Il trust consente una maggiore flessibilità nella distribuzione dei beni e può fornire un quadro legale e fiscale più stabile
Soprattutto quando si tratta di un patrimonio particolarmente importante occorre ricorrere alla pianificazione successoria
In questi ultimi giorni è tornata alla ribalta la vicenda successoria che interessa la famiglia del Vecchio a seguito della scomparsa del fondatore e presidente di Luxottica.
Benché si tratti di un’eredità particolarmente cospicua e la questione ereditaria della famiglia del Vecchio risulta certamente più complessa di qualunque altra vicenda simile, a partire da questo caso è possibile cogliere dei principi e delle regole applicabili in senso generale quando si tratta di successione mortis causa e protezione del patrimonio.
A tal riguardo, We Wealth ha intervistato Paolo Gaeta, commercialista in Napoli e Milano, esperto in protezione del patrimonio nell’ambito del passaggio generazionale e in temi fiscali legati alla successione.
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Dott. Gaeta quali sono gli aspetti più critici che al momento caratterizzano la vicenda successoria di Del Vecchio?
L’eredità di Leonardo Del Vecchio, magnate di Essilux, continua a generare onde d’urto importanti. Uno degli aspetti più intricati riguarda la posizione fiscale dei suoi tre figli, Luca, Clemente e Paola, che hanno accettato l’eredità “con beneficio di inventario”.
Accettare un’eredità “con beneficio di inventario” è una pratica che limita la responsabilità degli eredi. Tuttavia, se questa modalità fosse messa in discussione a causa della residenza del Cavaliere Del Vecchio, in Francia e non in Italia, la situazione cambierebbe drasticamente.
Se il “beneficio di inventario” non dovesse essere riconosciuto, Luca, Clemente e Paola sarebbero chiamati a contribuire anche alle imposte dovute per il legato a Milleri, che ha già versato tasse sulle azioni in Francia e in Italia.
Ma anche la vedova Nicoletta Zampillo potrebbe pesare sul bilancio fiscale dei tre fratelli. Se venisse dimostrato che la sua ultima residenza era in Francia, tutti gli eredi si troverebbero a fronteggiare un onere fiscale significativamente più pesante, dato che in Francia le tasse di successione possono raggiungere il 60%.
Questo caso è un esempio lampante dell’importanza della pianificazione successoria, soprattutto quando si tratta di un patrimonio di notevole importanza e complessità.
Quali sono i passi falsi che a suo avviso possono creare delle difficoltà nella gestione della successione?
Affidarsi al testamento non è sempre la scelta giusta. Un testamento può sembrare la soluzione più semplice e immediata per pianificare una successione, e questo è vero quando si tratta di una successione di terreni, fabbricati, somme di denaro di una dimensione non rilevante (non certo per soggetti HNWI) e situazioni familiari semplici e ottimi rapporti tra gli eredi.
Nel caso di patrimoni che coinvolgono società di piccole, medie o grandi dimensioni, un testamento invece potrebbe non essere sufficiente.
Anche in questo caso, emerge la circostanza che la presenza di un testamento unitamente alla mancanza di una pianificazione accurata può portare più problemi che soluzioni: non infrequentemente sorgono, infatti, di litigi e conflitti tra gli eredi che non solo destabilizzano l’assetto aziendale e patrimoniale ma possono creare incertezze anche sul fronte tributario.
Cosa fare quando si ha a che fare con patrimoni particolarmente importanti?
In questi contesti il consiglio è ricorrere per tempo alle strategie di pianificazione patrimoniale e di strutturazione di un trust. Il trust consente una maggiore flessibilità nella distribuzione dei beni e può fornire un quadro legale e fiscale più stabile. In particolare, può contribuire a minimizzare le criticità fiscali che possono emergere dopo la morte del titolare del patrimonio.
Dedicare il tempo necessario quando si è in vita per costruire le regole di successione dei propri beni è un semplice indice di lungimiranza. Non è complesso, consente di rifinire le soluzioni secondo l’esperienza del caso concreto e di valutare una serie di variabili che, con il testamento, soprattutto se utilizzato senza ulteriori strumenti a supporto, restano poco controllabili.
Quali sono i vantaggi tributari legati al trust?
L’utilizzo di un trust non solo garantisce una maggiore sicurezza nella gestione dei beni, ma offre anche significativi vantaggi sul fronte tributario. Ad esempio, la legge italiana offre alcune agevolazioni fiscali per i trust non tassando i beni trasferiti al trustee, ma rimandando nella stragrande maggioranza dei casi la tassazione al termine del trust.
Tuttavia, è fondamentale che la struttura del trust sia ben congegnata per evitare possibili complicazioni legali in futuro.
Cosa fare quando si tratta di patrimoni con dimensione internazionale?
Molto spesso, i patrimoni di grande rilevanza hanno una dimensione internazionale. In questi casi, la pianificazione successoria diventa ancora più complessa, dovendo tenere conto delle leggi e delle normative fiscali di più Paesi. Un trust ben strutturato può aiutare a navigare questa complessità, garantendo che i beni siano distribuiti in modo efficace e fiscalmente ottimale a livello globale.
Il caso di Del Vecchio, dopo quello Berlusconi e anche quello Agnelli, mette in evidenza che la pianificazione successoria è un aspetto troppo importante per essere lasciato al caso.
Ci sono soluzioni che possono essere studiate per tempo e con le professionalità richieste dalla particolarità della normativa successoria e del diritto dei trust. Sembra un messaggio che si ripete da tempo, ma l’esperienza concreta di tante famiglie è lì a testimoniare quanto sia importante e che resta troppo spesso inascoltato. Pianificare per tempo è segno di lungimiranza, generosità e rispetto nei confronti di ciò che si è costruito, verso i propri cari e verso coloro che lavorano in azienda.