È la principale – nonché la prima – piattaforma
di social investing al mondo, con oltre 27 milioni di utenti registrati in più
di 100 Paesi e una valutazione di 10 miliardi di dollari. Parliamo di eToro, la
cui storia è legata a doppio filo a Tel Aviv e inizia 15 anni fa. Ma in realtà
incuba molto prima.
Perché Yoni Assia – colui che nel 2007
costituì la prima società insieme al fratello maggiore Ronen e al compagno di
studi David Ring – è nipote di Yehuda Assia, che negli anni ’60 aveva fondato la
Swiss Israel Trade Bank, istituto basato in Svizzera che ha contribuito allo
sviluppo del giovane Stato d’Israele. Ed è figlio di David Assia, pioniere
dell’hi-tech in Israele e fondatore di diverse start-up (Magic e Aladdin). Una
famiglia insomma che è stata un habitat ideale per lo sviluppo di una forte
attitudine imprenditoriale coltivata tra finanza e tecnologia.
Yoni si appassiona di finanza e programmazione
fin dall’adolescenza e a 13 anni, quando gli vengono regalate delle azioni in
occasione del suo Bar Mitzvah, impara a gestirne il valore. Ma quello che più
lo affascina è l’interazione e l’interconnessione dei mercati finanziari, che
mescola con il coding, che è il suo pane grazie a una laurea in Computer
Science conseguita all’Università di Tel Aviv. “Mio padre mi ha insegnato tutto
quello che so di finanza – dice a We Wealth Assia – a un certo punto ho capito
che volevo condividere le mie conoscenze con il maggior numero di persone
possibile”.
Le origini: la consapevolezza del privilegio e la missione di estenderlo a tutti
L’idea di eToro nasce dunque da una forte
consapevolezza – quella di avere un accesso privilegiato al mondo della finanza
– e dalla missione di voler estendere la stessa possibilità a tutti, riducendo
la dipendenza del trading dal mondo delle istituzioni finanziarie. Un po’ la
stessa filosofia che è alla base di bitcoin: quella di decentralizzare la
finanza, renderla libera dai lacci delle banche tradizionali. “La crisi del
2008 è stata una conferma – continua Assia – ha dimostrato che quel sistema è
completamente superato. E quando è arrivata la blockchain e la rivoluzione
della decentralizzazione, ho capito dove dovevamo andare. Nel 2010 ho fatto il
mio primo investimento in bitcoin, la valuta del futuro: e il futuro non può
essere fermato”.
All’inizio la piattaforma è composta da due
servizi: WebTrader, che consente di fare trading online anche ai neofiti,
grazie a ticket di ingresso bassissimi e a un funzionamento intuitivo e OpenBook,
che inventa la funzionalità CopyTrader: in sostanza la possibilità di copiare
le strategie dei trader di maggior successo.
Via via gli asset investibili si sono ampliati
includendo i cfd su bitcoin sin dal 2013 e poi una serie di cripto valute,
accanto a frazioni di azioni, bond, valute, materie prime e interi indici, ma
anche etf. Seguendo l’evoluzione della finanza e la domanda del mercato. E
l’innovazione non si ferma.
Dal 2019, eToro ha fatto tre acquisizioni:
Firmo (un’azienda di contratti intelligenti con sede in Danimarca), Delta
(un’app di monitoraggio del portafoglio con sede in Belgio) e la terza, Marq
Millions, annunciata l’anno scorso. L’obiettivo è trasformare la piattaforma in
un hub di servizi finanziari: eToro Money sarà l’emittente della prossima carta
di debito di eToro, uno dei servizi aggiuntivi al trading.
Infine, nell’aprile 2022, l’azienda ha fatto
un primo passo nel mondo degli Nft con il lancio di eToro.art, un fondo da 20
milioni di dollari che sarà utilizzato per acquistare Nft di qualità, così come
per finanziare creatori emergenti e progetti.
Pioniere degli Nft
D’altronde il genio di Assia ha avuto il suo
peso nella stessa nascita degli Nft. Questa storia è probabilmente meno nota,
ma nel 2013 Yoni è stato co-autore, insieme al creatore di Ethereum Vitalik
Buterin, di un white paper sui “Colored Coin”. In sostanza, il paper ipotizzava
la possibilità di colorare un insieme di bitcoin per distinguerli dagli altri, creando
nella blockchain un overlay: ovvero una seconda catena che non avrebbe
intaccato il codice sorgente con l’aggiunta di metadati che andavano ad agire
sulle sole monete colorate. Il processo di “colorazione” era un modo per
facilitare le transazioni non monetarie, che hanno a oggetto il trasferimento
di beni diversi dal denaro, come le azioni di una società, i gettoni di un
gioco o i contratti. Le monete colorate sono state sostituite poi da Etherum su
cui girano i maggiori progetti Nft: ma è chiaro che senza le prime questo boom sarebbe
stato difficile, avrebbe preso direzioni diversi o forse non ci sarebbe mai
stato.
L’idea iniziale che ha ispirato eToro resiste
fino ai giorni nostri. Lo dimostra il lancio che nel settembre 2020 Assia abbia
fondato GoodDollar, un’iniziativa non profit per generare un reddito universale
di base attraverso una moneta digitale, la stablecoin G$ appunto – il cui
protocollo Assia stava scrivendo dal 2008. “Nella crisi finanziaria globale
attuale, ma anche nel 2008, la distribuzione della ricchezza è completamente
distorta… I ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. La
ragione è davvero il modo in cui funziona il sistema … Se ora sei molto ricco
e all’improvviso i tassi di interesse salgono, allora guadagni un sacco di
soldi solo con i tassi di interesse. Non devi fare nulla, non devi dare alcun
contributo alla società, solo tenere la liquidità parcheggiata su un conto. E
per chi ha molti soldi è facile. Mentre secondo me dovrebbe essere il
contrario: le persone che effettivamente hanno più soldi dovrebbero ottenere
tassi di interesse più bassi, e le persone che ne hanno meno dovrebbero
ottenere di più, perché ne hanno più bisogno”.
GoodDollar, le critpo per appianare la disuguaglianza finanziaria
Il sistema dei GoodDollars si basa
sull’equità: ogni persona nel mondo può avere un solo conto GoodDollar per
richiedere G$ e il conto si basa sul riconoscimento facciale e sul fatto che
distribuisca solo una piccola quantità di denaro ogni giorno (per esempio tre G$).
“Credo che questa struttura possa appianare la
disuguaglianza finanziaria. Credo nel reddito di base universale come concetto
e che tutti in tutto il mondo dovrebbero essere in grado di partecipare
all’economia digitale”. E avere un reddito universale è sacrosanto – che ne
pensano coloro che lamentano che i soldi facili dissuadono le persone dal fare
un lavoro vero. “Non avviene, perché parliamo di cifre irrisorie – conclude
Assia – Se il valore della stablecoin cresce, posso immaginare che le persone
che la raccolgono arrivino a una somma di 2 dollari al giorno: bene, ci sono un
miliardo di persone oggi che vivono con meno di questa cifra. Le stiamo
dissuadendo dal lavoro vero? No, stiamo consentendo loro di vivere e partecipare
all’economia… stiamo cercando di raggiungere le persone che sono escluse dal
sistema”.