I tassi della Bce sono scesi un po’ meno rapidamente del previsto, l’economia europea ha tenuto un po’ meglio e le entrate commissionali stanno mitigando l’impatto del calo dei margini di interesse: questo cocktail favorevole ha fatto crescere l’indice delle banche europee, lo Stoxx Banks, del 30,7% da inizio anno al 28 marzo. È il miglior trimestre dai tempi della crisi del 2008 per il settore. E, alla data attuale, è una performance che è riuscita complessivamente anche a superare la grande rivelazione geo-economica del momento: l’impennata del settore difesa, il cui indice Stoxx Defence ha fatto “solo” il 28,6%. Resta comunque una lotta fra settori in grande spolvero, se si considera che lo Stoxx 600, nel suo complesso, ha reso il 6,2% da inizio anno.
Mentre le prospettive per il giro d’affari del comparto difesa sembrano rafforzate in modo strutturale da un nuovo corso politico, tuttavia, per le banche le prospettive future appaiono più incerte. Nonostante le performance impressionanti del settore, gli analisti di Bank of America (BofA) stanno cambiando opinione riguardo alle azioni bancarie. In una nota del 28 marzo, BofA ha inserito le banche europee nei suoi “sottopesi” di portafoglio, a indicare la raccomandazione di vendere per chi in passato aveva scommesso su questo settore. Questo underweight si estende un po’ su tutti i settori ciclici, quelli che performano particolarmente bene quando l’economia cresce. Per l’Europa, Bank of America vede lo scenario opposto: un possibile rallentamento. E l’introduzione di nuovi dazi sulle esportazioni chiave dell’Eurozona negli Stati Uniti (farmaci e auto) potrebbe rendere quest’ipotesi più concreta nell’immediato.
“Tra i settori ciclici, vediamo il maggiore ribasso per le banche e le industrie”, hanno affermato gli analisti, sottolineando che la debolezza della crescita economica e l’aumento dei premi per il rischio finanziario potrebbero portare a un rallentamento della domanda di prestiti e a una maggiore difficoltà nella gestione del rischio di credito, limitando ulteriormente la capacità delle banche di generare profitti.
Nell’analisi (riportata in basso) BofA prevede che le banche europee andranno a sottoperformare in Borsa fra il 22 e il 29% nei prossimi mesi, a paragone della media delle azioni europee.

Il report afferma che “se il rallentamento della crescita globale porta ad un allargamento dei premi per il rischio finanziario, come ci aspettiamo, ciò implicherebbe una sotto-performance di circa il 10% per i settori ciclici rispetto ai difensivi”. Un divario che per le banche potrebbe essere ancora più ampio per BofA, alla luce del giudizio più severo all’interno della macrocategoria dei ciclici.
Si tratta, al momento di una previsione che va in controtendenza rispetto all’orientamento mostrato dai gestori europei: nell’ultimo sondaggio condotto dalla stessa BofA a marzo, ancora attrattività sulle banche per il 50% degli intervistati.
L’introduzione dei dazi Usa su auto, componenti e farmaci a partire da inizio aprile aumenta anche le probabilità che la Bce prenderà con più coraggio la via dei tagli dei tassi, nonostante i dubbi delle ultime settimane. “Un scenario sfavorevole legato ai dazi potrebbe costringere la Bce a ridurre i tassi già nell’incontro di aprile. I deludenti dati Pmi europei pubblicati questa settimana supporterebbero ulteriormente questa decisione”, ha commentato in una nota Diego Barnuevo, Market Analyst di Ebury. Una possibilità di un abbassamento più rapido dei tassi, in risposta ai dazi e alle difficoltà economiche globali, rappresenta una delle sfide più gravi per il settore bancario, dato che il settore guadagna tradizionalmente dalla differenza tra i tassi su prestiti e depositi. Chiaramente, il settore sta preparando il paracadute con operazioni di fusione volte a rafforzare le entrate derivanti dalla vendita di servizi, come il wealth management, per compensare il calo dei margini.
Più in generale, le prospettive per l’azionario europeo sono fredde per gli analisti di BofA, nonostante il ritorno di fiamma (rotazione) dagli Usa verso l’Europa vista nel corso del primo trimestre. Tanto che le azioni europee che piacciono di più sono quelle “difensive” nel senso non militare, bensì in grado di fare bene quando l’economia rallenta (utility, farmaceutico, beni di consumo).