzo delle materie prime, causato da queste strozzatura dal lato dell’offerta”.
Effetto stagionalità
Un altro fattore che secondo Nunziata potrebbe spiegare parzialmente le performance poco brillanti delle ultime settimane è quello della stagionalità che si aggiunge a mercati che, soprattutto quello tecnologico, sono ancora cari. “Negli Stati Uniti vale il detto “sell in may and go away”. Da maggio a settembre la stagionalità non è a favore degli investitori: c’è una possibilità su due che il mercato scenda” spiega Nunziata che sottolinea come invece in altri periodi dell’anno, come novembre, la probabilità che i mercati vadano al rialzo è ben più alta.
Tassi e pandemia
Infine c’è il discorso – legato a quello dell’inflazione – dei tassi, in ascesa negli ultimi mesi, con il treasury decennale che paga un rendimento orbitante sull’1,6% (a inizio anno al 1,1%), e dunque sempre più appetibile in termini relativi rispetto all’equity. “I timori legati all’inflazione hanno causato un rialzo dei tassi sulla parte lunga della curva, fotografando l’incertezza degli investitori su quello che potrebbe essere il livello dei tassi tra uno o due anni” afferma Nunziata che è però dell’avviso che non si verificheranno problemi sull’azionario se il movimento dei tassi sarà controllato correttamente dalle autorità monetaria. Infine, per Nunziata, grava solo marginalmente il peggioramento della situazione pandemica in India. “I paesi industrializzati entro settembre dovrebbero essere tutti vaccinati, mentre quelli emergenti entro dicembre: il mercato l’epidemia l’ha già scontata”.