Attualmente la Svizzera è l’unico Paese nell’area europea a non avere un registro nazionale dei proprietari effettivi
La Svizzera vuole introdurre delle riforme per reprimere il riciclaggio di denaro
La Svizzera vuole cambiare reputazione
La Svizzera è ormai da parecchio tempo impegnata nel tentativo di dare una nuova immagine di se al mondo al fine di cancellare le ombre (si pensi ai casi di riciclaggio di denaro) che, spesso, nella giurisdizione elvetica si sono create attorno al settore finanziario e bancario.
In questo senso, nella logica di implementare un ‘rebranding’, il ministro delle Finanze Karin Keller-Sutter ha di recente presentato un piano volto, almeno in teoria, a regolamentare, avvicinandosi alle raccomandazioni internazionali e dell’Ue, quei settori che hanno fatto della Svizzera una delle roccaforti internazionali per coloro che oltre a fare affari (talvolta non leciti) e proteggere la ricchezza negli istituti finanziari elvetici hanno interesse a mantenere l’anonimato.
Come ha già messo in evidenza il Financial Times, si tratterebbe di una ‘svolta’ non di poco conto: attualmente infatti la Svizzera è l’unico Stato dell’area europea a non essersi dotata di un registro nazionale dei proprietari effetti di trust e società.
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Le patologie dovute alla mancanza di normative ad hoc
Fino ad ora la mancanza di una normativa ad hoc tesa a rendere evidente il filo diretto che lega il proprietario di un determinato bene con il bene stesso, ha permesso a numerosi soggetti, imprenditori, prestanome, società fittizie, di trasferire indisturbati denaro presso le casse degli istituti svizzeri o segregare in trust istituiti in Svizzera asset di inestimabile valore, senza tuttavia correre il rischio di essere direttamente collegati a detti patrimoni.
Una siffatta pratica, benché lecita nel territorio svizzero, ha favorito la proliferazione di condotte evasive, elusive e in generale illecite: la mancanza di un registro nazionale dei proprietari effettivi, tra le altre cose, ha ‘protetto’ i soggetti coinvolti nel riciclaggio di denaro e in altri crimini finanziari.
La Svizzera ha perciò proposto misure di ampio respiro per reprimere il riciclaggio di denaro, nel tentativo di cancellare la cattiva reputazione del Paese; reputazione consolidatasi nel settore finanziario, spesso utilizzato come rifugio per depositare guadagni illeciti.
Prospettive future
Come ha sottolineato Keller-Sutter la Svizzera vuole presto affermarsi, più di quanto già non sia, alla stregua di un centro finanziario di rilevanza internazionale, sempre più sicuro e trasparente, nella consapevolezza che favorire, anche solo indirettamente, condotte potenzialmente illecite mette a repentaglio l’economia e danneggia in senso complessivo un fattore intangibile ma essenziale per la solidità dell’intero sistema finanziario: la fiducia.
Come ha sottolineato il Financial Times, la Svizzera, benché abbia una popolazione esigua, pari ad appena 8,7 milioni di abitanti, è il primo centro al mondo per i patrimoni offshore, con una stima di 2,4 miliardi di dollari di attività estere detenute nelle sue banche.
I retroscena
La Svizzera certamente sconta la sua ‘cattiva reputazione’, nonostante per molti aspetti sia una giurisdizione assolutamente in linea con i principali standard finanziari, per la sua storia precedente: è notorio infatti che essa, soprattutto in passato, è spesso stata utilizzata come rifugio privilegiato per affare di dubbia provenienza.
In questo senso, sul territorio Svizzero la pressione e l’attenzione mediatica e istituzionale è sempre molto alta: ad esempio, di recente i membri del G7 riunitisi a Berna hanno posto l’accento sul fatto che occorre che il territorio elvetico si doti il prima possibile di normative tese a colmare quei vuoti che, tutt’oggi, facilitano l’evasione e l’elusione. Questa circostanza è particolarmente attuale alla luce del fatto che molti degli oligarchi russi sanzionati dagli Stati europei e non hanno anche indirettamente trovato in Svizzera un luogo particolarmente sicuro per proteggere i patrimoni.