Venture capital e private equity in manovra sulla finanza digitale

Valentina Magri
24.3.2022
Tempo di lettura: 5'
Il fintech è un settore che piace a venture capital e private equity, tanto che gli investimenti globali sono raddoppiati nella prima metà del 2021 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Non solo: le exit fintech dell'anno sono state due volte più ricche che nel 2020. Tutti segnali di un impatto trasformativo imponente

I rendimenti per i fondi di venture capital seguono il principio di Pareto: l'80% dei ritorni viene dal 20% degli investimenti effettuati, presentando ritorni fino a 300-400 volte l’investimento iniziale

Secondo KPMG, nei primi 6 mesi del 2021 gli investimenti globali nel fintech da parte dei venture capital hanno raggiunto il valore di 52,3 miliardi di dollari. In Europa sono stati investiti complessivamente 15 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2021, contro i 9 dell’anno precedente

È fondamentale che scouting e screening delle opportunità di investimento siano affidati a un operatore che conosca in profondità le dinamiche di mercato in atto e sia in grado di valutare sul nascere le iniziative imprenditoriali più valide

Il fintech è un settore di grande interesse per i fondi di private equity e soprattutto di venture capital. Secondo uno studio di Kpmg, nei primi 6 mesi del 2021 gli investimenti globali nel fintech da parte dei venture capital hanno raggiunto il valore di 52,3 miliardi di dollari, più che raddoppiando i 22,5 miliardi di dollari registrati nel secondo semestre del 2020. In Europa sono stati investiti complessivamente 15 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2021, contro i 9 dell'anno precedente. E sono 163 startup fintech a livello mondiale diventate unicorni, ossia che hanno raggiunto la valutazione di un miliardo di dollari. Nessuna italiana tra loro, ma è da segnalare la app di pagamenti via mobile Satispay, che ha toccato una valutazione di 250 milioni di euro. Inoltre, nella prima metà del 2021, secondo i dati raccolti da PitchBook, le exit fintech sono stata due volte più ricche del 2020 a livello globale e solo in Europa il valore ha raggiunto quota 22,6 miliardi di euro, con un ruolo di primo piano giocato dalla Gran Bretagna.
“Si tratta di un risultato eccellente in assoluto e ancora di più se confrontato con i dati 2020, dove le operazioni di M&A sono state scarse e si sono attestate a circa 2 miliardi di dollari”, commenta Antonella Beltrame, cofondatrice di Indaco Venture Partners sgr. “Tra tutti i settori in cui la digitalizzazione può avere un impatto radicale e creare valore a lungo termine, il fintech è sicuramente uno dei più interessanti, perché è ormai chiaro a tutti gli operatori che l'innovazione tecnologica è imprescindibile per gestire in modo più efficace ed efficiente le attività del settore bancario e finanziario”, chiosa Paolo Gesess, cofondatore e managing partner del venture capital United Ventures. Inoltre, a suo avviso oggi assistiamo a valutazioni che anticipano per i prossimi anni una crescita inarrestabile delle soluzioni volte a trasformare i servizi finanziari attraverso la tecnologia.
“Diversi attori, incumbent e non, sono all'opera per colmare il gap in termini di modelli di business e tecnologia tra settori finora considerati a sé stanti. Questo consentirà di far emergere iniziative che crediamo possano avere ampie possibilità di crescere velocemente a livello internazionale”, dice Beltrame, secondo cui l'area dei pagamenti digitali rimarrà il motore degli investimenti fintech in grado di attirare livelli crescenti di capitali, come anche le soluzioni di sicurezza informatica dato l'aumento delle transazioni digitali e il conseguente aumento di attacchi informatici.

Per quanto riguarda gli investimenti nel settore, i fondi di private capital (private equity e venture capital) offrono la flessibilità di investire nelle diverse fasi del ciclo di vita tecnologico di un'azienda. Tra le ultime operazioni condotte da private equity, si segnalano l'acquisizione da parte di Ocs, società tecnologica controllata dal private equity italiano Charme Capital Partners, della fintech Redo; l'opa lanciata dal private equity internazionale Gilde su Tas, gruppo fintech milanese, specializzato in soluzioni software per la monetica, i pagamenti elettronici e i mercati finanziari, quotato a Piazza Affari. Visto il grado di maturità del fintech in Italia, nel nostro paese prevalgono gli investimenti in venture capital nel settore. “Sicuramente l'ecosistema fintech europeo è in fermento e nei prossimi mesi assisteremo a diverse operazioni di exit (in Uk, Francia, ma non solo) che da un lato fungeranno da catalizzatore per l'intero settore, e dall'altro genereranno ritorni importanti per gli investitori dei fondi coinvolti”, prevede il managing partner di United Ventures.

I rendimenti per i fondi di venture capita seguono il principio di Pareto: l'80% dei ritorni viene dal 20% degli investimenti effettuati, presentando ritorni fino a 300-400 volte l'investimento iniziale, stima Gesess. Con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo: ci aggiriamo attorno ai 3-5 anni, precisa Beltrame. In ogni caso, i rendimenti interessanti non devono far abbassare la guardia. “Trattandosi di un'attività di investimento con un alto rapporto rischio/rendimento, è fondamentale che scouting e screening delle opportunità di investimento siano affidati a un operatore che conosca in profondità le dinamiche di mercato in atto e sia in grado di valutare sul nascere le iniziative imprenditoriali più valide”, suggerisce Gesess. Fermo restando che l'investimento in venture capital deve riguardare una piccola parte del patrimonio del risparmiatore e rientrare all'interno di una strategia di costruzione di un portafoglio diversificato. Operativamente, è possibile investire nel fintech sia indirettamente, attraverso la sottoscrizione di fondi di venture capital, sia direttamente, grazie all'angel investing. Anche se, attraverso la proattività di un operatore qualificato di venture capital, l'investitore ha accesso a operazioni a cui non potrebbe arrivare altrimenti, conclude Gesess.

 

(Articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio 2022)

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