- Il consolidamento fiscale in atto in Italia è ben visto sia dai mercati sia dalle agenzie di rating, che stimano un disavanzo sotto il 3% già a partire dal 2026
- Pedone (Finint Private Bank): “Le prospettive sul debito pubblico globale nel medio termine si stanno complicando”
Italia, Spagna e Grecia – i paesi che insieme a Portogallo e Irlanda furono definiti “Piigs” durante la crisi del debito dell’eurozona – sono emerse quest’anno come le vincitrici della fase di incertezza del mercato obbligazionario, come celebrato in un editoriale diffuso dal Financial Times. “I loro titoli sovrani hanno registrato una crescita continua, negli ultimi mesi, con gli spread rispetto ai Bund tedeschi ai minimi da oltre un decennio”, racconta Angelo Ciavarella, professore dell’Università di Greenwich. “Diversi sono i fattori chiave di questa inversione: una crescita economica più solida del previsto, il maggior peso della condivisione del debito all’interno dell’Unione europea, la stabilizzazione della politica di bilancio nei paesi del Sud Europa e, infine, l’aumento dei rendimenti tedeschi, spinti dal piano infrastrutturale e difensivo da 1.000 miliardi di euro voluto dal cancelliere Friedrich Merz”, osserva Ciavarella. Ma durerà?
Spread Italia-Germania ai minimi
Guardiamo intanto ai numeri. Lo spread Italia-Germania sul decennale è scivolato allo 0,9%, ai minimi da 15 anni. “La Spagna ora si finanzia meno della Francia, con uno spread inferiore allo 0,6%. La Grecia è arrivata a pagare solo lo 0,7%, addirittura meno dell’Italia. Il tutto supportato dalle difficoltà incontrate da Stati Uniti e Gran Bretagna, che stanno perdendo credibilità a livello internazionale”, afferma Ciavarella, intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell, la trasmissione di We Wealth che ogni lunedì fa il punto sui mercati finanziari e gli appuntamenti macroeconomici della settimana. Al contrario, secondo alcuni gestori intercettati dal FT, durante la crisi del 2010-2012 gli spread dei paesi “periferici” erano aumentati vertiginosamente a causa dei timori relativi al debito insostenibile e alla potenziale disgregazione dell’area euro.
Il quotidiano economico-finanziario britannico evidenzia tra l’altro come il restringimento degli spread rifletta anche un rafforzamento a lungo termine delle finanze pubbliche dell’Europa meridionale: lo scorso anno la Spagna ha registrato una crescita superiore ai più grandi “cugini” dell’eurozona, la Grecia ha visto il suo rating salire a investment grade nel 2023, mentre il governo italiano guidato da Giorgia Meloni, scrive il Financial Times, si è “dimostrato più cauto e stabile dal punto di vista fiscale di quanto gli investitori avessero previsto”. Ciò che ci si domanda, ora, è se questi paesi possano in qualche modo diventare dei veri e propri “porti sicuri” in fasi di grande incertezza sui mercati come quella attuale.
Italia, Spagna, Grecia: un nuovo porto sicuro?
“Per quanto riguarda la Spagna, esistono degli elementi a supporto della performance che appaiono solidi anche nel medio termine: il Prodotto interno lordo è atteso in crescita del 2,4% nel 2025 e dell’1,8% nel 2026, a fronte di una media dell’area euro intorno all’1%”, dichiara a We Wealth Luigi Pedone, research specialist di Finint Private Bank. “Il deficit dovrebbe restare sotto controllo, vicino alla soglia del 3%, mentre il momentum sui rating è positivo, con outlook positivi da parte di Moody’s e S&P. A ciò si aggiunge una limitata esposizione dell’economia spagnola agli Stati Uniti, che contribuisce a contenere eventuali effetti di contagio esterni”, dice l’esperto.
Italia: disavanzo sotto il 3% dal 2026
In Italia, il consolidamento fiscale in atto è ben visto sia dai mercati sia dalle agenzie di rating, che stimano un disavanzo sotto il 3% già a partire dal prossimo anno, continua Pedone. “La stabilità politica dell’attuale esecutivo è un ulteriore elemento di sostegno, un elemento inedito nel panorama politico italiano, anche se nel medio periodo le debolezze strutturali dell’economia italiana, unite a un debito/Pil ancora elevato, restano fattori di attenzione e che potrebbero immediatamente riemergere nelle fasi di stress di mercato”, avverte l’esperto. Stesso discorso per la Grecia: i mercati stanno premiando in maniera particolarmente ottimistica il percorso di riforme, l’aumento degli investimenti e la stabilizzazione del sistema bancario. Tuttavia, secondo Pedone, la traiettoria di riduzione del debito – sui livelli ancora elevati, sopra il 150% del Pil – dipenderà dal mantenimento di una politica fiscale prudente.
“Condividiamo quanto evidenziato dall’Ocse nel Global debt report. Le prospettive sul debito pubblico globale nel medio termine si stanno complicando: aumenta l’offerta da parte dei governi di tutto il mondo, ma gli acquirenti sono diminuiti, a causa dello stop agli acquisti da parte delle banche centrali”, afferma Pedone. “In generale, il rapporto debito/Pil, in particolare per l’Italia, rappresenta un rischio strutturale e reale, anche se in miglioramento rispetto al 2023”, interviene infine Ciavarella. “La domanda vera è: in caso di recessione, riusciranno i Piigs a reggere l’urto dei mercati?”.
Domande frequenti su Italia, Spagna, Grecia regine dei bond. Quale mercato è a rischio?
Italia, Spagna e Grecia sono considerate 'regine dei bond' perché sono emerse come vincitrici in una fase di incertezza, dopo essere state identificate come 'Piigs' durante la crisi del debito dell'eurozona.
Le agenzie di rating stimano che il disavanzo italiano scenderà sotto il 3% a partire dal 2026, grazie al consolidamento fiscale in atto.
Il consolidamento fiscale in atto in Italia è ben visto sia dai mercati sia dalle agenzie di rating, che ne riconoscono i progressi.
Lo spread Italia-Germania è attualmente ai minimi, indicando una maggiore fiducia degli investitori nei titoli di stato italiani.
Pedone di Finint Private Bank ha espresso preoccupazione per le prospettive sul debito pubblico globale nel medio termine, suggerendo un aumento delle complicazioni.