In Italia esiste una certa disparità fra l’interesse dichiarato dai risparmiatori riguardo agli investimenti sostenibili (piuttosto elevato) e quella che è la loro effettiva presenza in portafoglio (ancora contenuta). Questo potrebbe essere un argomento ancora largamente trascurato nelle discussioni fra i consulenti finanziari e i loro clienti, visto che il 71% degli italiani seguiti da un professionista dichiara di non aver ricevuto raccomandazioni sugli investimenti sostenibili. Anzi, la maggioranza assoluta dei decisori finanziari italiani seguiti da un consulente (52%) riferisce che quest’ultimo non ha posto loro alcuna domanda sulle sue preferenze in materia di sostenibilità, anche se a partire dallo scorso agosto la normativa Mifid prevede espressamente di includere queste considerazioni nella valutazione di adeguatezza.
Sono alcune delle evidenze emerse dall’ultimo rapporto Consob sugli investimenti delle famiglie italiane, condotto la scorsa estate su un campione rappresentativo dei decisori finanziari composto da 1.436 individui e pubblicato il 26 gennaio.
Investimenti sostenibili: interessati sì, ma a quali condizioni
Secondo il sondaggio, i risparmiatori italiani potenzialmente interessati agli investimenti sostenibili sono il 41% del totale, di cui l’8% si dice “molto interessato”. A fronte di ciò, è solo l’11% a dichiarare in portafoglio almeno un investimento green (in aumento dal 7% dell’anno scorso).
Interrogati su una più dettagliata comparazione delle alternative disponibili, il 15% degli intervistati dichiara che sarebbe interessato a prodotti green anche se dovessero rendere meno degli altri: una minoranza rispetto al 19% che dice l’esatto opposto, ossia che li prenderebbe in considerazione solo se rendessero più degli altri prodotti. Un più consistente 29%, invece, si accontenterebbe di avere quanto meno un rapporto rischio/rendimento pari a quello delle alternative non green.
Rispetto agli anni precedenti la quota di investitori interessanti agli investimenti green in modo incondizionato si è ridotta: nel 2021 era il 23% (e non il 15%) a dichiarare che un minor rendimento sarebbe stato ininfluente sulla scelta. Ad aver guadagnato quota negli anni, invece, è la percentuale di investitori che accetta l’investimento sostenibile solo in previsione di un maggior rendimento (erano il 13% nel 2019, contro il 19% del 2022).
Riassumendo, l’investimento sostenibile è potenzialmente interessante per la maggioranza degli investitori italiani (solo il 9% si dice contrario all’idea), ma, nella gran parte dei casi, a condizione che vengano presentate evidenze sul fatto che i rendimenti potenziali siano pari o superiori a quelli delle alternative disponibili (se queste evidenze esistano o meno, resta un tema ancora dibattuto a livello accademico, con numerosi studi dedicati).
La variabile “private”: più apertura e interesse all’Esg
Per i consulenti che seguono investitori dai patrimoni più consistenti sarà interessante sapere che l’importanza dell’investimento sostenibile è, per loro, nettamente più elevata della media. Infatti, per gli intervistati la cui ricchezza finanziaria supera i 250mila euro, la percentuale di disinteressati alla finanza green scende al 7% (mentre è del 23% per gli investitori sotto i 50mila euro). Non solo: per i patrimoni più grandi c’è anche maggiore disponibilità a scegliere investimenti sostenibili anche se rendessero di meno (lo afferma il 24%). La leva dell’investimento sostenibile, dunque, sollecita meno gli investitori con risorse contenute e di più la clientela private.
Contrariamente a quanto emerso da altre ricerche, gli investimenti green attirano maggiore interesse non tanto in base all’età (i disinteressati fra gli over 65 sono il 17%, mentre al di sotto di tale età sono il 16%) quanto il genere (le donne sono decisamente più interessate e disposte a rinunciare a parte del rendimento) e sono positivamente correlati ai livelli di istruzione (i non laureati provano meno interesse sul tema) al grado di competenze finanziarie e, come detto, alla ricchezza finanziaria.
Quanti investimenti green vorrebbero inserire gli italiani nel loro portafoglio? L’allocazione più popolare sarebbe pari al 10% del portafoglio (ha affermato un italiano su quattro) seguita dal 20% (secondo il 17% degli intervistati). In generale, il 33% degli intervistati afferma che nei prossimi due anni dedicherà a questi investimenti una “piccola parte” della propria allocazione e un altro 20% “una parte sostanziale”.
A essere fermamente contrari a questo approccio anche per il futuro è un minoritario 13% (mentre gli indecisi sono il 30%). Chi non è attirato dagli investimenti sostenibili, nella maggioranza dei casi, lo è per carenza di conoscenze (28%): un campo su cui il consulente può eventualmente dare un contributo. Meno sentito, invece, il problema del greenwashing, citato come fattore deterrente solo dall’11% degli italiani (dietro ai “bassi ritorni”, 17%, e gli elevati costi 13%).