L’operazione di Mediobanca su Banca Generali – che, secondo gli analisti, rappresenterebbe un chiaro valore strategico nella creazione di un grande polo italiano del wealth management – rischia di non convincere una parte degli azionisti rilevanti di Piazzetta Cuccia. Ma i dubbi sembrano riguardare più la cornice politica e azionaria che non il merito industriale.
A testimoniarlo ci sarebbe, secondo le ricostruzioni raccolte da We Wealth, la decisione dell’ultima ora con cui Mediobanca ha rinviato l’assemblea del 16 giugno – quella che avrebbe dovuto sancire ufficialmente l’avvio dell’Ops, posticipandola al 25 settembre. Secondo la versione ufficiale, a spingere per la prudenza sarebbero stati gli azionisti con partecipazioni incrociate in Mediobanca e Generali, preoccupati per le implicazioni dell’operazione sul futuro del Leone triestino. Servirebbe, dunque, più tempo per valutarne l’impatto.
Tuttavia, a dilatarsi non sono solo i tempi, ma anche i dubbi sulle reali motivazioni del rinvio: il timore di una votazione dall’esito incerto – con molte astensioni – avrebbe spinto Piazzetta Cuccia a evitare una conta ad alto rischio. Questa è l’interpretazione che emerge dal comunicato che Mediobanca ha diffuso domenica.
Fra i soggetti pronti a non votare si sarebbe aggiunta anche Unicredit, salita all’1,9% del capitale di Mediobanca in seguito a posizioni di trading, spiegate come operazioni “per conto della clientela”. Per prassi, Unicredit non esercita i diritti di voto su quote di questo titpo, ma la sua astensione si sarebbe comunque sommata a quelle già previste da azionisti rilevanti come Delfin (19,8%), Caltagirone (10%), le casse previdenziali Enpam, Enasarco e Inarcassa (5,5%), oltre a quello, potenziale, di Edizione-Benetton (2,2%).
Nel frattempo, Assicurazioni Generali ha avviato solo il 12 giugno un processo interno di analisi dell’offerta di Mediobanca, per valutarne le implicazioni economiche e commerciali. Solo al termine di questa fase potrà prendere una posizione ufficiale.
Il risiko parallelo: Mps, Mediobanca e Banco Bpm
Ma dietro la superficie formale si moltiplicano le speculazioni. L’operazione Mediobanca-Banca Generali si intreccia infatti con almeno altre due partite, che vedono coinvolti gli stessi attori:
- L’offerta pubblica di Mps su Mediobanca, sostenuta dal governo e approvata dal Mef lo scorso 17 aprile. In questa operazione si sono già schierati a favore Caltagirone e Delfin, azionisti anche di Generali e Mediobanca.
- Il fallito tentativo di creare un polo Mps-Banco Bpm, bloccato dall’ingresso di Unicredit sulla stessa Bpm. Il governo aveva inizialmente sostenuto l’aggregazione tra Siena e Piazza Meda, prima di scontrarsi con le mire di Unicredit.
È in questo quadro che si colloca anche l’aumento della quota di Caltagirone in Mediobanca (dal 7,39% a quasi il 10%) a inizio giugno: un rafforzamento del “partito del astensione” sull’Ops su Banca Generali, che secondo ambienti finanziari lascerebbe intendere un allineamento strategico con le ambizioni di Mps su Mediobanca.
Il possibile ruolo di Unicredit
Più ambigua appare la posizione di Unicredit. Da un lato Gae Aulenti è in contrasto con il governo sull’Ops su Banco Bpm. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha dovuto incassare condizioni molto stringenti per ottenere il via libera del governo sull’operazione Bpm. In polemica con il potenziale esercizio del golden power, Unicredit ha fatto ricorso al Tar mettendo in dubbio la legittimità dei vincoli imposti dal governo.
Nel frattempo, la crescita della sua partecipazione in Mediobanca potrebbe essere letta – secondo alcuni osservatori – come un modo per entrare indirettamente nel risiko, sostenendo di fatto l’operazione gradita a Palazzo Chigi (quella di Mps su Mediobanca). Ostacolare l’Ops su Banca Generali, in questa prospettiva, rafforzerebbe la posizione negoziale di Unicredit sul fronte più delicato dell’Ops su Banco Bpm.
Domande frequenti su Mediobanca: perché prende tempo su Banca Generali
Mediobanca sta valutando un'operazione su Banca Generali. Gli analisti ritengono che questa operazione rappresenterebbe un valore strategico nella creazione di un grande polo italiano del wealth management.
I dubbi sull'operazione sembrano riguardare principalmente la cornice politica e azionaria, piuttosto che il merito industriale dell'operazione stessa. Alcuni azionisti rilevanti di Piazzetta Cuccia sembrano non essere convinti.
Oltre a Mediobanca, l'articolo menziona Mps e Banco Bpm come partecipanti al 'risiko parallelo'. Viene anche indicato il possibile ruolo di Unicredit.
Le informazioni sulla decisione di Mediobanca provengono dalle ricostruzioni raccolte da We Wealth, che ha riportato la decisione dell'ultima ora.
Le preoccupazioni principali non riguardano l'aspetto industriale dell'operazione, ma piuttosto le dinamiche politiche e azionarie che la circondano, suggerendo una potenziale resistenza da parte di alcuni stakeholder.