Nell’ultimo decennio la ricchezza finanziaria globale ha registrato un tasso annuo di crescita del 6,2% raggiungendo nuovi valori record
Bcg stima una crescita ulteriore compresa tra l’1,4% e il 4,6% fino al 2024
L’Italia nonostante l’impasse economica-politica rimane il nono paese al mondo per ricchezza con 5,3 miliardi di dollari.
I tre diversi scenari e il catching-up
Gli scenari post-Covid ipotizzati sono tre: “Un rapido ritorno ai livelli pre-crisi”, “una lenta ripresa”, “una perdita strutturale dell’economia”. Anche in quest’ultimo caso, più nefasto, la ricchezza non subirebbe tuttavia un’inversione di rotta. Il CAGR (tasso annuo di crescita composto) della ricchezza finanziaria, ovvero dell’ammontare delle attività finanziarie nette in capo ad un soggetto economico, previsto con orizzonte 2024 infatti sarebbe del 1,4%, contro il 4,5% dello scenario migliore e il 3,2% dello scenario più conservativo. La crescita della ricchezza mondiale dunque continuerà almeno per i prossimi quattro anni, anche se a una velocità inferiore rispetto al 6,2% registrato nell’ultimo decennio.
Per quanto riguarda le diverse fasce di ricchezza, tutti i diversi segmenti cresceranno ancora. Gli affluent, persone con un patrimonio stimato compreso tra i 250 mila e il milione, aumenteranno tra il 2020 e il 2024 ad un tasso compreso tra il 1,7% e il 4,6% annuo a seconda dello scenario che si verificherà. Nello stesso periodo gli HNW, persone con più di un milione, cresceranno ad un ritmo compreso tra lo 0,2% e il 4,7%, mentre gli UHNW, persone con un patrimonio maggiore ai 100 milioni, tra l’1,4% e il 5,8%.
Il Covid-19 non sarà poi in grado di interrompere un secondo trend in atto da diversi decenni: il cathcing-up, termine che indica l’avvicinamento economico delle economie emergenti rispetto ai paesi occidentali. Guardando la proiezione per i prossimi quattro anni e ipotizzando una ripresa graduale in tutto il mondo, in Asia la ricchezza finanziaria crescerà annualmente del 6,4%, in America Latina del 5,7%, in Oceania del 5,6% e in Africa del 5,2% fino al 2024. Nord America e Europa occidentale conosceranno rispettivamente una crescita annua solo del 2,0% e del 2,6%.
Come cambia il wealth management
Se a livello delle dinamiche di crescita della ricchezza finanziaria non si assisterà dunque a uno sconvolgimento, l’avvenire potrebbe riservare cambiamenti nel modo di gestire questa ricchezza. Secondo Bcg le variabili da tenere in considerazione sono molteplici. L’avvento delle generazioni x (nati tra il 1965 e il 1980), y (tra il 1980 e il 1995), z (tra il 1995 e il 2010) sullo scenario del wealth management, i megatrend e il futuro digitale sono certamente fattori che influenzeranno l’industria del risparmio gestito nei prossimi anni. Di fronte a una platea sempre più vasta, informata e con uno spettro di esigenze ampio l’accento è posto su una maggiore ricerca di personalizzazione. La sfida è proprio quella trovare strategie tailor-made, su misura, che non compromettano la redditività. In tal senso cruciale sarà l’utilizzo del machine-learning e dei big data. La componente tecnologica, ad ogni modo, non farà venir meno l’interazione umana che rimarrà imprescindibile, soprattutto nei confronti delle fasce più alte.
Il risparmio in Italia
Per quanto riguarda infine la penisola, nonostante negli ultimi dieci anni si sia assistito a tassi di crescita del PIL molto modesti, l’Italia rimane il nono paese al mondo per ricchezza con 5,3 miliardi di dollari a livello aggregato. L’analisi Bcg stima 400 milia milionari (1% della popolazione) e 1700 UHNW. Se la ricchezza finanziaria e dunque il risparmio rimane un asset strategico per l’Italia, l’aspetto critico è la modalità con cui questo risparmio viene utilizzato. Il clima di forte incertezza difatti ha comportato una maggiore avversione al mondo degli investimenti. Il risultato sono conti correnti sovraccarichi di liquidità, che resta infruttifera e perde potere d’acquisto. Secondo Deposit Solutions, piattaforma leader nell’Open Banking per i depositi, il valore dei conti correnti ha raggiunto in aprile il massimo storico, in aumento del 37,5% dal 2015. L’azienda fintech stima che di questi 795 miliardi depositati sui conti correnti italiani si sia verificata, tenendo conto dell’inflazione, una perdita in termini di potere d’acquisto pari a 123 miliardi di euro negli ultimi cinque anni.