Il decreto cd. Capienze facilita lo scambio di dati sensibili dei contribuenti tra i diversi uffici delle amministrazioni pubbliche
La lotta all’evasione sembrerebbe giustificare un allentamento dei vincoli posti a tutela della privacy dei contribuenti
In questo momento, grazie – tra le altre cose –alla campagna vaccinale e all’obbligo del certificato verde per accedere nei luoghi di lavoro (a partire dal 15 ottobre) il recente decreto cd. Capienze, n. 139/2021, recante “Disposizioni urgenti per l’accesso alle attività culturali, sportive e ricreative, nonché per l’organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali”, ha eliminato la distanza interpersonale di un metro nei musei, ha aumentato la capienza massima consentita nei luoghi chiusi e aperti in cui si svolgono eventi e competizioni sportive, ha ripristinato la possibilità di tornare nelle discoteche e nelle sale da ballo.
E invero, tra le varie disposizioni contenute nel decreto, corre l’obbligo di soffermare l’attenzione anche sul Capo IV, art. 9, il quale introduce disposizioni urgenti in materia di protezione dei dati personali.
In particolare, il comma 1-bis dell’art. 9, prevede che il trattamento dei dati personali di un contribuente da parte di un’amministrazione pubblica sarà subordinato all’interesse pubblico.
Questa circostanza, comporta che, per certi versi, il potere di controllo da parte della Pubblica amministrazione, grazie a questo decreto, ne esce rafforzato; quello del Garante della privacy e del cittadino – rispetto alla tutela dei suoi dati – potrebbe, invece, risultare indebolito.
Certamente, la scelta di porre meno vincoli al trattamento dei dati personali da parte della Pa – trattamento che sarà sempre consentito se necessario per perseguire interessi pubblici – si spiega con l’esigenza – ormai sempre più irrinunciabile – di combattere l’evasione fiscale e le pratiche fiscali dannose che, molto spesso, sfuggono alla lente del Fisco.
Come annunciato dallo stesso Direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, in una recente intervista al quotidiano La Stampa, il sistema fiscale italiano “assomiglia sempre più ad una giungla”, in cui tra i dedali delle infinite norme gli evasori riescono a nascondersi bene; sfruttando disallineamenti e incoerenze sistemiche.
Proprio per questo, ritiene Ruffini, la norma contenuta nel decreto 139/2021, relativa alla gestione dei dati dei cittadini, e quindi dei contribuenti, deve essere letta in chiave anti-evasione: semplificando l’accesso ai dati e facilitando lo scambio tra uffici pubblici degli stessi, sarà possibile perseguire più efficacemente gli obiettivi di pubblico interesse.
Ebbene, in questo contesto, caratterizzato da una forte digitalizzazione dei servizi pubblici e da un rinnovato – quanto auspicato – impegno del Fisco nella lotta all’evasione fiscale, sarà necessario individuare un punto di compromesso, tra l’esigenza di ottimizzare i processi di individuazione dei soggetti ad alto rischio di frodi fiscali, e la necessità di continuare a tutelare la privacy dei contribuenti.