- Entro la fine della loro vita lavorativa, si prevede che le donne accumuleranno in media solo il 74% della ricchezza degli uomini
- Wheeler: “Le conversazioni devono essere più relazionali che transazionali, per comprendere gli obiettivi finanziari di una donna lungo il corso della sua vita”
Le donne non sono mai state così ricche. Attualmente, si stima che l’universo femminile abbia un potere d’acquisto a livello globale di circa 32mila miliardi di dollari, secondo alcuni dati raccolti in una nuova analisi di Ubs global wealth management. Entro cinque anni, da loro dipenderà il 75% della spesa discrezionale. Senza dimenticare che l’aspettativa di vita più elevata le espone a un potenziale incremento del loro patrimonio, se si pensa che solo negli Stati Uniti si calcola che nei prossimi 25 anni saranno trasferiti 9mila miliardi di dollari tra coniugi. Eppure, il gender gap non accenna a essere scalfito: entro la fine della loro vita lavorativa, si prevede che le donne accumuleranno in media solo il 74% della ricchezza degli uomini. Un divario che si riflette anche nell’ambito degli investimenti.
La ricerca a firma di Antonia Sariyska e Amantia Muhedini, cio sustainable and impact investing strategist di Ubs gwm, evidenzia infatti come il ruolo decisionale delle donne in ambito finanziario rimanga relativamente limitato. Generalmente rivestono il ruolo di “chief financial officer” all’interno del contesto familiare, occupandosi di fatto della gestione del budget. I partner, al contrario, tendono a essere “chief investment officer” in famiglia, prendendo l’iniziativa quando si tratta di pianificare i risparmi previdenziali o investire a lungo termine, per esempio. E le millennial (nate tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta) non fanno eccezione, con il 51% che dichiara di essere propensa a demandare le decisioni di investimento al proprio coniuge dopo il matrimonio.
Le implicazioni finanziarie di determinati eventi della vita
Ma qualcosa potrebbe cambiare, proprio partendo dalle nuove generazioni. Stando a un’analisi di Boston Consulting Group, le donne mostrano infatti una maggiore tendenza a preoccuparsi delle implicazioni finanziarie di determinati eventi della vita, come la perdita del partner o di un parente, pagare spese sanitarie elevate, sostenere il costo dell’assistenza agli anziani o pianificare la pensione (+8 punti percentuali rispetto agli uomini per ognuna di queste voci).

Ricerche di Ubs mostrano come la variabile di genere incida tra l’altro sull’approccio delle investitrici. Le donne dedicano più tempo alla ricerca, sono più propense a seguire un piano e meno propense a cercare di prevedere l’andamento del mercato o a modificare il loro profilo di rischio in caso di volatilità, per esempio. Inoltre, sono più sicure nelle loro scelte, quando i loro investimenti hanno un impatto positivo sulla società. E si focalizzano di più sulla gestione del rischio, piuttosto che sul trading e sulla performance del portafoglio.
Una pianificazione finanziaria basata su obiettivi
Tutti aspetti di cui i consulenti finanziari e le consulenti finanziarie devono tenere conto, quando si interfacciano con una cliente. “Ci sono tre fattori chiave che osserviamo a livello globale: le donne desiderano particolarmente consigli affidabili e olistici (più degli uomini) e tendono a pianificare in base alla fase di vita in cui si trovano”, racconta a We Wealth Emma Wheeler, head of women’s wealth di Ubs global wealth management. “Di conseguenza, una strategia di pianificazione finanziaria basata sugli obiettivi è fondamentale. Tra l’altro, tendono a investire secondo i loro valori, rendendo cruciale l’opportunità di investimento sostenibile”, aggiunge l’esperta.
Ma ci sono anche altri aspetti da considerare. “Una volta che iniziano a investire, sono molto diligenti e prendono decisioni basate sui fatti. Inoltre, fanno meno trading, reagiscono meno ai ribassi del mercato e si potrebbe dire che siano meno emotive rispetto agli uomini”, conferma Wheeler. “Per rispondere al meglio alle esigenze finanziarie delle donne, dobbiamo garantire che i consulenti siano in grado di afferrare appieno queste esigenze. Le conversazioni devono essere più relazionali che transazionali. In Ubs dal 2018 formiamo i nostri consulenti sulla base di un approccio sviluppato insieme a scienziati comportamentali. Un approccio di cui vediamo molti riscontri positivi: i portafogli delle clienti sono infatti in continua crescita e rappresentano oggi il 45% del totale”, racconta l’esperta.
Una longevità che si dilata
Allora, per aiutare le donne a costruire un portafoglio che si adatti a loro, anche alla luce di una longevità che si dilata, secondo Wheeler i consulenti finanziari dovrebbero innanzitutto incoraggiarle a riflettere sui loro obiettivi, sviluppando poi una strategia di pianificazione finanziaria adeguata. “Inoltre, bisogna essere consapevoli che circa otto donne su 10, a un certo punto, si troveranno a dover gestire in maniera autonoma il proprio patrimonio finanziario, quindi è fondamentale iniziare a occuparsene il prima possibile”, avverte Wheeler, ricordando tra l’altro come in alcuni paesi circa il 50% dei matrimoni termini con un divorzio e le donne vivano in media cinque anni in più degli uomini. “È importante essere consapevoli del diverso percorso di vita delle clienti e del fatto di dover pianificare per mitigare queste differenze. Solo così i consulenti potranno fornire loro il miglior supporto possibile”, conclude Wheeler.
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Articolo tratto dal n° di aprile di We Wealth.
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