Guardando all’entità del rialzo dei tassi atteso in occasione del meeting del Federal open market committee del 20-21 settembre, Powell ha ribadito come dipenderà dai dati macro in arrivo e dall’evolversi delle stime
Il numero uno della Federal Reserve: “Manterremo una politica restrittiva per un periodo prolungato, serve cautela contro un allentamento prematuro. Dobbiamo riportare l’inflazione ai livelli della scorsa primavera”
“Ridurre l’inflazione richiederà un periodo prolungato di crescita al di sotto del trend. Tassi più alti innescheranno difficoltà per famiglie e imprese, ma non agire comporterebbe conseguenze ancora più sgradevoli”. Con queste parole giunge al termine la grande attesa per l’intervento del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, al simposio annuale di Jackson Hole.
Il numero uno della banca centrale statunitense, in Wyoming, ha ricordato come l’obiettivo del Federal open market committee (Fomc) sia quello di riportare l’inflazione al 2%. “La stabilità dei prezzi è una responsabilità della Fed e funge da fondamento della nostra economia. Ma necessiterà di tempo. Dovremo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per riportare in equilibrio domanda e offerta”. Contenere il surriscaldamento dei prezzi, ha aggiunto, richiederà un periodo prolungato di crescita al di sotto del trend. “Tassi più alti innescheranno difficoltà per famiglie e imprese. Conseguenze sgradevoli di ciò che bisogna fare per ridurre l’inflazione. Ma non affrontarla sarebbe ancora più doloroso”.
Powell: “L’economia Usa continua a essere forte”
L’economia americana sta rallentando rispetto ai tassi di crescita elevati del 2021 contrassegnati dalle riaperture post-covid, ha spiegato poi Powell. Ma il mercato del lavoro “continua a essere forte”, ha aggiunto. Sottolineando tuttavia come gli ultimi dati relativi al mese di luglio, che indicavano un rallentamento rispetto a giugno (+8,5% a fronte del +9,1%) ma anche rispetto alle attese degli analisti (+8,7%), rappresentano una buona notizia ma bisognerà attendere dati “molto più bassi” prima di poter parlare di un rallentamento dell’inflazione.
Fed: cosa attendersi dal meeting di settembre
Guardando infine all’entità del rialzo dei tassi atteso in occasione del meeting del Fomc del 20-21 settembre (50 o 75 basis point), Powell ha ribadito che dipenderà dai dati macro in arrivo e dall’evolversi delle prospettive. “Manterremo una politica restrittiva per un periodo prolungato, serve cautela contro un allentamento prematuro. Dobbiamo riportare l’inflazione ai livelli della scorsa primavera”.
Jackson Hole: l’effetto-Powell sui mercati
“Powell ha usato toni da falco, confermando l’impegno della banca centrale statunitense a riportare il prima possibile l’inflazione verso l’obiettivo del 2%”, ha confermato a We Wealth Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Secondo il numero uno della Fed la politica monetaria rimarrà restrittiva a lungo per raffreddare l’economia statunitense e avrà quindi un impatto negativo sulla crescita delle attività economiche”.
In questo contesto, secondo l’esperto, l’impegno a mantenere la Fed aggressiva sui tassi potrebbe aver spaventato gli investitori che si aspettavano un qualche riferimento a un possibile picco raggiunto dall’inflazione. “Dopo le dichiarazioni di Powell, l’effetto principale si è visto sui mercati azionari Usa che hanno mostrato un forte aumento delle vendite scontando, a nostro avviso, un aumento dei tassi di interesse a fine anno che si aggira su un range tra il 3,50% e il 4%”, osserva. “Per quanto riguarda il prossimo meeting del Fomc di settembre, Powell non si è sbilanciato sull’entità del rialzo del costo del denaro (se 50 o 75 punti base). La scelta da parte dei banchieri centrali dipenderà dai prossimi dati macroeconomici”. Occhi puntati dunque sui dati sul mondo del lavoro in uscita il 2 settembre e sull’andamento dei prezzi al consumo di agosto in arrivo il 13 settembre.