Chissà Hermann Melville come l’avrebbe descritta, questa gigantesca balena bianca piena di Bitcoin, fondata da Michael Saylor (nome omen), che è ormai diventata Microstrategy Inc. Quest’azienda è capace di performare oltre il 2.500% (come racconta il grafico di TradingView) in 5 anni grazie alla sua aggressivissima politica di acquisizione, senza soluzione di continuità, di Bitcoin.
La logica dell’investimento finanziario che ha trasformato quest’azienda tecnologica (il cui valore del “core business” originario appare purtuttavia ben lontano dai 50 miliardi di dollari che si ottengono sottraendo, peraltro senza considerare l’indebitamento, alla capitalizzazione di attorno ai 100 miliardi di fine gennaio 2025 i circa 50 miliardi di controvalore di Bitcoin posseduti) nel più grande detentore dei token fungibili ideati dal misterioso Satoshi Nakamoto al mondo, è quella tipica dei Capitani Coraggiosi (così citiamo anche Charles Kipling), non raramente coi soldi degli altri: emettere carte finanziarie di vario genere per acquistare assets che si confida si rivalutino più del montante dei costi del danaro ricevuto in contropartita.
Nel caso di Microstrategy, la scommessa appare allo stato vinta: la visione di immaginare, anche nei momenti più bui, che la Regina delle criptovalute potesse superare i 100.000 dollari per unità si è rivelata azzeccata. Sicché, complimenti per la scelta. Quello su cui ci si può oggi interrogare è sulla tenuta (o sull’incremento, visto che lo stesso Saylor, e non solo, postula che Bitcoin possa ancora salire a vette inverosimili per anni) a lungo periodo di un titolo azionario (recentemente soggetto a uno split di 10×1) che è sostanzialmente un fondo con sottostante Bitcoin quotato in forma di azione in Borsa (addirittura anche su Borsa Italiana), con un NAV sostanzialmente doppio rispetto a quello che sarebbe quello calcolato in modo rigorosamente matematico.
È evidente che Microstrategy potrà continuare a prosperare se Bitcoin proseguirà nella sua corsa, che taluni sostengono possa arrivare anche a quote milionarie, anche considerando il fatto che questa azione è ormai presente in quasi tutti i portafogli di fondi comuni e ETF tematici che investono in ambito di aziende tecnologiche. La faccenda potrebbe però rivelarsi “problematica” nel caso torni un altro crypto winter (il che non è per nulla da escludere: anche fenomenologie imponenti come quella delle criptovalute non hanno mai dinamiche lineari nella loro crescita di lungo periodo), come quello di due anni fa.
Se immaginassimo che Bitcoin possa superare ampiamente quota 100.000 dollari nel corso del 2025 per poi ritracciare, per esempio, a 60.000 (più o meno il prezzo medio di carico dell’azienda, ancorché 4 volte in più del minimo del crypto winter precedente di fine 2022), la situazione finanziaria di Microstrategy potrebbe diventare pesantissima. In questo scenario, il prezzo di Borsa dovrebbe allora esprimere solo il valore del non così indiscutibilmente elevato core business tecnologico, meno i debiti assunti per comprare la montagna di Bitcoin che la balena ha in pancia. Il che potrebbe anche voler dire “sotto zero”.
Per altro verso, quotazioni di Bitcoin a esempio a 300.000 dollari vedrebbero probabilmente fare addirittura ultraperformare il prezzo di Microstrategy. In ogni caso, buona fortuna, Capitani Coraggiosi: osservarvi, magari da lontano, ci fa rivivere le emozioni della nostra gioventù!